“No alla partecipazione di Israele a Eurovision Song Contest 2026”: la richiesta di Irlanda, Slovenia, Islanda e Spagna crea un terremoto politico

  • Postato il 12 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il tema della partecipazione di Israele, da quando è scoppiato il conflitto in Palestina, è sempre stato dibattuto e oggetto di polemiche infuocate a Eurovision Song Contest. E per la prossima edizione, che si terrà a Vienna dal 12 al 16 maggio, sembra che la tensione resterà molto alta. Contro la partecipazione di Israele si sono schierati apertamente la Slovenia e l’Islanda, mentre è arrivato il no anche dall’Irlanda, mentre è in forse la Spagna.

L’emittente pubblica irlandese Rté ha annunciato che non parteciperà all’edizione di Vienna se sarà confermata la presenza di Israele in gara, in risposta a quella che definisce “l’inaccettabile perdita di vite umane nella Striscia di Gaza”.

In una dichiarazione ufficiale, la televisione pubblica irlandese ha chiarito che la decisione definitiva verrà presa solo dopo che l’Unione Europea di Radiodiffusione (Ebu) – l’organismo che organizza l’evento – si sarà espressa formalmente sulla questione. Tuttavia, il tono del comunicato non lascia spazio a molte interpretazioni: “La partecipazione dell’Irlanda sarebbe inconcepibile, date le continue atrocità in corso a Gaza”.

Rté non è sola. Anche l’emittente slovena Rtvslo ha dichiarato pubblicamente che si ritirerà dal concorso nel caso in cui Israele resti in gara. L’emittente islandese Ruv ha adottato una posizione simile, pur lasciando spazio a trattative in corso con l’Ebu. Anche la Spagna, per voce del Ministro della Cultura Ernest Urtasun, sta valutando un possibile boicottaggio. “Siamo profondamente preoccupati per l’utilizzo dell’Eurovision come piattaforma di legittimazione politica,” ha dichiarato un portavoce di Rtvslo.

Già prima dell’edizione 2025, Rté aveva sollecitato l’Ebu a una riflessione sul ruolo di Israele all’interno del contest, citando non solo il conflitto a Gaza, ma anche la situazione dei giornalisti sul campo e quella degli ostaggi israeliani. Il direttore generale di Rté, Kevin Bakhurst, aveva definito “orribile” l’impatto del conflitto sui civili, ribadendo al tempo stesso l’obbligo di imparzialità nella copertura giornalistica del conflitto.

Il direttore dell’evento, Martin Green ha dichiarato: “Ebu comprende le preoccupazioni e i sentimenti profondamente radicati” legati al conflitto in Medio Oriente. Ha aggiunto che l’organizzazione sta consultando tutti i membri per prendere una decisione condivisa, ricordando che “le emittenti hanno tempo fino a metà dicembre per confermare la loro partecipazione”.

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Il Fatto Quotidiano

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