Nicolato: Germania anno zero, Parigi sta pure peggio. L'Europa è senza pilota
- Postato il 8 novembre 2024
- Di Libero Quotidiano
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Nicolato: Germania anno zero, Parigi sta pure peggio. L'Europa è senza pilota
Dire che il governo semaforo tedesco sia la prima vittima di Trump è un equivoco che non tiene conto della situazione politica ed economica della Germania di cui il nuovo presidente americano ovviamente non ha alcuna responsabilità, nemmeno indiretta. Già diversi mesi fa la Deutsche Welle avvertiva della «modalità crisi» in cui era entrata la coalizione che si reggeva solo per i salti mortali del cancelliere Olaf Scholz, nonostante i tre partiti che la compongono, il Partito Socialdemocratico, i Verdi e il Partito Liberale Democratico, «sembrano incapaci di smettere di litigare».
È così da tempo, ma l'attuale crisi stavolta rischia di implodere perché «l'economia tedesca è stagnante e le entrate fiscali sono diminuite», scriveva DW. Ora i partner della coalizione devono «chiarire su cosa possono ancora concordare» o dividersi. La seconda è stata la soluzione che ha prevalso, e la rottura definitiva tra Scholz e il leader dell'Fdp Christian Lindner è arrivata dopo che quest'ultimo nei giorni scorsi aveva pubblicato un documento di 18 pagine in cui chiedeva una «fondamentale revisione economica» per dare una scossa all'economia sempre più in crisi e colmare il disavanzo di bilancio di 2,4 miliardi di euro del governo. In sostanza chiedeva una serie di riforme inaccettabili per socialdemocratici e verdi, che avrebbero provocato tagli ai programmi di assistenza sociale e avrebbero allontanato la Germania dagli obiettivi climatici. Senza tali cambiamenti, ha affermato Lindner, lacerò la coalizione innescando elezioni parlamentari anticipate. «La situazione così com'è ora non può continuare», ha concluso con una frase categorica praticamente identica a quella detta qualche giorno prima dal direttore finanziario della Volkswagen Arno Antlitz a proposito della sua azienda: «Le cose non possono continuare come stanno ora». Non a caso la crisi della Volkswagen si rispecchia in quella della Germania e viceversa. Sia la prestigiosa casa automobilistica che il suo Paese d'origine sono sfidati da elevati costi del lavoro, scarsa produttività e concorrenza dalla Cina.
E questi fattori, insieme a tasse elevate e una popolazione che invecchia, ridurrebbero drasticamente lo spazio d'azione anche di un governo fortemente compatto, figuriamoci quello di uno con tre punti di vista diametralmente opposti. «La luce in fondo al tunnel è difficile da individuare» ha scritto il Times in proposito e il licenziamento di Lindner, avvenuto con straordinaria simbolica casualità il giorno della vittoria di Trump, l'ha allontanata ancora di più. A meno di un improbabile nuova coalizione le elezioni anticipate sono diventate adesso una certezza. E quello che viene, il 2025, rappresenta l'ennesimo anno zero della storia della Germania, piegata da una crisi economica che trae origine da diversi fattori, ma soprattutto da una politica europea di cui i partiti di governo, e non, tedeschi sono stati tra i principali fautori (e non per niente la stessa presidente della Commissione è tedesca). Berlino non è dunque la prima vittima di Trump, come qualcuno ha suggerito con titoli ad effetto, ma è in realtà l'unica vittima di se stessa e la prima del fuoco amico di una guerra, quella in Ucraina, che per assurdo Trump da presidente difficilmente avrebbe permesso iniziasse.
Quello che verrà è l'anno zero per la Germania anche perché non si ha nessuna certezza dei risultati delle elezioni anticipate, con un partito, l'Afd, considerato alla stregua di quello nazista che proprio per la crisi economica e l'insoddisfazione dei cittadini sulle politiche green e l'immigrazione sta raccogliendo consensi come mai prima d'ora. Sdp e Verdi sono stati decimati nelle ultime elezioni europee e locali, l'Fdp potrebbe addirittura sparire dal Parlamento. E non c'è nemmeno uno statista, come avrebbe potuto essere Angela Merkel, in grado di decisioni drastiche e coraggiose. La situazione assomiglia, almeno sul lato politico, a quella dell'altra grande economia europea, quella francese. Il presidente Macron si è già giocato la carta delle elezioni anticipate dalla quale è riuscito a non venirne travolto solo spostando drasticamente a destra il governo. Dalla sua Macron ha ancora un paio d'anni per cercare di “aggiustare” la situazione, ma una cosa è certa: la guida tradizionale dell'Europa ha fallito, il motore franco-tedesco non funziona più, anche a fronte di posizioni tra i due Paesi sempre più distanti. E con l'arrivo di Trump e le tensioni con l'Europa che ne scaturiranno, nuovi dazi all'orizzonte, le spese militari destinate ad aumentare e il difficile destino delle politiche green, le decadenza di Francia e Germania è destinata ad amplificarsi.
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