“Noi vincitori morali di X Factor? Non ci importa. Sta finendo l’epoca delle bellezze alla Barbie e Ken, c’è più attenzione per le diversità”: i Les Votives si raccontano

  • Postato il 3 aprile 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Riccardo Lardinelli (voce e chitarra), Angelo Randazzo (batteria) e Tommaso Venturi (basso) sono i componenti della band Les Votives, secondi classificati all’ultima edizione di “X Factor”. La voce di Riccardo è una delle più belle in circolazione, mentre Angelo con la batteria esprime al massimo tutto il suo talento. Tutti e tre si sono fatti notare anche perché molto uniti, sebbene caratterialmente siano diversi: “Sicuramente la cosa che ci unisce è la voglia di fare, di impegnarsi al massimo per rendere tutte le situazioni che affrontiamo, al meglio per noi tre. Poi siamo accomunati dal voler inseguire i nostri sogni, cercare di veramente rendere conto del bambino che abbiamo dentro e che sogna ancora”.

Esce il 4 aprile “Window”, l’EP di debutto della band, anticipato dal singolo “Feel Alright”. Il primo tour si conclude con due date: l’11 aprile 2025 all’Hiroshima Mon Amour di Torino e il 15 aprile al Locomotiv Club di Bologna. “Il disco si intitola ‘finestra’ – raccontano i tre a FqMagazine – perché è la prima nostra occasione per consentire, a chi ci ascolta, di sbirciare all’interno del nostro mondo e per farci conoscere. Una sorta di iniziazione. E in generale è anche un modo per non aver paura di dialogare con il diverso. In questo Ep è molto marcato il concetto di apertura”.

L’importanza di suonare per strada” – Il nostro spazio nel mondo, come raccontiamo in “Feel Right”, è qua dove siamo e ne stiamo molto fieri perché comunque l’abbiamo sognato tanto. Abbiamo sempre cercato i nostri spazi per esprimerci, a Milano, suonando anche in strada, quindi cercando di conquistare quanta più gente possibile. Abbiamo cercato anche di giustificare il più possibile la nostra presenza perché comunque suonare in strada non è come suonare come in un locale, dove tu sei lì, hai il tuo pubblico pagante che viene a sentirti. Quando si è emergenti molte volte quasi più facile suonare in strada perché molte volte mancano le situazioni live e ci sono dei vantaggi nel suonare strada anche per visibilità banalmente. Infatti si può rimanere connesso anche con persone dell’estero e non solo, anche con la gente che passa da lì e che sta girando per Milano.

“Vincitori morali di X Factor? Non ci importa” – Siamo molto grati e felici di aver fatto l’esperienza a X Factor. Noi vincitori morali? (ha vinto Mimì Caruso, ndr) Non ci importa questa cosa, l’abbiamo letta in giro. Crediamo che arrivare sul palco così grande come quello di Piazza del Plebiscito a Napoli, sia stata già di per sé una grande conquista. Quello che ci ha stupito, una volta usciti dal talent, è stata la scoperta di gruppi di nostri fan. C’erano della pagine fan con i reel fatti con noi pieni di unicorni… Abbiamo iniziato a videochiamare più possibile queste persone per capire chi ci fosse poi dietro questa fan page perché eravamo curiosi e stupiti. Comunque sapere che gente di età diversa, passioni anche differenti si siano uniti grazie alla nostra musica è bellissimo.

“C’è poco contatto umano tra i nostri coetanei” – Quello che notiamo dei nostri coetanei è che manca l’interazione umana e c’è tanta solitudine, questo specie dopo l’esperienza traumatica come quella del Covid. Tra l’altro il concetto di solitudine è molto presente nelle grandi città e riguarda anche chi è più grande d’età. I social e i Web sicuramente sono mezzi che, anche nel nostro caso, sono serviti parecchio…Ma possono unire come dividere molte volte. L’uso eccessivo della tecnologia separa le persone dai contatti reali. Poi li vedi ai concerti che si incontrano, parlano, si scambiano i numeri di cellulari e allora pensiamo che c’è ancora speranza che spazza via la mancanza di contatto umano.

“Più attenzione alla diversità” – Quello che notiamo è che sta un po’ cambiando il canone di bellezza che la società vuole imporci. C’è più attenzione all’imperfezione, al difetto per ricollocarli nella normalità. In alcuni casi quell’imperfezione si mostra come tratto distintivo di orgoglio. Anche più banalmente l’altro giorno con i ragazzi della produzione del video abbiamo scelto le comparse del nostro video. Abbiamo aperto le cartelle di modelli di modelli e abbiamo notato che c’è proprio un ritorno alla particolarità e si ricerca sempre una cosa proprio fuori dal canon estetico di Barbie e di Ken. Pensiamo sia una cosa che è molto bella. Il bello non è il bello come lo si pensa genericamente, ma il bello è il fatto di innamorarsi anche dei difetti, delle piccole cose, delle piccole cose sia del comportamento di una persona che dei suoi connotati visivi. Il concetto di diversità è una cosa che ci accompagna e ci ha sempre accompagnato.

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Il Fatto Quotidiano

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