Non-occidentale e assertivo. L’ultimo vertice Brics secondo Pellicciari

  • Postato il 28 ottobre 2024
  • Esteri
  • Di Formiche
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Con le guerre in corso in Ucraina e nel Medio Oriente, i notiziari sono dominati da cronache quotidiane dal fronte. 

Capita di sottovalutare altri avvenimenti utili per comprendere il complessivo quadro internazionale. 

Il Fronte Non-Occidentale

L’ultimo esempio ha riguardato il 16° vertice Brics, trascurato dal mainstream nostrano. 

Tenutosi dal 22 al 24 Ottobre 2024 a Kazan, in Russia (Mosca detiene la presidenza di turno dell’organizzazione), vi hanno partecipato delegazioni di oltre cinquanta tra paesi membri ed osservatori. 

Benché i Brics racchiudano circa un terzo dell’economia e metà della popolazione mondiale, sui media il summit ha avuto una copertura minore di quella riservata negli stessi giorni al referendum sulla Ue della Moldavia, il paese europeo più povero.        

Il summit si è fatto notare per la rilevanza dei partecipanti: dal presidente cinese Xi Jinping al premier indiano Narendra Modi, dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, al presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, a numerosi altri leader  internazionali. 

Accolti da Vladimir Putin a fare gli onori di casa, la loro presenza, tutt’altro che scontata di questi tempi, ha avuto un preciso significato politico.  

Ha confermato la determinazione di fare dei Brics un blocco geo-politico-economico che, nelle parole dello stesso Modi, si dichiara “non anti-occidentale bensì non-occidentale”. 

Definizione solo in apparenza conciliante. Sul piano politico rimanda all’obiettivo di creare un nuovo ordine mondiale multipolare, contrapposto a quello esistente del fronte Occidentale a trazione anglosassone. Sul piano economico vuole creare una piattaforma d’investimento per sostenere i paesi del sud globale e dell’est a raggiungere una crescita collettiva del 3,8% nei prossimi anni. 

Brics alla rincorsa del G7

Seduti al tavolo presieduto da Putin, i leader del summit hanno plasticamente raffigurato l’ attuale stato degli equilibri internazionali, a partire dal posizionamento diplomatico rispetto alla Russia. 

Si è avuta conferma che, a quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, l’isolamento di Mosca nella comunità internazionale si è ristretto al solo fronte Occidentale. 

E che a suo tempo l’esclusione della Russia dal G8 è stata all’origine dell’ avvicinamento di Mosca a Pechino e della scelta di usare la piattaforma dei Brics per coordinare le loro rispettive politiche estere. 

La decisione del Cremlino di tenere il vertice non a Mosca ma a Kazan, capitale del Tatarstan, è sintomatica del travaso nei Brics della estesa rete di relazioni russe con il mondo islamico. Che i conflitti in Siria, Gaza e Libano hanno molto rafforzato. 

Così che il recente ingresso nei Brics di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e – soprattutto – Iran va visto in relazione\reazione al sostegno del G7 ad Israele, da tempo eletto ad avamposto dell’ Occidente nel Medio Oriente. 

Il summit ha ricordato che, uscita da un cono d’ombra diplomatico durato decenni, Teheran beneficia di un back-up ad ampio spettro (politico-diplomatico, economico, tecnologico) da parte degli azionisti di maggioranza dei Brics. A cominciare da Mosca (vedi il bilaterale del 12 Ottobre tra Putin ed il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, seguito alla visita del primo ministro Russo Mikhail Mishustin a Teheran).  

L’Opa di Mosca e Pechino sull’Onu

I bilaterali tenuti durante il summit hanno riflesso le ambizioni multilaterali dei Brics.

Su tutti, l’iconico incontro tra il presidente cinese ed il premier indiano. 

Primo confronto in cinque anni tra i due, è stato organizzato per cercare di stemperare le annose tensioni territoriali tra Cina ed India, uno dei principali ostacoli per l’incisività politica dei Brics. Esempio dello scarso livello di coesione che persiste tra alcuni dei paesi membri. Vero tallone d’Achille dei Brics. 

L’attivismo delle delegazioni dei paesi osservatori provenienti da tutto il mondo (dal leader della entità serbo bosniaca Milorad Dodik, a quelli di Armenia Nikol Pashinyan e Azerbaigian Ilham Aliyev, simbolicamente affiancati al tavolo dei lavori) risponde alla logica di estendere il raggio di cooperazione dei Brics ben oltre i confini dei suoi paesi membri. 

La sorprendente (in Occidente criticatissima) partecipazione al summit del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres dimostra le volontà dei BRICS di istituzionalizzarsi come soggetto multilaterale di azione globale. Alternativo e contrapposto al G7. 

Se del caso, facendosi garante di ciò che resta delle Nazioni Unite, su cui Mosca e Pechino sembrano dai tempi del Covid-19 avere lanciato un’Opa sfruttando la crisi politica e finanziaria senza fine in cui versa l’Onu.

Prendere il controllo di quella che comunque resta nell’immaginario collettivo l’organizzazione multilaterale per eccellenza legittimerebbe i Brics e la loro idea di nuovo ordine multipolare.

Sarebbe un grave smacco per i paesi del G7 che vedrebbero formalmente accantonate le fondamenta su cui hanno creato l’attuale ordine mondiale. 

Distratto e sospeso nell’ attesa dell’ esito delle elezioni presidenziali Usa, l’Occidente fatica a prendere atto che dovrà comunque confrontarsi con questa aggressiva agenda dei Brics.

Che vinca Kamala Harris o Donald Trump.    

 

Autore
Formiche

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