“Non è un passatempo, è un campanello d’allarme. Vuol dire che c’è disagio psicologico”: un dodicenne su 3 sta sui videogiochi online 5 ore di fila. Lo psichiatra avverte sui rischi

  • Postato il 6 dicembre 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Immersi nei videogiochi online fino a adottare un comportamento da gioco compulsivo: quasi uno studente su tre di 12 anni passa infatti cinque o più ore consecutive a intrattenersi con questa forma di divertimento. È il dato che emerge da uno studio condotto dall’Università di Hong Kong e pubblicato sulla rivista scientifica Plos One, che mette in luce come il cosiddetto binge gaming non sia un fenomeno marginale, ma una realtà diffusa tra i giovanissimi. L’indagine ha coinvolto 2.592 studenti di scuole primarie e secondarie, con un’età media di 12 anni: il 31,7% ha dichiarato di aver giocato compulsivamente nell’ultimo mese, con un divario evidente tra ragazzi (38,3%) e ragazze (24%). Non solo: il gioco compulsivo si associa a problemi di salute mentale e scolastici, soprattutto nelle ragazze, che hanno mostrato livelli più elevati di depressione, ansia, stress e solitudine, oltre a peggior rendimento e qualità del sonno rispetto alle coetanee non compulsive.

Il disturbo da gioco online (Internet Gaming Disorder) è riconosciuto già dal manuale diagnostico degli psichiatri DSM-5, e studi precedenti lo avevano collegato a sintomi depressivi, ansia e disturbi del sonno. Questo nuovo lavoro conferma e amplia i rischi, indicando il binge gaming come possibile indicatore precoce di disagio psicologico e sociale.

L’esperto: “Distinguere quando si gioca per distrarsi con la dipendenza”

Per capire meglio il fenomeno, la prima distinzione da fare è tra gioco prolungato e compulsivo: “Il gioco prolungato si limita al tempo passato davanti allo schermo. Il gioco compulsivo invece comporta rituali e comportamenti di craving: la stessa dinamica che vediamo nelle dipendenze da sostanze – spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Leonardo Mendolicchio, psichiatra e direttore Dipartimento Disturbi Alimentari all’Istituto Auxologico. È questa spinta irrefrenabile, non il semplice ‘giocare tanto, a renderlo pericoloso”. L’adolescenza è una fase particolarmente vulnerabile: “Il gioco compulsivo può diventare la spia di un poliabuso futuro. Non è raro che ragazzi e ragazze che sviluppano questa dipendenza siano poi esposti ad altre forme di abuso, dalle sostanze all’alcol. C’è anche un aspetto economico: alcuni giovani arrivano a rubare in casa per procurarsi denaro da spendere nei giochi online”.

I segnali da non sottovalutare

Non sempre però è facile individuare i primi campanelli d’allarme. “Ci sono segnali a cui prestare attenzione – spiega Mendolicchio –: un uso eccessivo del cellulare o del computer con giochi simili a quelli d’azzardo, difficoltà economiche inspiegabili, ma anche cambiamenti emotivi come irritabilità, nervosismo, tristezza e chiusura relazionale. In questi casi è fondamentale che i genitori non abbiano paura di fare domande dirette, di esprimere i propri timori apertamente”.

Prevenzione: una vita più gratificante

Quali strategie servono per proteggere i ragazzi? “Il punto è non farli dipendere da una sola fonte di gratificazione – continua l’esperto -. Se la loro vita è un caleidoscopio di attività, passioni, relazioni, allora avranno tanti modi per sentirsi riconosciuti e soddisfatti. Ma se le fonti di piacere si riducono, cresce il rischio che si leghino in modo esclusivo al gioco”. Anche la scuola, sottolinea lo psichiatra, ha un ruolo cruciale: “È importante parlarne apertamente con gli studenti. Più i ragazzi conoscono questi rischi, più saranno in grado di riconoscere e difendersi dalle trappole del gioco compulsivo”.

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