“Non sono venuto qui sul barcone, ma in aereo col visto”: la voce degli “esodati” del decreto Flussi del governo Meloni. “Così ci fanno diventare irregolari”
- Postato il 20 dicembre 2025
- Diritti
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Mi sono accordato con un mediatore inglese, gli ho dato 12mila euro per venire in Italia e avere un lavoro, ma quando sono arrivato non c’era nessuno, il datore di lavoro non esisteva“. A raccontare la propria esperienza è un ragazzo del Bangladesh, arrivato in Italia nel 2023, che insieme a un centinaio di suoi concittadini, in occasione della Giornata internazionale dei Lavoratori migranti e delle loro famiglie, è sceso in piazza a Montecitorio a Roma, per chiedere a gran voce al governo un permesso di soggiorno. Il presidio, organizzato dal Comitato Tikase, che in bengalese significa “è tutto ok”, raggruppa diverse persone che in Italia sono arrivate regolarmente, grazie al Decreto Flussi, chiamate quindi da un datore di lavoro presente nel nostro Paese. Misure volute, anzi rivendicate dal governo. Disse tra gli altri il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: “Il decreto flussi garantisce presenza di immigrati regolari e garanzia alle imprese di poter impiegare forza lavoro regolare. Ci siamo impegnati per contrastare l’immigrazione irregolare e per garantire la possibilità a chi rispetta le regole di contribuire alla crescita economica dell’Italia così come dare la possibilità a chi arriva di avere una opportunità di integrazione e formazione. Con i flussi triennali, inoltre, si pone fine al caos preesistente durato troppi anni”. Parole nei meccanismi del decreto i lavoratori vengono incastrati: molti datori di lavoro, al momento di far partire la procedura, spariscono nel nulla e bloccano così la possibilità di far ottenere ai lavoratori un regolare permesso di soggiorno.
“Queste persone hanno pagato, anche indebitandosi con degli usurai – spiega Salvatore Fachile, avvocato di Asgi, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, presente al presidio – ora in molti casi hanno un altro impiego, ma il loro permesso non arriverà mai, perché il primo datore di lavoro non si recherà mai in prefettura a sottoscrivere il contratto di soggiorno”. Una situazione molto frequente, tanto che secondo i dati della campagna Ero Straniero, nel 2024 solo il 7,8% delle quote degli ingressi stabilite dal governo, si è trasformato in veri lavori regolari. Per questo motivo i manifestanti, insieme alle associazioni presenti in piazza come Arci, Asgi ed Emergency, chiedono all’esecutivo di emanare una circolare, come già accaduto nel 2007, per regolarizzare tutte le persone che si trovano in questa situazione. “Chiediamo al governo di prevedere un permesso di soggiorno almeno di attesa occupazione – racconta Federica Remiddi, avvocata di Asgi – per tutte quelle persone che per colpa del datore di lavoro ad oggi non possono essere regolari sul territorio”.
Ma per le associazioni in piazza queste situazioni sono la prova che a dover essere modificato è comunque tutto l’impianto della legge. “Il meccanismo del Decreto Flussi è completamente distorto e ha una serie di ostacoli – continua Remiddi – si vede già dalla prima fase che è quella dell’accesso ad una quota attraverso una lotteria, quella del click day. Noi chiediamo invece un cambiamento radicale, come un visto per ricerca lavoro che attualmente non è previsto nel nostro ordinamento”.
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