Neutralità in bilico? Cosa dice la relazione delle spie svizzere
- Postato il 4 luglio 2025
- James Bond
- Di Formiche
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La storica neutralità svizzera, pilastro della sicurezza elvetica da oltre due secoli, è ora messa alla prova dal confronto sempre più acceso tra Stati Uniti e il blocco Cina-Russia. L’equilibrio di un Paese votato all’imparzialità è compromesso da crescenti pressioni politiche, economiche e informative delle grandi potenze. Il rapporto “La sicurezza della Svizzera 2025” del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) dipinge un quadro di minacce crescenti che travalicano i confini nazionali.
La Guerra Fredda sembrava ieri: oggi la rivalità Usa-Cina domina la scena globale, mentre Mosca, Pechino, Teheran e Pyongyang stringono legami sempre più stretti per erodere l’egemonia occidentale. La continuazione del conflitto russo-ucraino e l’escalation tra Israele e Iran dopo gli attacchi sul programma nucleare iraniano aggravano l’instabilità, costringendo la Svizzera ad adeguare le sue strategie di sicurezza.
Centro di organizzazioni internazionali, istituti di ricerca e multinazionali high-tech, il territorio elvetico è terreno fertile per servizi segreti stranieri. Russia e Cina mantengono reti di intelligence capaci di penetrare autorità federali, università e imprese innovative. Parallelamente, la Svizzera funge da hub per l’elusione delle sanzioni: Teheran, Mosca e Pyongyang cercano componenti dual-use e tecnologie militari attraverso società di frontiera in Canton Zurigo o Ginevra. Le autorità intensificano i controlli doganali e il monitoraggio delle transazioni sospette, organizzando workshop e linee guida per le aziende.
La minaccia jihadista resta alta, si legge nel documento: con individui radicalizzati online che agiscono in modo autonomo. Le piattaforme social accelerano la diffusione di contenuti estremisti, attirando giovani fragili in pochi clic. Per intervenire precocemente, il SIC collabora con scuole, comunità religiose e forze dell’ordine, sperimentando programmi di mentoring e “deradicalizzazione” basati su psicologi, imam moderati e volontari formati.
Nel contesto di una “guerra ibrida” sempre più sofisticata, attacchi cibernetici e sabotaggi fisici potrebbero paralizzare reti elettriche, trasporti o servizi sanitari. Le contromisure includono esercitazioni congiunte di risposta a incidenti ICT, rafforzamento dei backup offline e condivisione di intelligence con partner Nato ed Eu, per creare un “scudo” collettivo contro le minacce informatiche statali.
Christian Dussey, direttore del SIC, sottolinea che “la Svizzera non è spettatrice ma parte integrante di un conflitto globale. Dobbiamo innovare i nostri strumenti di intelligence e rafforzare le alleanze internazionali.” Con ben 15 crisi mondiali identificate sul radar strategico, il Paese ha deciso di intensificare gli investimenti in cyber-security, intelligenza artificiale per il rilevamento delle minacce e scambi con agenzie omologhe di Germania, Francia e Regno Unito.