Non solo la Seajewel a Savona: 4 petroliere danneggiate nel 2025 dopo viaggi in Russia
- Postato il 20 febbraio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sono quattro le petroliere che, da inizio anno, hanno subito esplosioni dopo essere state in acque russe. Non c’è quindi solo la Seajewel, al centro di un’inchiesta della procura di Genova per terrorismo. Un filo rosso lega gli episodi? C’entra davvero la “flotta fantasma” russa che trasporta greggio di Mosca in Europa aggirando le sanzioni imposte dall’Unione europea per la guerra in Ucraina? Il caso della nave colpita mentre si trovava al largo del porto di Savona lo scorso 14 febbraio non è un unicum. Da inizio anno si sono verificati almeno quattro episodi e uno di questi coinvolge un’altra imbarcazione dello stesso armatore della Seajewel.
A farlo notare è il portale specializzato LlodysList, ripreso da Bloomberg. La catena di incidenti sospetti è iniziata a metà gennaio proprio con la “gemella” della petroliera danneggiata a Savona: la Seacharm ha subito danni a metà gennaio in acque turche mentre navigava verso Ceyhan. Quest’ultima petroliera era stata in Russia, a Novorossijsk, per l’ultima volta lo scorso 12 dicembre. Nello stesso porto aveva attraccato anche la Seajewel, ma un mese più tardi (16 gennaio). In entrambi i casi, le petroliere avevano fatto nuovi carichi di greggio prima delle esplosioni: difficilmente, insomma, trasportavano petrolio russo quando sono state colpite.
Le altre due imbarcazioni danneggiate sono la Koala e la Grace Ferrum. Entrambe avevano fatto tappa a Ust-Luga, porto del Mar Baltico nel distretto di Kingiseppsky, vicino al confine con l’Estonia. La Koala è stata danneggiata proprio mentre si trovava all’ancora in Russia, lo scorso 9 febbraio. Come riporta Bloomberg, le autorità locali hanno descritto l’esplosione del Koala come un “incidente provocato dall’uomo”. La Grace Ferrum, invece, aveva lasciato Ust-Luga il 12 gennaio e l’incidente a bordo si è verificato quando la petroliera è arrivata nelle acque libiche qualche settimana dopo, a inizio febbraio.
Secondo Munro Anderson, responsabile delle operazioni di Vessel Protect, una delle principali compagnie di assicurazione contro i rischi di guerra delle navi, “tutti gli indizi indicano” che i danneggiamenti “sono stati deliberatamente orchestrati, ma con un grado significativo di sofisticatezza”, ha detto a Bloomberg. Alla luce di ciò, secondo Anderson, “la grande domanda che ne consegue è: ‘Da chi?'”. I casi, tra l’altro, di danneggiamenti non hanno riguardato solo le petroliere. Risale a fine dicembre l’affondamento della Ursa Major nelle acque spagnole del mar Mediterraneo. Il cargo russo dell’armatore Oboronlogistics, secondo la stessa società, ha subito tre esplosioni consecutive a tribordo. Il gruppo proprietario della Ursa Major – una delle più grandi navi da carico secco di tutto il Paese, con una capacità di 9.500 tonnellate – è noto per trasportare mezzi militari nel mondo per conto del ministero della Difesa russo.
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