“Nessuno si prepara alla guerra. Il militarismo non è la nostra filosofia”: la Spagna frena sull’allarmismo in Europa

  • Postato il 27 marzo 2025
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La commissaria Ue per la Gestione delle Crisi Hadja Lahbib che illustra il proprio “kit” per sopravvivere 72 ore, il ministro della Difesa Guido Crosetto che si chiede se l’Italia sia o meno in grado di difendersi in caso di guerra, mentre Ursula von der Leyen spinge l’Europa verso lo scontro con la Russia. E in più c’è la bozza della Strategia di Preparazione dell’Unione, documento presentato dall’esecutivo comunitario, in cui l’Europa chiederà alle famiglie dei Paesi membri di attrezzarsi con scorte di emergenza. Ma a frenare sull’ansia che riverbera nel Vecchio Continente è il governo spagnolo di Pedro Sanchez. “Credo che non si debba allarmare inutilmente i nostri cittadini. In questo momento non c’è nessuna minaccia per l’integrità territoriale e la sovranità della Spagna, né nessuno si sta preparando per la guerra. Europa è un progetto di pace”, ha assicurato il ministro degli Esteri, José Manuel Albares, proprio in relazione al ‘kit di sopravvivenza’ illustrato dalla commissaria. E rispetto al piano di riarmo di Bruxelles, ha segnalato la necessità di “integrare meglio l’industria della difesa europea”. “Non bisogna trasmettere la falsa immagine di una visione militarista – ha rilevato -. Il militarismo è armarsi in maniera aggressiva per conquistare o limitare la sovranità come fa la Russia in Ucraina. Questo non è lo spirito né la filosofia dell’Europa e della Spagna“, ha aggiunto. Già nei giorni scorsi Sanchez aveva rimarcato la necessità di fare “pedagogia” per spiegare che la spesa prevista dal piano ReArm della Commissione europea non è solo per il “riarmo”. “Non mi piace il termine riarmo, mi sembra un approccio incompleto rispetto alla sfida che ci attende”, segnalando che la difesa si spiega solo nel concetto più ampio di sicurezza europea. Al riguardo si è riferito alle minacce diverse che incombono sull’est e nel sud Europa, più esposto ad attacchi ibridi rispetto ai quali è necessario rafforzare la cyber sicurezza, e alla lotta al terrorismo, alla instabilità del Mediterraneo o all’emergenza climatica. Sanchez infine aveva anche sottolineato che “lo strumento finanziario si chiama Safe e non Rearm, e Safe ha a che vedere non con il riarmo ma con la protezione”, “è una sfumatura importante”.

Rispondendo a una domanda rispetto a Italia e Spagna, che nonostante le differenze fra i due governi come quello socialista spagnolo e quello conservatore italiano hanno assunto una comune posizione sulla parola ‘riarmo’ finendo così in una minoranza nell’Ue, Albares ha dichiarato che i due Paesi “hanno una percezione diversa da quella che ha chi ha una frontiera con la Russia“, e che condividono “la posizione geografica” e “la minaccia da Sud”. “Pertanto – ha segnalato – non direi che siamo in minoranza, semplicemente la nostra visione del pericolo sull’Europa è diversa per la nostra posizione geografica”. Tuttavia, ha aggiunto il capo della diplomazia spagnola, “tutti abbiamo chiaro che si tratta di una minaccia non solo nei confronti di un paese ma di tutti i Paesi europei” rappresentata dalla Russia “che ha una potenza militare molto aggressiva, come stiamo vedendo in Ucraina“. Ma anche interna, per le “forze dell’estrema destra che vogliono dividerci, debilitare il progetto europeo”, e pertanto “la nostra democrazia“. “La Spagna è unita in questo momento a tutti i soci europei che hanno valori autenticamente europeisti”, ha sottolineato Albares, ed “è al centro delle decisioni europee”. Come dimostra – ha segnalato – la partecipazione del presidente del governo Pedro Sanchez alla riunione a Parigi sulla situazione in Ucraina. E “come dimostra la riunione dei ministri degli Esteri del G-5 sulla sicurezza europea e l’Ucraina” che ospiterà lunedì Madrid, “con la presenza dell’alta rappresentante per la politica estera della Ue e della commissaria europea di Difesa“. E dove l’Italia sarà rappresentata dal sottosegretario Maria Tripodi, informano fonti diplomatiche.

La spesa militare della Spagna – Il nuovo calcolo del governo spagnolo, che stima gli investimenti nella difesa lo scorso anno a oltre 21 miliardi di euro, allontana la Spagna dall’essere il fanalino di coda dei Paesi Nato e la avvicina alla percentuale del Pil che viene impiegata da Italia e Canada per le spese militari, ha scritto El Pais. Il giornale ha poi sottolineato che, anche se la spesa della Spagna è ancora molto al di sotto dell’obiettivo del 2% che il governo si è impegnato a raggiungere, la nuova metrica adottata dall’esecutivo renderà più facile arrivare a questa cifra. Per aumentare la spesa, Madrid ha incluso voci che prima non contabilizzava, come le pensioni dei militari in pensione, che sono pagate dalla previdenza sociale; o la parte relativa alla difesa di alcuni contratti centralizzati della pubblica amministrazione. Fonti consultate da El Paìs assicurano che tutti questi concetti rientrano nella definizione di spesa militare utilizzata dalla Nato, anche se il governo spagnolo non li aveva computati fino ad ora poiché non c’era interesse a valorizzare gli investimenti nella difesa. Come confermato mercoledì dall’Istituto Nazionale di Statistica, l’economia spagnola è cresciuta del 3,2% lo scorso anno, per cui il Pil a prezzi correnti ha raggiunto quota 1.591.627 milioni di euro, quindi la spesa militare sarebbe compresa tra l’1,3% e l’1,4%. Con questa percentuale, spiega El Paìs, la Spagna uscirebbe dal gruppo di coda degli alleati con la spesa militare più bassa e si avvicinerebbe a Canada e Italia, rispettivamente con l’1,37% e l’1,49%. Le fonti governative non hanno rivelato quale sia l’attuale percentuale di spesa militare della Spagna, ma sottolineano che “non è l’ultima” e aggiungono che “si avvicina all’Italia”, terza potenza economica dell’Ue.

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