Nessuna tregua: la Russia verso il ritiro dall’Accordo con gli Usa per gestione e smaltimento del plutonio
- Postato il 10 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo oltre settecento giorni di carneficine, bombe e fame, per Gaza arriva un accordo, per Kiev no. Due giorni fa, l’otto ottobre scorso, mentre accanto a lui era seduto il primo ministro canadese Mark Carney, il presidente Trump ha detto della guerra in Ucraina: “Vado molto d’accordo con Putin e pensavo che sarebbe stata… Sono molto deluso da lui perché pensavo che sarebbe stata una questione facile da risolvere, ma si è rivelata forse più dura del Medio Oriente”.
Dal Cremlino arrivano messaggi contrastanti. “Purtroppo, dobbiamo ammettere che il forte slancio di Anchorage a favore del raggiungimento di accordi si è in gran parte esaurito”: a dichiararlo – ricordando l’incontro sul tappeto rosso del 15 agosto scorso, quando i due numeri uno di Mosca e Washington si sono incontrati in Alaska – il viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov. Con i media statali russi si è lamentato del “risultato delle azioni distruttive degli europei”. Oltre alla manifesta impazienza di Trump che si dice frustrato e deluso dall’omologo russo, nella Federazione aspettano di ascoltare attentamente la decisione definitiva della Casa Bianca sull’invio di missili da crociera a lungo raggio Tomahawk: la luce verde ai razzi da crociera, rendono noto gli alti papaveri russi, porterà “un livello completamente nuovo di escalation”. Se per Ryabkov “la struttura di relazioni che si è incrinata ora sta crollando. E la colpa è degli americani”, per il consigliere per la politica estera del Cremlino, Yury Ushakov, i colloqui con gli Usa sono ancora in corso e lo slancio negoziale non è svanito. Ieri, con una dichiarazione che contraddiceva quella del viceministro, ha parlato di “intesa sostanziale” e collaborazione costante: “Le intese e gli accordi raggiunti ad Anchorage potrebbero non piacere a tutti”.
Lo stallo diplomatico si avvita a un disaccordo nucleare. Nel contesto delle tensioni attuali si legge la scelta della Duma che ha approvato mercoledì scorso la proposta di ritiro dall’Accordo di gestione e smaltimento del plutonio – un patto firmato nel 2000 tra Mosca e Washington che mirava a ridurre le scorte (per uso militare) accumulate per migliaia di testate nucleari (un documento che obbligava entrambi i Paesi a smaltire almeno 34 tonnellate di materiale ciascuno). La decisione è spiegata in parte da una nota che si legge nel disegno: “Gli Stati Uniti hanno adottato una serie di nuove misure anti-russe che modificano radicalmente l’equilibrio strategico prevalente al momento dell’accordo e creano ulteriori minacce alla stabilità strategica”. È stato ancora Ryabkov a notare che a causa del conflitto in corso oggi “nessuna delle condizioni può essere soddisfatta, dato che la situazione è cambiata radicalmente”. Ma, riferiscono alcuni funzionari della Duma a microfoni aperti, che “se gli Usa si comporteranno bene, potremo tornare a prendere in considerazione questo accordo”. Perché prima che diventi legge, il ritiro ha bisogno della firma del presidente Putin.
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