Neonata Cosenza – L’allarme, i posti di blocco ovunque e poi il ritrovamento. I rapitori stavano festeggiando
- Postato il 22 gennaio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Una neonata di appena un giorno rapita da una donna che si è finta infermiera per farsi consegnare la bambina dalla madre e dalla nonna. Un video riprende la scena della piccola tenuta in braccio dalla finta puericultrice mentre si allontana indisturbata dalla clinica “Sacro Cuore”, al centro di Cosenza. In particolare, dalle immagini, registrate da una telecamera interna della clinica, si vede ciò che è successo nel corridoio della struttura: la donna con le treccine si avvicina a un ovetto da neonato, raggiunta subito dopo da un uomo con un cappellino in testa. I due cercano di mettere la piccola nell’ovetto ma non riuscendovi si allontanano, lei con la bambina in braccio e lui con l’ovetto in mano.
La piccola non viene riportata in stanza. La madre e la nonna si preoccupano, chiedono informazioni alle infermiere del reparto e scoprono il rapimento. Scatta, quindi, l’allarme e seguono attimi di ansia e paura. Ma anche di ricerche. Attorno alla clinica, centinaia di persone si ritrovano per stare vicine ai familiari e ai genitori della neonata che hanno già un figlio di 6 anni. Momenti di terrore per la madre e per il padre, un dipendente della Conad. Nel giro di pochi minuti i social e i siti dei giornali locali sono pieni della foto con l’invito a mettersi in contatto in caso di avvistamento. La città dei Bruzi viene blindata: il questore di Cosenza Giuseppe Cannizzaro dispone posti di blocco ovunque. I telefoni impazziscono e sui canali di messaggistica circola il video del rapimento ma pure un filmato dove si sente l’applauso alla polizia registrato all’esterno della casa di cura. Dopo tre ore, Sofia viene ritrovata. È a Rende, all’interno di un’auto intercettata a pochi chilometri da Cosenza dove sono residenti i due rapitori fermati dalla Squadra mobile.
Una serata di follia, che ha tenuto in apprensione un’intera città, con un lieto fine in cui nella cronaca del rapimento lampo di una neonata trova spazio una storia degna di un reparto di psichiatria. In manette sono finiti due coniugi, gli stessi soggetti ripresi dalle telecamere di videosorveglianza della casa di cura. Si tratta di Rosa Vespa, di 51 anni di Castrolibero, e Aqua Moses, un senegalese di 43 anni. Sul profilo Facebook di lei, l’8 gennaio compare un post, condiviso con il marito, e accompagnato dalla foto di due manine che lasciano intendere la nascita del bambino della coppia: “Dopo tanta attesa – si legge nel post di Rosa Vespa – il nostro miracolo è arrivato! Alle ore 20 di oggi è nato Ansel. Mamma e Papà ti amano!”.
Centinaia di commenti di auguri ai quali, oggi, appresa la storia, si aggiungono quelli di marcire in galera: “Spero che in carcere. – si legge in un commento – ad entrambi ve la faranno pagare e vi faranno vivere un incubo senza mai fine”. “Buttate le chiavi”. “Ladri di bambini”. In sostanza, i due fermati hanno simulato una gravidanza per nove mesi conclusa con il parto la settimana scorsa e l’arrivo di un bambino, Ansel, che in realtà non è mai esistito. E non è un caso che la neonata, rapita martedì pomeriggio, quando è stata trovata dai poliziotti era già vestita come un maschietto.
Il motivo gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Antonio Bruno Tridico, lo hanno scoperto andando a perquisire l’abitazione della coppia dove, erano in corso i festeggiamenti dei familiari, con tanto di banchetto, per la nascita del bambino. I parenti, ovviamente, erano ignari del rapimento che sarebbe servito, nelle intenzioni di Rosa Vespa e Aqua Moses, per continuare la sceneggiata. Una sceneggiata che, per i genitori della bimba, è stato un incubo concluso un lungo applauso per l’arrivo in tarda serata, alla casa di cura “Sacro Cuore”, dell’ambulanza con dentro la neonata rapita in braccio a un poliziotto che l’ha consegnata alla madre e al padre prima di recarsi in ospedale dove la piccola è stata sottoposta a controlli per verificarne le condizioni ed accertare che non abbia subito alcun problema.
“Mi state scrivendo in migliaia, da ogni parte dell’Italia – si legge in un post pubblicato stamattina dalla madre – vorrei rispondere singolarmente a tutti ma non riesco. Questa è la nostra famiglia che ieri sera si stava sgretolando in mille pezzi. Le forze dell’ordine hanno fatto un lavoro eccezionale, mentre io avevo perso le speranze un’intera città anzi Regione si è bloccata per cercare la nostra bambina. Non penso che riuscirò mai a superare questa cosa, ma il lieto fine è che Sofia sta bene. Grazie, grazie, grazie a tutti. Vorrei abbracciare ogni singola persona. Una mamma e un papà che ieri sono morti e risorti”.
Intanto continuano le indagini della Procura di Cosenza, diretta da Vincenzo Capomolla. Il pm Tridico ieri sera si è limitato a dire: “Caso risolto. Siamo contenti”. Ma è chiaro che restano tanti punti interrogativi ai quali l’inchiesta della Squadra mobile dovrà dare una risposta. A partire da come è stato possibile, per Rosa Vespa introdursi all’interno della clinica e, fingendo di essere un’infermiera, rapire la neonata. E come è stato possibile, per la coppia di rapitori, simulare una gravidanza per nove mesi e una nascita, senza che nessuno, familiari inclusi, si accorgesse di nulla? Cosa sarebbe successo se Sofia non fosse stata ritrovata dopo tre ore, invece, fortunatamente rimarrà un mistero. Ma è chiaro che non è solo una brutta storia di cronaca.
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