Nick Cave a Modena, un esempio di arte e musica

  • Postato il 14 agosto 2025
  • Di Panorama
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Il palco ha un tappeto nero ed è incorniciato da una struttura altrettanto scura, con scritte bianche. Al centro, un pianoforte e un basso. Le persone del pubblico sono sedute, attente, composte: alcuni fumano, altri sussurrano all’orecchio del vicino. È un’attesa davvero carica di gentili mormorii, fino al momento in cui parte l’applauso.

Al pianoforte si siede Nick Cave. Un breve gesto del braccio rivolto verso il pubblico e un sorriso. Un sorriso grande, che conferma a chi lo è venuto a vedere che sì, lui c’è, è qui per loro, ma soprattutto con loro.

Inizia a suonare “Girl in Amber”. Lo spazio si riempie di essenzialità.

Mi trovo tra il pubblico, respiro il profumo dello stile, della profondità e anche delle stelle.

La cornice è piazza Sordello a Mantova, una suggestiva piazza medievale circondata dai muri del Palazzo Ducale, dal Duomo e da palazzi ornati di capitelli e di colori che evocano insieme leggerezza e potenza, storia e arte. Nonostante sia estate, l’aria è fresca. Una leggera brezza porta via le nuvole e rende anche la luna più vicina a noi.

Le luci trasformano il nero del palco in un trionfo di eleganza.

Eleganza, sì. E Nick Cave con sé ne ha davvero parecchia.

Ha occhi scuri, la pelle chiara, eterea. Giacca nera, camicia bianca, pantaloni neri e calze bianche. E sorride.

Mentre suona, qualcuno chiude gli occhi, si lascia trasportare dalle note: chissà dove va, in quale mondo, fatto di sogni o di ricordi.

La canzone “Balcony Man” accompagna quei pensieri che galleggiano nell’aria.

Osservo ancora, e resto con la mente in quel luogo. Tengo gli occhi bene aperti, cerco un gesto, qualcosa di inaspettato.

Il cantante, dopo ogni brano, interagisce col pubblico. Lo fa persino prima di iniziare: spiega perché ha scritto quel testo, cosa lo ha mosso, cosa ha provato. Racconta del suo amore per la musica, nato la prima volta che ha ascoltato Leonard Cohen.

Una folgorazione, un’irresistibile passione che gli ha squarciato il cuore.

Ha trovato un esempio, un modello, una guida.

Rb dette È diventato un cantautore che porta eleganza e contenuti nel mondo. Non è poco, eh?

Mi chiedo quante persone abbiano ricevuto quell’impulso, quella fiammata di passione. Quanti restano nondimeno intrappolati nei “ma cosa vuoi fare” o “non ce la farò mai”.

La mia mente è ancora lì, scopre cose inaspettate.

Domande che non mi facevo da tempo, risposte che non davo chissà da quanto, e poi…

Nick Cave sorride di nuovo: tra il pubblico c’è sua moglie. Lui la cerca con lo sguardo, la vede nella prima fila, nonostante le luci abbaglianti.

Racconta di come la trovi in ogni sua parola, anche se non scrive di lei né per lei. Ma sua moglie è dentro la sua musica.

Si commuove e il pubblico applaude.

E sono lì, seduta. Osservo.

Mi chiedo quanto sia significativo questo applauso.

Battiamo le mani, rendiamo grazie davanti alla commozione di un uomo che parla senza slogan, hashtag o copy ben confezionato. Un uomo che fa delle sue emozioni uno strumento per donare emozioni.

Esultiamo per un gesto di tenerezza.

Da quanto tempo non vedo gesti autentici? Mi domando.

Quante volte vedo solo teste chinate sui propri telefonini, tra chat di gruppo — lavoro, asilo, pilates… chat prive di passione. Chat e basta.

E torno alla parola passione.

Per l’arte, il lavoro, qualcuno o qualcosa.

Che ci fa commuovere. Che ci fa applaudire. Quella passione che non resta sepolta dai dubbi, dalle paure, dalle convenzioni, da “ho paura di sbagliare” o “ non ho tempo, devo fare un post”.

Nick Cave suona ancora.

Le sue mani si muovono leggere, la giacca nera emana raffinatezza.

Sul palco c’è un tappeto nero.

E sopra ci sono le stelle.

Accanto a lui, Colin Greenwood il bassista dei Radiohead, presenza elegante e discreta, che decora ogni nota di magia.

Le persone chiudono gli occhi di nuovo, chissà dove li porta la loro mente, in quale mondo.

Nel frattempo mi pongo domande.

Domande che fluttuano in una poesia piena di musica.

Sorrido tra la gente. Sospiro.

Capisco di aver trovato ciò che cercavo: qualcosa di raro.

Qualcosa di vero.

Qualcosa di inaspettato.

Autore
Panorama

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