Nessuno ne parla ma i numeri sul riciclo sono ottimi

  • Postato il 5 novembre 2024
  • Di Il Foglio
  • 1 Visualizzazioni
 Nessuno ne parla ma i numeri sul riciclo sono ottimi

Non ci crederete ma sull'ambiente ci sono anche buone notizie, accanto a quelle tragiche. Una prova. Si riunisce in questi giorni a Rimini alla Fiera “Ecomondo” tutta la filiera delle aziende non solo italiane che operano nel settore dell’economia circolare. Rifiuti urbani, industriali e speciali, ma non solo. Un mondo in continuo cambiamento con frazioni sempre più estese di rifiuti di provenienze varie che grazie a continue innovazioni tecnologiche vengono recuperate e rientrano in circolo. La buona notizia per il nostro paese è che l’Italia è nelle posizioni di  testa rispetto alle  economie  europee per gli indicatori che misurano la circolarità della nostra economia.

 

Prima di tutto aumentano le raccolte differenziate, siamo arrivati al 65,2 per cento del totale, che rappresentano il serbatoio dove attingere per poi riciclarne una grande parte. Il tasso di riciclo effettivo dei rifiuti urbani è invece del 51,9 per cento (non tutto ciò che viene raccolto in modo differenziato può essere riciclato), comunque  al di sopra dell’obiettivo europeo del 50 per cento previsto per il 2020. In Europa, il tasso medio è del 48,7 e ci collochiamo in questa classifica all’ottavo posto. Ma se prendiamo in considerazione tutti i rifiuti, non solo quelli di origine urbana, ma anche quelli derivanti dalle attività produttive,  il tasso di riciclo sale all’85 per cento collocandoci al primo posto in assoluto. Diverso ancora è il cosiddetto indice di circolarità che misura la quantità di materiale riciclato reintrodotto nei processi produttivi, facendo risparmiare materie prime vergini.

 

Nel 2022 il nostro tasso dí circolarità era del 18,7 per cento (5,8 nel 2004)  ponendoci al quarto posto nelle economie europee. Infine c’è un terzo indice che misura l’intensità delle materie prime usate per produrre valore aggiunto. Nel 2023 l’Italia si colloca al secondo posto in Europa con un indicatore di 4,3 euro di ricchezza prodotta per ogni kg di materia prima utilizzata. Cosa si può fare di più per migliorare ulteriormente? La raccolta differenziata può certamente crescere soprattutto al sud e contemporaneamente può crescere il tasso di riciclo della stessa soprattutto per alcune famiglie di plastiche e la frazione umida. E’ il tasso di riciclo l’indice veramente importante, perché è inutile potenziare le raccolte differenziate se poi una parte del raccolto torna in discarica. L’obiettivo fissato dalla UE al 2035 è del 65 per cento di riciclo degli urbani. Il che significa portare la raccolta differenziata intorno all’80 per cento, perché comunque una parte di essa sarà sempre uno scarto. Che questo non rappresenti un obiettivo impossibile lo dimostra la Lombardia che queste percentuali le ha già raggiunte, riducendo il ricorso alla discarica a poche unità percentuali, ben sotto il 5 per cento.

 

Nella parte invece che riguarda i rifiuti che provengono dalle attività industriali è fondamentale l’innovazione che sappia guardare in modo sempre più dettagliato a frazioni di  rifiuti che con apposite tecnologie possono essere selezionati e recuperati. Per migliorare la situazione baserebbero probabilmente pochi incentivi ben mirati. Quali per esempio l'obbligo di utilizzare una certa percentuale di materiali riciclati nelle nuove produzioni. O imposte, come l’Iva,  differenziate per premiare i prodotti del riciclo. Il rapporto fa giustizia sulla base delle indicazioni europee anche della finta contrapposizione fra raccolta differenziata e termovalorizzazione. Come dimostrano per altro tutte le statistiche europee. Dove sono elevati i tassi di raccolta differenziata è di solito presente anche una robusta attività di recupero energetico. E anche in questo caso alcune regioni italiane, per esempio Lombardia e Emilia Romagna, ne sono la prova. Con buona pace dei partigiani di questa o quella opzione. 

Continua a leggere...

Autore
Il Foglio

Potrebbero anche piacerti