Nella neve e nella nebbia delle Ardenne fallisce l'ultima offensiva di Hitler 

  • Postato il 16 dicembre 2024
  • Di Agi.it
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Nella neve e nella nebbia delle Ardenne fallisce l'ultima offensiva di Hitler 

AGI - Quel piano segretissimo l'aveva voluto Adolf Hitler in persona, fidandosi del suo istinto e del suo potere assoluto. I generali della Wehrmacht avevano avversato in ogni modo l'idea di una controffensiva su vasta scala nelle Ardenne per ricacciare in mare gli Alleati, perché la Germania non aveva più la forza per vincere quella guerra; ma la casta militare tedesca, dall'attentato del 20 luglio 1944, era apertamente avversata dal Führer, che le imputava i rovesci e la freddezza nei confronti del suo “genio” di ex caporale. E così all'alba del 16 dicembre 1944 i tedeschi scatenavano l'ultima offensiva su vasta scala della seconda guerra mondiale attraverso la foresta delle Ardenne, cogliendo completamente di sorpresa gli americani, e sbaragliando inizialmente le loro linee. Hitler aveva fatto dislocare segretamente tre armate lungo 120 chilometri, con 350.000 uomini, 2.000 cannoni e oltre mille panzer. Il colpo avrebbe potuto essere letale se si fossero verificate due condizioni imprescindibili: il rispetto del cronoprogramma e la presa dei depositi americani di carburante per consentire ai panzer la loro marcia devastante e la manovra a tenaglia per tagliare in due l'esercito alleato. Era un azzardo, e gli strateghi della Wehrmacht lo sapevano bene. 
 


Una tempistica stringente e la mancanza di benzina per i panzer 
 

Hitler aveva lanciato l'idea della controffensiva il 19 agosto, ipotizzando che il periodo migliore sarebbe stato novembre, quando le avverse condizioni meteo avrebbero vanificato la schiacciante superiorità aerea angloamericana e rallentato la manovra a terra. Confidava inoltre su altri due fattori: il precedente del disastro dell'Operazione Market Garden con cui gli Alleati speravano di chiudere la guerra entro Natale, e la loro convinzione che la Germania non avesse più un esercito tale da poter sferrare un attacco. Il che era anche vero, perché Hitler aveva in mente di costituirlo attingendo a piene mani dal fronte orientale già in procinto di crollare, ai soldati-ragazzini della Hitlerjugend, ai veterani della territoriale, ma soprattutto alle sue motivate e temibili SS. Il 24 ottobre il Maresciallo Gerd von Rundstedt era stato richiamato in servizio, ma senza informarlo del piano della controffensiva nelle Ardenne, e così il generale Walter Model, genio nell'utilizzo delle truppe corazzate, che Hitler chiamava «mein bester Feldmarschall»: il migliore tra tutti. Si assumerà lui l'incarico di portare alla fase esecutiva il piano “Wacht am Rhein”. Il 9 ottobre il Maresciallo Alfred Jodl aveva informato Hitler che erano state assemblate una trentina di divisioni, ma mancavano 17.000.000 di litri di carburante e 50 treni di munizioni di vario tipo.  L'11 arriva il via libera al piano. L'obiettivo da raggiungere è il porto di Anversa, da cui gli Alleati dipendono per i rifornimenti, e senza il quale gli eserciti angloamericani, spezzati in due tronconi dalla manovra d'attacco tedesca, devono giocoforza ritirarsi e reimbarcarsi. Hitler accarezza l'idea di una seconda Dunquerque, e avvampa di furore quando il 24 ottobre su Aquisgrana viene ammainata la bandiera con la svastica: è la prima città tedesca caduta. Proprio in questo settore andava operato lo sfondamento. In 50 chilometri due armate corazzate avrebbero dovuto mettere fuori combattimento la 9ª divisione corazzata americana, tenuta in seconda linea, e tre di fanteria. 
  


La serie di rinvii e poi un travolgente effetto-sorpresa nella fase iniziale 
  

Da due giorni erano stati consegnati i piani “Wacht am Rhein”, e il 3 novembre Jodl dirama le istruzioni ai comandi d'armata. Rundstedt dice subito che l'operazione non può riuscire. perché non c'erano le forze necessarie a garantire la spinta e lo sfondamento, quindi mancava proprio la possibilità di vittoria. Model e Manteuffel, sollecitati da Rundstedt, sono dello stesso avviso, e allora i tre elaborano un secondo piano, più limitato ma più realistico e fattibile, inoltrato all'OKW: la 6ª armata corazzata SS di Sepp Dietrich avrebbe dovuto aggirare da sud Aquisgrana e stabilire una testa di ponte nei pressi di Liegi, in maniera tale di risucchiare le forze americane convincendole di trovarsi di fronte all'obiettivo principale dell'offensiva, mentre la 5ª armata corazzata del generale Hasso von Manteuffel avrebbe dovuto attraversare le Ardenne muovendo dall'Eifel verso Namur e attestarsi. Era prevista in un secondo momento la conversione congiunta a nord, eludendo le difese alleate, e solo in caso di sfondamento l'attacco tedesco sarebbe stato portato su Anversa, altrimenti si sarebbe limitato alla distruzione di una ventina di divisioni americane. Hitler vuole invece tutta la posta in gioco. L'offensiva è fissata per il 27 novembre, ma il tempo non basta per i preparativi, poi al 10 dicembre, al 15 e infine al 16. L'attacco tedesco sgretola nella prima fase le difese alleate, ma non le annienta. In un secondo tempo, cioè dopo tre o quattro giorni al massimo, sarebbe dovuta entrare in lizza la 15ª armata a nord di Aquisgrana, verso Maastricht, col XII Corpo d'armata SS posto agli ordini della 7ª armata di Blumentritt, con un attacco convergente su Maastricht. Le SS avranno il tempo di macchiarsi di crimini di guerra trucidando a Malmédy soldati americani che si erano arresi e massacrando civili inermi. La parallela Operazione Grifone ideata e comandata dal tenente colonnello SS Otto Skorzeny, che ha costituito una fantomatica 150° brigata costituita da 44 tedeschi che parlavano perfettamente l'americano e che indossavano divise americane, intanto, seminava il caos dietro le linee alleate. Fallisce l'Operazione Astore, ultimo lancio dei paracadutisti tedeschi della seconda guerra mondiale, che già il comandante colonnello Friedrich von der Heydte aveva definito irrealizzabile. 
  


La reazione americana e la preghiera di Patton a Dio per avere bel tempo 
  

Ma la tempistica di “Wacht am Rehein” non può essere rispettata perché gli americani, dopo lo sbandamento, hanno reagito con vigore. Il loro miglior generale, George Patton, guida un deciso contrattacco che prima assorbe lo slancio tedesco, poi lo frantuma, vanificandolo. Bastogne, pur cinta d'assedio, non si arrende. Patton ordinerà al suo cappellano militare di scrivere una preghiera affinché Dio sgomberi il cielo da nuvole, nebbia e neve per consentire ai suoi aerei di attaccare i carri armati e la fanteria nemica: sarà esaudito. Raramente i tedeschi sono riusciti a impadronirsi per tempo dei depositi di carburante, vitali per i panzer: niente benzina, niente avanzata. Le due condizioni aleatorie che rendeva perplessi e scettici gli strateghi della Wewhrmacht non si erano verificate e l'offensiva era fallita dopo pochi giorni. Il 16 gennaio le sorti della battaglia sono irreversibilmente decise a favore degli alleati. I tedeschi perdono nell'inutile e costosissima offensiva delle Ardenne quasi metà delle forze impiegate pari a 23 divisioni: 120.000 uomini, oltre 600 tra panzer e mezzi corazzati, ma le perdite americane sono di 80.000 soldati e 700 carri armati fuori combattimento. Solo che la Germania col “colpo di coda di Hitler” ha esaurito le riserve e non potrà più opporsi né alla marea alleata a ovest né all'Armata Rossa a est.

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Autore
Agi.it

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