Nordio contro la Cassazione sul decreto sicurezza. L’Anm: “Serve rispetto nel confronto fra istituzioni dello Stato”

  • Postato il 29 giugno 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati, sezione Cassazione, interviene a difesa dell’Ufficio del Massimario dopo le polemiche politiche seguite alla diffusione del giudizio critico sul decreto Sicurezza. La Giunta ricorda che analizzare le novità legislative e segnalarne anche le eventuali “criticità dal punto di vista della tenuta costituzionale” rientra nelle funzioni proprie dell’Ufficio, come previsto dall’articolo 68 dell’ordinamento giudiziario. E sottolinea “l’importanza del rispetto nel democratico confronto fra le Istituzioni dello Stato”. Un messaggio diretto, che suona come una replica al ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha fatto sapere di essere “incredulo” per le valutazioni critiche espresse nella relazione tecnica redatta dal Massimario e di aver chiesto al suo Ufficio di Gabinetto di acquisirne copia e verificare le modalità di divulgazione.

La relazione – 129 pagine – contiene osservazioni puntuali su diversi aspetti del provvedimento approvato dal governo e convertito in legge il 9 giugno. In particolare, i magistrati del Massimario contestano il ricorso alla decretazione d’urgenza, definendolo non giustificato, dal momento che il testo ricalca quasi integralmente un disegno di legge già approvato alla Camera a settembre 2024. Nessun “caso straordinario di necessità e urgenza” si sarebbe verificato nel frattempo come da “unanime giudizio dei giuristi finora espressisi”. La scelta di aggirare l’iter parlamentare ordinario avrebbe prodotto, per l’Ufficio, “una compressione dei tempi di discussione e della possibilità di apportare modifiche”, con effetti particolarmente gravi in materie riservate alla legge, come i diritti di libertà e le norme penali.

Il Massimario evidenzia poi l’eccessiva eterogeneità del decreto e la possibile sproporzione di alcune sanzioni penali, che trattandosi di misure limitative della libertà personale potrebbero risultare incostituzionali per “manifesta irragionevolezza” o per violazione del principio di proporzionalità.

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Il Fatto Quotidiano

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