“Non siamo in vendita, gli americani lo devono capire”: il primo ministro della Groenlandia risponde a Trump

  • Postato il 5 marzo 2025
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Continuano a ribadirlo ancora una volta, dopo che Donald Trump, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione ha insitito: “Prenderemo la Groenlandia“. E l’ha detto lasciando aperta la possibilità di usare la forza militare o la coercizione economica. Un’affermazione apparentemente in contrasto con la volontà di rispettare comunque la scelta dei groenlandesi. “Sosteniamo fermamente il vostro diritto di determinare il vostro futuro. E se lo scegliete, vi diamo il benvenuto negli Stati Uniti d’America“. Ma il primo ministro della Groenlandia Múte B. Egede risponde secco: “La Groenlandia appartiene ai groenlandesi. Non siamo americani, non siamo danesi, perché siamo groenlandesi. Questo è ciò che gli americani e i loro leader devono capire”, ha detto in un post su Facebook. “Non siamo in vendita e non possiamo semplicemente essere presi”, ha aggiunto, come riporta il Guardian. Egede ha insistito sul fatto che “il futuro del Paese sarà determinato da noi nel nostro Paese, ovviamente”. E la prossima settimana, l’11 marzo, si terranno le elezioni generali.

Il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen alla televisione pubblica danese DR ha risposto al presidente americano sulla sua volontà di annessione del territorio autonomo danese agli Stati Uniti: “La direzione che la Groenlandia vuole prendere, sarà scelta dai groenlandesi”, e ha sottolineato che Trump ha menzionato il suo “rispetto per la popolazione groenlandese e (i suoi) desideri”. A mitigare l’interpretazione di Trump interviene però il ministro degli Esteri danese, Lars Lokke Rasmussen, che ha posto l’accento sul fatto che il leader della Casa Bianca ha detto di “rispettare il diritto all’autodeterminazione” dell’isola. “Voglio concentrare l’attenzione sul fatto che ha detto di rispettare il diritto del popolo della Groenlandia a decidere del proprio futuro”, ha affermato durante una conferenza stampa dalla Finlandia, dove si trova in visita ufficiale. Questa – ha aggiunto – è la “parte più rilevante” del discorso di Trump.

Intanto, nel turbamento per i piani di annessione di Trump, uno dei due partiti al governo nell’isola, il Siumut, ha affermato che se confermato nelle prossime elezioni parlamentari dell’11 marzo attiverà la legge sull’autogoverno del territorio con l’obiettivo di tenere un referendum sullo status futuro del territorio ora semi-autonomo sotto il Regno di Danimarca. Le elezioni in Groenlandia sono state indette il 5 febbraio con un’accelerazione – i quattro anni del mandato parlamentare sarebbero terminati il 6 aprile – tutta legata alle tensioni seguite alle dichiarazioni di Trump. La campagna elettorale si sta così sviluppando sulle aspirazioni dell’ex colonia danese, che già comunque gode di ampi poteri di autogoverno. La stragrande maggioranza dei groenlandesi è a favore dell’indipendenza e tutti e cinque i partiti politici dell’isola si sono però espressi contro l’ipotesi che la Groenlandia diventi parte degli Stati Uniti. In seguito al referendum del 2008, la Groenlandia ha ottenuto una maggiore autonomia e dal giugno 2009 le è stato riconosciuto l’autogoverno. Secondo il Siumut, dopo le elezioni si potrebbe negoziare appunto la piena indipendenza. “Finché il nostro Paese non raggiungerà lo status di stato indipendente, le nostre opportunità di partecipare ufficialmente ai negoziati saranno limitate”, ha detto il leader del partito Erik Jensen.Terra polare ricca di risorse minerarie, 57mila abitanti, la Groenlandia riceve ingenti fondi dalla Danimarca, nel complesso ben oltre i 500 milioni di euro l’anno. Attualmente è indipendente dalla Danimarca su temi come l’istruzione e la sanità, mentre affari esteri e sicurezza fanno capo a Copenhagen. Al summit informale di Bruxelles a inizio di questa settimana i leader europei hanno espresso sostegno al diritto all’autodeterminazione di Danimarca e Groenlandia. “Preservare l’integrità territoriale del Regno di Danimarca, la sua sovranità e l’inviolabilità dei suoi confini è essenziale per tutti gli Stati membri”, ha affermato il presidente del Consiglio europeo António Costa.

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Il Fatto Quotidiano

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