No al rigassificatore in Liguria, Toti non ci sta: “Aspetto le proteste contro il caro bollette”
- Postato il 7 gennaio 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Un miliardo e mezzo di euro in più. Tanto pagheranno le imprese italiane l’aumento del gas! Aspetto trepidante le proteste contro il caro bollette di chi manifesta contro rigassificatori, pale eoliche, dighe! Se protestare producesse calore, saremmo imbattibili!”.
Sono le parole di Giovanni Toti, ex presidente della Regione Liguria, affidate a X esattamente cinque minuti dopo l’approvazione unanime in consiglio regionale della mozione bipartisan per impegnare Bucci a “trasformare in atti concreti” le dichiarazioni di contrarietà, bloccando l’iter per il trasferimento della Golar Tundra a Savona-Vado.
Dal punto di vista politico una pietra tombale su uno dei dossier più controversi del ciclo amministrativo bruscamente interrotto con l’arresto e quindi le dimissioni di Toti. Il definitivo dietrofront del centrodestra – peraltro anticipato dai malumori sul territorio e dalla rottura in tempi non sospetti con Angelo Vaccarezza, all’epoca fedelissimo del governatore – è tanto più rumoroso quanto più in distonia con la linea degli scorsi mesi ed anni.
Era il settembre 2022 quando Toti di fatto candidava la Liguria a ospitarlo ancora prima che entrasse in carica il governo Meloni: “Se Piombino non vuole fare il nuovo rigassificatore, noi siamo disponibili a prenderlo, riconvertendo attracchi legati alla vecchia industria petrolifera collegati al Nord Italia”. Pochi giorni dopo l’allora sindaco di Genova Marco Bucci, che oggi da governatore si dichiara stufo di ripetere la sua contrarietà al rigassificatore, lanciava l’idea di un impianto sulla nuova diga foranea del porto di Genova: “Quello potrebbe essere un posto intelligente per metterlo”.
Nel luglio 2023 si raggiunge l’accordo tra il ministero della Transizione ecologica e la Regione Toscana: la nave rigassificatrice va a Piombino, ma solo per tre anni. Ancora prima, però, il governo aveva scelto la Liguria per ospitare il nuovo impianto nominando Giovanni Toti commissario straordinario. La scelta ricade sullo specchio di mare di fronte a Savona e Vado Ligure, dove la Golar Tundra dovrebbe rimanere per 17 anni. Mentre nel Savonese monta la protesta, Toti non si scompone, parla di “vantaggi significativi” e in un’intervista al Secolo XIX definisce “terrapiattista” chi dice no. Nell’opposizione si teorizza persino che il rigassificatore in Liguria sia merce di scambio per ottenere il via libera al terzo mandato.
Il resto è storia recente. Il 7 maggio Toti viene arrestato per corruzione e finanziamento illecito e il 12 luglio il presidente ad interim Alessandro Piana apre allo stop dell’iter condividendo “le difficoltà di gestione territoriale dovute ai possibili danni collaterali legati a turismo, ambiente, agricoltura e artigianato”.
Il progetto diventa un caso politico che imbarazza la maggioranza. E Toti ancora a fine settembre dichiara, nella prima conferenza stampa dopo la liberazione dai domiciliari: “La lista che voterò alle prossime elezioni sosterrà che il piano energetico votato dal governo Draghi è un ottimo piano energetico e che i rigassificatori vanno fatti, e che, se Savona è destinata ad avere questa infrastruttura, sarà Savona”. Poi Bucci a fine settembre in campagna elettorale spiega che è meglio che il rigassificatore rimanga a Piombino.
Nel frattempo Giovanni Toti non è mai stato sostituito nel ruolo di commissario straordinario e formalmente decadrà solo una volta che la sentenza sul passeggiamento passerà in giudicato, cioè tra una decina di giorni. L’ultima parola spetterà al governo, anche se Bucci assicura che il “no” della Regione sia sufficiente a fermare la procedura: “Sarebbero 450 milioni spesi per niente”. Anche su questo Toti la pensava molto diversamente.