Non usiamo abbastanza la clonazione?

  • Postato il 23 aprile 2025
  • Di Focus.it
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La clonazione è uno degli strumenti più potenti a nostra disposizione per evitare l'estinzione di specie animali. O almeno potrebbe esserlo, se non fosse rallentata o addirittura bloccata da una serie di malintesi, idee sbagliate e falsi miti che le circolano intorno. Questa almeno è la tesi di uno studio pubblicato sulla rivista Animals e condotto da un team della no-profit Revive&Restore, che si occupa di "applicare le biotecnologie alla conservazione della fauna".. Cloni in buona salute. Lo studio è il primo a dare uno sguardo d'insieme all'intera storia della clonazione animale. Che comprende anche due progetti portati avanti da Revive&Restore: uno relativo al cavallo di Przewalski, l'altro al furetto dai piedi neri, due specie a un passo dall'estinzione che sono state clonate nel 2020, dando vita a cuccioli in ottima salute. Quest'ultimo dettaglio è il più importante: oltre ai due progetti di Revive&Restore, lo studio ne analizza altri 54, la stragrande maggioranza dei quali hanno portato alla luce cloni in salute, che in certi casi hanno addirittura superato l'aspettativa di vita dei loro "originali" selvatici.. Problemi e pregiudizi. Secondo lo studio, il problema della clonazione è che finora è stata utilizzata solo per singoli casi, simbolici e importanti ma ancora troppo limitati numericamente: l'operazione viene considerata troppo costosa e rischiosa, al punto da tenere alla larga molti potenziali investitori. Il lavoro pubblicato su Animals, invece, dipinge un quadro opposto: il 90% degli animali clonati negli ultimi anni sono sopravvissuti a lungo, e il 95% di questi era fertile. Insomma, la tesi del team è che bisognerebbe superare la diffidenza verso la clonazione, e cominciare a lavorare perché possa diventare uno strumento efficace per la conservazione..
Autore
Focus.it

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