Netanyahu all’Onu: “A Gaza non c’è fame”. Dalle mappe al quiz e il codice QR sulla giacca

  • Postato il 27 settembre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Decine di delegati hanno lasciato la sala dell’Assemblea Generale mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu saliva al podio; l’emiciclo è rimasto quasi vuoto, mentre la galleria riservata agli ospiti era piena. L’evento ha assunto tinte senza precedenti quando è emerso che l’esercito israeliano aveva piazzato altoparlanti diretti verso Gaza e che, secondo quanto affermato dall’ufficio del premier, il discorso veniva trasmesso direttamente anche sui cellulari degli abitanti della Striscia; la scelta ha alimentato la tensione e le polemiche internazionali. Reuters+1

Fuori dall’Onu, a Times Square e nelle vie di New York, centinaia e poi migliaia di manifestanti hanno protestato contro la visita e le politiche israeliane: tra gli slogan si sono levati cori come “Basta aiuti a Israele” e “Basta affamare Gaza”. Molti manifestanti hanno accusato Netanyahu di alimentare la guerra e di non voler tenere conto della catastrofe umanitaria nella Striscia. Reuters

Un discorso calibrato sugli ostaggi, i simboli e le accuse

Nel suo intervento Netanyahu si è rivolto in ebraico agli ostaggi: “Non vi abbiamo dimenticati, nemmeno per un secondo”. Ha letto i nomi dei venti ostaggi che, secondo il suo governo, sono ancora vivi e ha ricordato il totale di 48 persone tra vivi e cadaveri trattenuti da Hamas. Poi si è rivolto direttamente ai miliziani: “Liberate gli ostaggi adesso. Se lo fate vivrete, sennò vi daremo la caccia”. L’apertura del premier ha quindi combinato un appello umanitario con un ultimatum militare.

Sulla giacca Netanyahu portava un codice QR che — ha spiegato — permette a chiunque di visualizzare sui cellulari le immagini delle atrocità del 7 ottobre, un espediente che ha diviso ulteriormente l’aula tra chi lo ha ritenuto un forte messaggio simbolico e chi lo ha giudicato strumentale.

Dall’interno della politica israeliana sono arrivate anche parole forti: il leader dell’opposizione Yair Lapid ha paragonato il premier a un dittatore, dichiarando che “Questa follia megalomane non è adatta a un paese democratico”. Allo stesso tempo Netanyahu ha bollato come “bugie antisemite” le accuse di genocidio e le affermazioni secondo cui Israele starebbe affamando i palestinesi, ribadendo che, a suo avviso, “è Hamas a usare i civili come scudi umani e a rubare gli aiuti alimentari”.

Mappa, quiz e conseguenze diplomatiche

Il premier ha esibito una mappa della regione e, con un pennarello nero, ha segnato paesi e figure che ha definito neutralizzate o indebolite, citando operazioni contro figure e gruppi ritenuti una minaccia per Israele; questo gesto è stato presentato come la dimostrazione di una strategia militare che, secondo Netanyahu, potrebbe aprire la strada a una pace impensabile fino a pochi anni fa. Nel corso del discorso il premier ha anche accusato i paesi che hanno riconosciuto lo Stato palestinese di aver “ceduto” ai “media di parte” e alle “folle antisemite”, sostenendo che tale scelta sarebbe “una macchia di vergogna che vi accompagnerà”.

A chiudere la performance, Netanyahu ha proposto un curioso quiz a risposta multipla: “Chi grida morte all’America?”. A) Iran, b) Hamas, c) Hezbollah, D) gli Houthi e) Tutti loro. Con la risposta E il premier ha voluto rimarcare il messaggio geopolitico: “I nostri nemici sono i vostri nemici”. Nel frattempo, dalla Casa Bianca, l’ex presidente Trump ha dichiarato ai giornalisti: “Penso che abbiamo un accordo”, frase che i media hanno riportato con sospetto vista la storia di intese sfumate.

 

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Blitz

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