“Nelle sigarette elettroniche più metalli tossici che in 20 pacchetti tradizionali. Così i giovani rischiano il cervello e i polmoni”. Lo studio choc dell’Università della California

  • Postato il 18 agosto 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Erano state presentate come uno strumento efficace per smettere di fumare, in realtà le sigarette elettroniche si stanno rivelando forse ancora più pericolose, soprattutto per i più giovani, che spesso iniziano a vaporizzare senza aver mai toccato una sigaretta convenzionale. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista ACS Central Science ha infatti rivelato che alcuni modelli usa e getta di e-cig rilasciano livelli pericolosamente elevati di metalli tossici, in quantità che in certi casi superano addirittura quelle dei pacchetti di sigarette tradizionali.

Elevate quantità di metalli pesanti

Un team dell’Università della California, a Davis, guidato dal professor Brett Poulin, ha analizzato sette modelli monouso di tre marchi popolari: Esco Bar, Flum Pebble ed ELFBAR. I risultati sono stati inquietanti: i dispositivi rilasciano piombo, un metallo neurotossico, ma anche nichel e antimonio, sostanze classificate come potenzialmente cancerogene. Mark Salazar, del laboratorio di Poulin e primo autore dello studio, ha spiegato: “Quando ho visto per la prima volta le concentrazioni di piombo, erano talmente alte che ho pensato che il nostro strumento di misurazione fosse rotto”. Alcuni dispositivi producevano una quantità di piombo in un solo giorno superiore a quella contenuta in 20 pacchetti di sigarette classiche. Inoltre, nei vapori sono state riscontrate tracce consistenti di nichel (che può danneggiare i polmoni e causare forme tumorali) e antimonio, una sostanza legata a diversi rischi per la salute umana.

Fanno peggio le sigarette elettroniche monouso

La situazione appare più grave soprattutto con i dispositivi monouso: i ricercatori hanno osservato che i metalli tossici provengono in parte dal liquido stesso, ma anche da componenti interni del dispositivo che rilasciano sostanze chimiche durante l’uso. “I risultati evidenziano un rischio nascosto nei nuovi modelli elettronici usa e getta, con livelli pericolosi di piombo, nichel e antimonio”, ha dichiarato il gruppo di ricerca.

Le aziende si difendono

Tuttavia, non sono mancate le reazioni delle aziende coinvolte dopo la pubblicazione dello studio. Un portavoce di ELFBAR ha contestato le conclusioni, sostenendo che i dispositivi analizzati non sarebbero autentici e ricordando che l’azienda ha sospeso le esportazioni verso gli Stati Uniti nel 2023, a causa di una controversia legale sul marchio. In ogni caso, gli autori dello studio sottolineano l’urgenza di regolamentare meglio il mercato delle e-cig, che si sta sviluppando più velocemente delle ricerche scientifiche.

Il parere dell’esperto

“Lo studio rientra in quel filone di ricerca che già da anni segnala la presenza di sostanze tossiche nelle sigarette elettroniche – spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Biagio Tinghino, Direttore della Scuola Nazionale di Formazione della Società Italiana di Tabaccologia -. Nel 2014 era stato Goniewicz a confrontare le sostanze tossiche presenti nelle sigarette elettroniche con quelle del tabacco fumato. Nel corso degli anni altri dati hanno confermato le prime misurazioni.
Il tema è di fatto complesso. Numerosi veleni sono assenti o presenti in concentrazioni molto basse nelle e-cig, come per esempio il monossido di carbonio (che si sviluppa dalla combustione delle foglie di tabacco fumato), la formaldeide, l’acroleina, diversi cancerogeni come le nitrosammine UUU, NNK”.

Qual è il rovescio della medaglia?

“Per contro, c’è la presenza di metalli pesanti, alcuni molto pericolosi. Sappiamo che argento, nickel e cromo sono più alti nelle sigarette elettroniche rispetto alle sigarette tradizionali. Il cromo, il nickel e il cadmio sono cancerogeni accertati. Di fatto, le e-cig, in meno, hanno solo il cadmio, mentre in proporzioni diverse sono presenti altri metalli pesanti”.

Da cosa dipende questa elevata presenza di piombo riscontrata nello studio di Salazar?

“Molto probabilmente è legata al tipo di dispositivo, usa e getta, in particolare al riscaldamento delle batterie. Sarebbe però un errore fermarsi a una discussione tossicologica. Il vero nodo strategico è capire se le sigarette elettroniche vengano usate per smettere di fumare, o invece sono diventate un veicolo per traghettare i giovani verso la dipendenza da nicotina”.

Aiutano, ma solo a certe condizioni

Come si presenta realmente la situazione?
“Negli studi clinici, ossia negli ambiti dove questi dispositivi sono strumenti gestiti da sanitari esperti, le sigarette elettroniche si sono rivelate efficaci nell’aiutare i fumatori a smettere. Il motivo è semplice: sono utilizzati come sostituti della nicotina e poi ridotti gradualmente fino a raggiungere l’astensione da ogni derivato del tabacco. Ma questo avviene attraverso un percorso guidato, che vede momenti di sostegno comportamentale, oltre che l’uso dei dispositivi. Ma fuori dalla sperimentazione, nella quotidianità del fai-da-te, le cose sono molto diverse”.

Eppure le e-cig sono state introdotte proprio per fare smettere di fumare.
“Era l’obiettivo di Hon Lik, il farmacista cinese che inventò le sigarette elettroniche, ma è un miraggio. Gli studi di Wang nel 2021, di Chen nel 2022 e poi di Gorini, in Italia, hanno dimostrato che la percentuale di cessazione dal fumo, se le sigarette elettroniche sono usate senza assistenza sanitaria, è identica a chi non usa niente e prova solo con la buona volontà”.

Rischi all’orizzonte

Quali altri rischi comporta fumare sigarette elettroniche e magari continuare con quelle tradizionali?
“Il consumo duale può essere ancor più pericoloso del solo fumo tradizionale. Chi pensa che questi dispositivi possano aiutare almeno a ridurre il numero di sigarette, e ciò si traduca necessariamente in un guadagno di salute, potrebbe fare male i conti. Studi recenti mostrano infatti che l’uso combinato di e-cig e tabacco fumato aumenta fino al 40% il rischio di malattie respiratorie e cardiache rispetto a chi consuma solo sigarette tradizionali. La soluzione è non usare alcun derivato del tabacco e smettere completamente di fumare”.

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