Nicolas Sarkozy scarcerato, la Corte di Appello concede la libertà vigilata

  • Postato il 10 novembre 2025
  • Di Panorama
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«Non vi è alcun rischio di manomissione delle prove, pressioni o collusione. La custodia cautelare in carcere non è giustificata». Con queste motivazioni la Corte di Appello di Parigi ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Nicolas Sarkozy.

La scarcerazione e le nuove restrizioni

Dopo 20 giorni di reclusione nel carcere di La Santé, l’ex Presidente francese è stato rilasciato al termine dell’udienza conclusasi nel primo pomeriggio di lunedì 10 novembre. Il tribunale ha tuttavia disposto per Sarkozy la “sorveglianza giudiziaria” (equivalente alla libertà vigilata italiana), con divieto di lasciare la Francia.

Oltre a questo, all’ex presidente è stato fatto divieto di contatti con il ministro della Giustizia Gérald Darmanin, che gli aveva fatto visita in carcere lo scorso 29 ottobre, suscitando forti polemiche da parte dei magistrati francesi. La corte ha motivato questa decisione constatando la «capacità di attivare diversi servizi dello Stato» che Sarkozy mantiene in qualità di ex Presidente.

Durante l’udienza in videocollegamento dal carcere, con la moglie Carla Bruni e il figlio Jean in prima fila, Sarkozy ha ribadito: «Non ho mai avuto l’idea folle di chiedere al signor Gheddafi qualsiasi finanziamento. Mai riconoscerò qualcosa che non ho commesso. Non avrei potuto immaginare di raggiungere i 70 anni per conoscere il carcere». Un’esperienza, quella della reclusione, che l’ex Presidente ha definito «dura, molto dura».

Nicolas Sarkozy scarcerato, la Corte di Appello concede la libertà vigilata
Sarkozy, assieme alla moglie Carla Bruni, il 29 ottobre 2025, giorno del suo ingresso in carcere, ANSA

Il processo e la condanna

Nicolas Sarkozy sta affrontando un processo per corruzione, associazione a delinquere e finanziamento illecito della campagna presidenziale del 2007, legato a presunti fondi, stimati in circa 50 milioni di euro, ricevuti dal regime libico di Muammar Gheddafi, lo stesso Gheddafi che Sarkozy ha voluto con grande foga rovesciare in seguito alle Primavere Arabe del 2011.

Lo scorso 25 settembre il tribunale di primo grado ha condannato Sarkozy per associazione a delinquere, ritenendo che avesse consapevolmente autorizzato i suoi collaboratori Claude Guéant e Brice Hortefeux, entrambi ex ministri, a negoziare con le autorità libiche per ottenere finanziamenti illegali. Sebbene non avesse partecipato direttamente alle trattative, la corte ha stabilito che non poteva ignorare le attività dei suoi uomini di fiducia.

Importante però la distinzione: Sarkozy è stato assolto dalle accuse di corruzione passiva e finanziamento illegale della campagna, poiché la procura non è riuscita a provare con certezza il trasferimento effettivo dei fondi libici. La condanna si basa quindi sulla sollecitazione attiva di finanziamenti in cambio di sostegno politico, ma non sul concreto versamento delle somme.

Il processo di appello a marzo 2026

«È un passo avanti», ha dichiarato l’avvocato Christophe Ingrain. «Il prossimo passo sarà il processo d’appello previsto per marzo e il nostro compito ora è preparare l’udienza».

Con l’istanza di appello, Sarkozy è tornato automaticamente allo status di “presunto innocente”. La Corte di Appello dovrà riesaminare i fatti nella loro completezza e valutare ex novo la fondatezza dell’accusa.

Cruciale sarà la valutazione del dolo effettivo di Sarkozy: la sua consapevolezza e volontà di partecipare al disegno criminoso dovranno essere dimostrate “oltre ogni ragionevole dubbio”, uno standard probatorio più elevato.

Verranno inoltre riesaminate le motivazioni tecniche sulla distinzione tra gli addebiti per cui è stato assolto e quello per cui è stato condannato. La “prova” a cui faceva riferimento l’ex Presidente non è ancora finita.

Autore
Panorama

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