Nella terra Tessalonica l’antico respira il tempo e la storia è frammenti di vissuto

Pierfrano Bruni

Salonicco. Antica geografia Tessalonica. Gli dei sono diventati mito. Il mondo Egeo si ascolta. Si sente si percepisce. Per un mediterraneo che ha sempre raccontato i mari e i luoghi della Magna Grecia attraversare, se pur per alcuni giorni, questo Tempio della memoria è abitare l’impasto del tempo che è nuvola fuggente e della storia diventata soltanto archeologia.


Un mondo bizantino in un Occidente che ha i profili in dettagli di mosaico e di frammenti che recitano il suono del mare e i colori del cielo tra il bianco e l’azzurro. Qui ciò che si considera mistero si intreccia ancora di più nei costumi macedoni.
Cammino tra i lunghi viali. Sosto nella piazza. Le donne di queste parti hanno una ortodossia atavica in un cielo di azzurro e di bianco. Quartieri in disuso. Giochi di infanzia con collane e bracciali che hanno gli occhi della luna e lo sguardo da accenti che hanno echi di assonanze.

Nulla di quell’Oriente che pur ondeggia nel vento che viene dal mare. Un intreccio deposita nel ricordo del silenzio non assordante.
Di sera si cammina in solitudine e i sorrisi dei ragazzi hanno il nero nelle pupille
Sono qui per un altro viaggio ancora. Ancora a ripetere partenze e ritorni. Per conoscere o soltanto per dimenticare anni vissuti all’ombra della mia isola. Isole tra isole?
Ulisse non si ascolta. Omero è ancora cieco. Achille è ritornato tra le braccia della madre. Le madri hanno l’anfora cucita nel sangue e sanno che sono la vita e la morte. I padri non hanno sorrisi. Eppure è solare l’onda che batte sul lungomare nelle ancorate navi in attesa di prendere l’altura.
Anche qui piove. Pioggia calda che osservo seduto con il mio solito sigaro acceso tra le labbra. Le ore scorrono veloci. Un’ora in più. Il meridiano traccia gli arcobaleni. Ancora una metà. Ancora un ritorno.
Non c’è alcun tempo vissuto se non diventa tempo perso nella malinconia delle mani. Il vecchio resta vecchio. Il moderno ha bisogno del vecchio per capire. Se non ci fossero stati gli dei neppure io sarei qui. Questa terra e questo mare. Nella terra Tessalonica l’antico respira il tempo e la storia è frammenti di vissuto di grecità profonda.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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