Neonato morto sul balcone, cosa sappiamo: la gravidanza tenuta nascosta, il corpicino in un secchio
- Postato il 31 gennaio 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Le grida disperate riecheggiano tra i palazzi popolari della periferia nord-est di Sesto San Giovanni, rompendo la quiete del mattino. Sono le urla di una sedicenne, sola con un segreto che non ha mai avuto il coraggio di svelare. I vicini, allarmati, chiamano i soccorsi. Quando i sanitari e i carabinieri arrivano, scoprono che la ragazza ha appena partorito. Lei stessa indica il piccolo senza vita, avvolto in un asciugamano e lasciato in un secchio sul balcone.
Aborto spontaneo o parto naturale?
Ambulanza e automedica, insieme a due pattuglie dell’Arma, giungono rapidamente sul posto. La ragazza viene trasportata in ospedale per ricevere le cure necessarie, mentre gli investigatori iniziano a raccogliere le prime testimonianze. In casa con lei c’era solo la madre, che, sconvolta, cerca di ricostruire l’accaduto. La procura dei minori e quella di Monza, sotto la direzione di Claudio Gittardi, avviano immediatamente le indagini. Il magistrato incaricato, Michele Trianni, attende il risultato dell’autopsia per chiarire se si tratti di un aborto spontaneo o se il neonato sia nato vivo e poi deceduto per complicanze. Nessuna ipotesi viene esclusa.
Chi è la ragazza?
La sedicenne proviene da una famiglia di origine balcanica e fede islamica. Il padre è muratore, la madre casalinga. Entrambi dichiarano di non aver mai sospettato la gravidanza della figlia. Secondo le prime ricostruzioni, la ragazza avrebbe partorito in solitudine nel bagno di casa, mentre la madre sarebbe accorsa solo dopo aver sentito le sue urla. Gli inquirenti vogliono capire se la giovane abbia nascosto la sua condizione a tutti o se si sia confidata con qualcuno.
Una gravidanza nascosta?
I vicini dello stabile Aler, un tempo abitato da operai delle acciaierie Falck, dicono di non aver mai notato nulla di insolito. La famiglia è descritta come “perbene e rispettata”. Anche il Comune di Sesto San Giovanni non ha segnalazioni di difficoltà economiche o sociali. Una residente racconta di aver visto “la madre e la ragazza salire sull’ambulanza, seguite dai carabinieri”. Nessun comportamento sospetto era stato mai notato nella giovane, che frequentava il cortile con il fratello e vestiva come le sue coetanee. La madre, pur portando il velo, non si era mai isolata dalla comunità. Non emergono, dunque, segnali di un ambiente oppressivo o di un disagio evidente. Nessuno, né in famiglia né tra amici e conoscenti, sembra aver percepito il peso che la ragazza ha portato dentro di sé fino al tragico epilogo.
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