Nord Europa, crocevia strategico: il Belgio si arma contro la Russia

  • Postato il 23 luglio 2025
  • Di Panorama
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Il nord dell’Europa torna a essere il maggiore crocevia del mercato degli armamenti. Le coste di Polonia, Olanda e Belgio sono un importante punto di approdo del traffico marittimo e quindi considerate le più attaccabili dalla Russia. Ma il Belgio, fino a oggi, è stato uno dei Paesi della Nato con la minore spesa militare in percentuale al Pil anche se la sua posizione geografica e il fatto che ospiti centri di comando europei come le sedi della Nato e della Ue, lo pongono comunque nell’area più sensibile a un possibile attacco. Secondo il “Rapporto strategico” illustrato dall’attuale governo belga, la fine della guerra in Ucraina potrebbe spingere la Russia a mettere alla prova la solidarietà della Nato minacciando un paese baltico finanche effettuando un attacco missilistico mirato contro un membro dell’Alleanza, proprio come il Belgio. Così il Paese acquisterà altri F-35 e una terza fregata, investendo miliardi di euro nella difesa aerea. Lo ha deciso il governo guidato dal primo ministro Bart De Wever venerdì 19 luglio ammettendo che le forze armate belghe necessitano di una “trasformazione radicale” per creare una forza in grado di “dissuadere i nemici e di condurre operazioni belliche ad alta intensità invece che essere organizzate principalmente per le missioni all’estero”. Lo ha scritto il ministro della Difesa Theo Francken nella prefazione al rapporto di oltre cento pagine intitolato “Visione Strategica 2025”, prevedendo anche un aumento di circa un terzo del personale militare entro il 2034. “Un Paese come il Belgio può rimanere libero e sovrano solo alleandosi con partner leali e potenti”, ha affermato Francken “e possiamo contare sulla loro lealtà solo se siamo disposti a mostrare solidarietà nella loro difesa”. Il nuovo governo belga, insediatosi all’inizio di quest’anno, ha concordato di aumentare la spesa per la difesa al 2% del Pil investendo 12,8 miliardi di euro nel 2025. “Attraverso impegni concreti vogliamo ripristinare la credibilità diplomatica del Paese”, ha affermato Francken “è in questo contesto che la nuova visione strategica è stata approvata dal governo”. Gli acquisti di armi includono ulteriori 11 caccia F-35 per un budget di 1,67 miliardi di euro, con ordini previsti per il prossimo anno, velivoli che si sommano agli altri 34 di questi jet, di cui otto consegnati finora, prevedendo che l’intera flotta divenga operativa all’inizio del 2031. Il Belgio attualmente non dispone di alcun sistema di difesa missilistica terrestre e acquisterà dieci unità Kongsberg Nasams per 2 miliardi di euro, con ordini previsti per il 2026. L’obiettivo sarà difendere l’intero territorio, concentrandosi sulle infrastrutture più sensibili come il secondo porto mercantile più trafficato d’Europa, quello di Anversa, e il quartier generale della Nato di Bruxelles. Il governo vuole anche acquistare tre sistemi di difesa aerea a lungo raggio con un budget di 2 miliardi di euro e un primo impegno previsto per il 2029. Per i sistemi a lungo raggio, la piena interoperabilità con le capacità di difesa aerea dei Paesi Bassi “deve essere assolutamente garantita” e questo suggerisce che anche il Belgio potrebbe adottare il sistema Patriot statunitense. Ci saranno poi gli investimenti per 13,9 miliardi di euro per la capacità motorizzata terrestre, dei quali 6 miliardi saranno destinati ai mezzi di combattimento. Questo perché il Belgio si impegna a fornire alla Nato una brigata motorizzata media, una brigata motorizzata leggera e un battaglione congiunto di ricognizione da combattimento medio motorizzato insieme al Lussemburgo. In tutto circa 7.800 soldati con 2.700 veicoli di vario tipo.

Carri Abrams da Canberra, elettronica da Taiwan

La guerra tra Russia e Ucraina sta anche continuando a fornire motivi per sperimentare e scambiare armi sperimentandone l’efficacia. Per esempio, sono arrivati nel territorio di Kiev i primi carri armati Abrams M1A1 “Aim” di seconda mano donati dal governo australiano. Sono accompagnati da equipaggi australiani, ed erano stati scaricati da una nave in Polonia alcuni mesi fa per essere sottoposti a manutenzioni e adattamenti in vista della consegna in Ucraina. Il 19 luglio il Dipartimento della Difesa australiano aveva dichiarato: “L’Ucraina ha ormai preso possesso della maggior parte di questi carri armati, e la consegna della tranche finale avverrà nei prossimi mesi”. Il totale della fornitura prevede di consegnare a Kiev 49 unità Abrams, come ha confermato Vasyl Myroshnychenko, ambasciatore ucraino in Australia, che sul social X ha commentato: “Questo potente gesto di solidarietà è più di un semplice supporto militare: è un’ancora di salvezza, un messaggio che non siamo soli nel nostro momento più buio”. Dal punto di vista economico la donazione vale circa 140 milioni di euro e rientra nell’assistenza da 1,5 miliardi di dollari australiani promessa a Kiev da Canberra dal febbraio 2022. La fornitura ha senso ed è possibile poiché l’esercito australiano ha iniziato a ricevere i primi dei 75 nuovi carri armati della versione M1A2 Sep v3 Abrams ordinati nel 2022. Questi sono anche in fase di addestramento intensivo nell’ambito dell’esercitazione Talisman Sabre, in corso in Australia dal 13 luglio, attività volta a dimostrare l’interoperabilità tra Australia e Usa. Infine, sempre dai porti belgi passano i materiali elettronici che Kiev deve importare per sostenere una produzione di droni salita del 950% in soli tre anni. Lo ha fatto in modo diffuso, con accordi fatti con la Turchia (con l’azienda Bayktar, la stessa che ha acquisito la Piaggio), ma anche in laboratori di assemblaggio disseminati all’interno di abitazioni civili (rendendole quindi bersagli), e anche facendo costruire parti all’estero, arrivando a dichiarare di aver prodotto 2,2 milioni di droni nel 2024. Questo con un approccio totale nei confronti delle tecnologie disponibili, ovvero modificando piccoli droni commerciali – peraltro, fatti in Cina – come affinando le prestazioni dei più grandi velivoli a pilotaggio remoto per gli scenari operativi propri del territorio da conquistare. Aziende come 3DTech riescono oggi a proporre droni che costano poco più di 200 dollari, utilizzati dalla fanteria per attaccare carri e trincee russe. La guerra ha spinto anche l’industria elettronica di Kiev a compiere un salto in avanti: all’inizio del conflitto erano attive soltanto una decina di aziende produttrici di dispositivi per la guerra elettronica, mentre oggi la pubblicazione Jane’s Abc ne riporta 148. E buona parte dei componenti arrivano via nave approdando in Turchia o in Belgio, con provenienza da un altro “fronte caldo”, quello di Taiwan.

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Panorama

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