Nicaragua, 46 reporter costretti all’esilio. Il caso D’Anda: arrestato per aver denunciato l’aumento dei beni di prima necessità
- Postato il 14 gennaio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Non è un Paese per giornalisti. Tra le varie nazioni che purtroppo possono vantare questa triste condizione, c’è il Nicaragua. La Fondazione per la libertà di espressione e la democrazia (Fled), oggi ripresa dalle agenzie italiane, ha denunciato che l’anno scorso, 46 giornalisti sono stati costretti all’esilio per proteggere la propria vita e quella delle loro famiglie. A metà del dicembre 2024, l’Ufficio del Relatore speciale per la libertà di espressione (SRFOE) della Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) ha reso noto il suo dossier, invitando “urgentemente” il Nicaragua guidato dal presidente Daniel Ortega “a porre fine alla persecuzione contro la stampa indipendente e a rilasciare immediatamente tutte le persone detenute arbitrariamente, compresi giornalisti e comunicatori la cui ubicazione è ancora sconosciuta, nonché a rispettare e garantire i diritti alla libertà di espressione e di stampa”. Ortega non è nuovo a giri di vite: nell’agosto 2024 aveva annunciato di aver chiuso 1.500 organizzazioni senza fini di luco (Ong), dichiarandole illegali e sequestrandone i beni.
Diverse sono le storie raccolte per testimoniare la difficoltà dei reporter centroamericani nel raccontare la realtà del Paese, tra cui gli arresti di Leo Catalino Cárcamo (23 novembre) ed Elsbeth D’Anda (27 ottobre). Secondo la ricostruzione fornita dal dossier, Cárcamo è stato arrestato senza mandato: “A quanto appreso da questo Ufficio, il giornalista, che era già stato arrestato nel 2019 per il suo lavoro in una stazione radio locale, si trova in gravi condizioni di salute e non si sa dove si trovi”. Popolare e clamorosa risulta la vicenda di Elsbeth D’Anda, finito in manette per aver affrontato nel suo programma La Cobertura, trasmesso da Canal 23, le polemiche relative all’aumento dei prezzi dei prodotti primari e al deterioramento del potere d’acquisto dei nicaraguensi. A D’Anda sono state sequestrate le attrezzature e gli strumenti di lavoro – computer, tablet, cellulari – e la sua sorte è finita nelle mani dei funzionari della Direzione di assistenza giudiziaria, nota come “El Chipote”.
Il caso ha sollevato le proteste anche del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) che il 14 novembre scorso ha chiesto al governo di “rilasciare immediatamente Elsbeth D’Anda, giornalista di Canal 23, arrestato il 27 ottobre dopo aver denunciato l’aumento del prezzo del paniere alimentare di base nel suo programma. È inaccettabile imprigionare i giornalisti solo per aver fatto il loro lavoro. Mettere a tacere il messaggero non farà tacere il messaggio”. In quella occasione il Comitato ha ricordato le statistiche pregresse: nel 2018 erano stati 278 i giornalisti costretti a lasciare il Paese e “in Nicaragua non operano attualmente media indipendenti a causa della criminalizzazione del giornalismo”.
La Commissione interamericana per i diritti umani ha ricordato – definendole “detenzioni arbitrarie” – anche i casi di Orlando Esquivel, arrestato a maggio e poi rilasciato; Nohelia González, arrestata il 9 luglio e bandita con la forza; e Henry Briceño, arrestato durante i raid di novembre e anch’egli espulso. Come se non bastasse, la Commissione sottolinea le condizioni dei detenuti che subiscono “Trattamenti crudeli, inumani o degradanti da parte di funzionari statali”, tra cui percosse, scosse elettriche, isolamento prolungato, privazione del sonno, interrogatori costanti e limitazione dell’accesso alla luce solare. La situazione dei diritti umani in Nicaragua preoccupa anche il Vaticano. L’anno scorso, proprio nel gennaio 2024, una raffica di arresti di preti e vescovi aveva suscitato la reazione di Papa Francesco e la condanna dell’Onu.
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