Nord Africa: il ruolo dell’Iran e del Fronte Polisario contro il Marocco

  • Postato il 19 aprile 2025
  • Di Panorama
  • 1 Visualizzazioni

All’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, l’Iran lanciò una minaccia: se Israele non avesse fermato le operazioni a Gaza, Teheran avrebbe interrotto il passaggio attraverso lo Stretto di Gibilterra, il tratto marittimo che separa l’Africa dall’Europa e unisce il Mediterraneo con l’Oceano Atlantico. All’epoca, la minaccia sembrò poco credibile dato che non aveva una presenza militare nelle vicinanze capace di attuarla. Tuttavia, col tempo, il senso di quell’avvertimento appare più comprensibile. Un’inchiesta del Washington Post su Hezbollah porta alla luce un elemento chiave: l’Iran ha formato combattenti del Fronte Polisario, un movimento attivo in Algeria che reclama l’autonomia del Sahara Occidentale. Alcune centinaia di questi miliziani sarebbero ora detenuti dalle nuove autorità siriane. L’Iran fa frequentemente affidamento su Hezbollah per l’addestramento delle sue milizie alleate. La presenza di membri del Polisario in Siria, impegnati a combattere per il regime di Bashar al-Assad, sostenuto da Teheran, evidenzia il grado di coinvolgimento iraniano. Nel 2020, gli Stati Uniti hanno ufficialmente riconosciuto il Sahara Occidentale come parte del territorio marocchino, rigettando la richiesta di autonomia del Polisario.

L’Iran legato al Polisario tramite Hezbollah

Sebbene questa connessione sia allarmante, non è una novità. La relazione tra Hezbollah e il Fronte Polisario ha preso avvio nel 2016, quando il gruppo libanese ha istituito un comitato in Libano. In seguito, una delegazione militare di Hezbollah ha compiuto una visita a Tindouf, in Algeria. Tuttavia, l’evento cruciale si è verificato il 12 marzo 2017, con l’arresto all’aeroporto di Casablanca di Kassim Tajideen — un importante finanziatore di Hezbollah in Africa, già sanzionato dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti — mentre era in viaggio dalla Guinea a Beirut. In risposta, Hezbollah ha minacciato ritorsioni e ha avviato l’invio di armi verso Tindouf, iniziando al contempo ad addestrare i combattenti del Polisario nelle tecniche di guerriglia urbana. Nel 2018, il Marocco ha accusato l’Iran di sostenere finanziariamente e logisticamente il Fronte Polisario attraverso Hezbollah, considerato il braccio libanese di Teheran nella regione. «Questo mese Hezbollah ha inviato missili (terra-aria) SAM9, SAM11 e Strela al Polisario con la connivenza dell’ambasciata iraniana ad Algeri»,  ha dichiarato il Ministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita. Rabat ha interrotto i rapporti diplomatici con Teheran a seguito di questo incidente.

Nel 2022, un esponente del Fronte Polisario dichiarò che l’Iran aveva fornito al movimento dei droni kamikaze. Qualche settimana più tardi, il rappresentante del Marocco presso le Nazioni Unite mostrò delle immagini che, secondo Rabat, dimostravano il coinvolgimento di Iran e Hezbollah nella fornitura al Polisario di «armi avanzate, compresi droni di fabbricazione iraniana». A gennaio, inoltre, sui social media iniziarono a circolare video che simulavano un attacco con droni del Polisario contro il territorio marocchino. La disputa sul Sahara Occidentale resta uno dei principali nodi irrisolti nelle relazioni tra Marocco e Algeria, due Paesi divisi da una rivalità storica che affonda le radici in vecchi contenziosi di confine. Il punto di svolta risale al 1975, quando il Fronte Polisario trasferì il proprio quartier generale a Tindouf, nel sud dell’Algeria. Da allora, Algeri ha garantito al gruppo sostegno militare e logistico, permettendogli di operare dal proprio territorio. Le tensioni si sono aggravate nel 2020, quando Rabat ha normalizzato le relazioni diplomatiche con Israele nell’ambito degli Accordi di Abramo. In cambio, gli Stati Uniti hanno riconosciuto la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale. Una mossa che ha inasprito ulteriormente i rapporti con l’Algeria, da sempre sostenitrice della causa saharawi, e che ha portato alla rottura ufficiale delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi nell’agosto 2021. Come scrive il think tank Atlantic Council, alcuni dei colpi più pesanti inferti alla diplomazia algerina sul dossier del Sahara Occidentale sono arrivati da fuori del continente africano. Tra questi spicca la linea costantemente favorevole al Marocco adottata dalle Nazioni Unite sin dal 2007, visibile in tutte le risoluzioni sul tema. Ma a pesare maggiormente sono state due svolte diplomatiche ben più dirette: la decisione degli Stati Uniti, nel 2020, di riconoscere la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, e la dichiarazione della Spagna, nel 2022, di pieno sostegno al piano di autonomia proposto da Rabat. Se da un lato il progressivo orientamento delle Nazioni Unite è avvenuto in modo graduale e senza un verdetto conclusivo – anche per via della persistente presenza di voci filo-Polisario – le prese di posizione di Washington e Madrid hanno rappresentato autentici shock per Algeri, ridimensionandone il margine d’azione a livello internazionale.

I finanziamenti algerini al Fronte Polisario

L’Algeria continua a sostenere attivamente il Fronte Polisario, fornendogli armi, assistenza finanziaria, documenti d’identità e accogliendone la leadership nei campi profughi di Tindouf, situati a ridosso del confine con il Marocco. Il movimento separatista opera con il costante appoggio del governo algerino, che lo utilizza come leva strategica nelle sue tensioni con Rabat. Nel novembre 2024, il Polisario ha lanciato razzi contro una manifestazione organizzata per commemorare la “Marcia Verde” del 1975, l’iniziativa con cui 350.000 cittadini marocchini attraversarono il Sahara Occidentale per rivendicare il territorio all’epoca sotto controllo spagnolo. I proiettili sono caduti nei pressi del confine con l’Algeria, e secondo quanto riportato dai media marocchini, l’attacco sarebbe partito proprio dal territorio algerino. I legami tra il Fronte Polisario e gruppi estremisti appaiono consolidati. Adnan Abu al-Walid al-Sahrawi, ex emiro dello Stato Islamico nel Sahel e figura chiave del jihadismo nella regione, in passato ha ricoperto un ruolo di rilievo all’interno del Polisario. È stato ucciso nel 2021 da un’operazione delle forze francesi in Mali. La sua traiettoria personale evidenzia come l’area di Tindouf, in Algeria, si sia progressivamente trasformata in un punto nevralgico per reti jihadiste attive nel Maghreb. Secondo fonti di intelligence occidentali, la zona è diventata un hub di reclutamento transfrontaliero per gruppi come al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) e lo Stato Islamico. Come si legge in un report della Foundation for Defense of Democracies (FDD) durante l’amministrazione Trump, Washington è stata sollecitata ad aprire rapidamente il promesso consolato statunitense a Dakhla, nel Sahara Occidentale, come segnale concreto di sostegno alla sovranità marocchina sulla regione. Parallelamente, è stata avanzata l’ipotesi di inserire il Fronte Polisario nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere, alla luce del suo coinvolgimento in attività ostili nei confronti di civili e forze di sicurezza marocchine. Evidente che tutto questo rappresenta una minaccia diretta non solo per il Marocco, ma anche per gli interessi strategici degli Stati Uniti e per la stabilità regionale con evidenti conseguenze per l’Unione Europea in termini di migrazioni.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti