Nel segno oltre le parole: in ricordo di Giorgio Lo Feudo
- Postato il 30 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Nel segno oltre le parole: in ricordo di Giorgio Lo Feudo
Ci lascia Giorgio Lo Feudo, stimato professore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria. Gli studenti lo ricordano e lo salutano in questo momento di forte tristezza.
Caro professor Lo Feudo,
la notizia è arrivata come una parola che non trova posto nel discorso. Lei non c’è più: “scomparso improvvisamente” diceva il giornale pochi minuti fa. Leggendo, abbiamo pensato subito a lei, al suo modo di raccontarci il testo come un mondo da attraversare, al «come ti senti?» prima dell’esame, al suo ricordarsi sempre di tutti, sorridendo e salutando con una battuta di spirito sempre sulle labbra.
Lei diceva che leggere non è solo capire, ma ascoltare, che dietro ogni parola c’è sempre una storia. Ci ha insegnato la semiotica del testo, ma oggi sentiamo di aver imparato molto di più da lei.
Ricordiamo quando, durante una lezione, ci disse che un testo è vivo solo se qualcuno si prende la responsabilità di leggerlo davvero. E oggi, professore, sentiamo di doverle restituire quella stessa lettura. Di ripensare alle sue lezioni e ai suoi insegnamenti come un testo che continua a parlarci, con le sue pause, le sue sottolineature e le sue digressioni. Ricordiamo ancora quando ci disse che per capire come funziona un testo dovevamo scrivere e non solo studiare. Così ci fece portare fogli, matite e niente computer. Com’è stato bello scrivere tutti insieme con solo il suono della grafite sulla carta a riempire l’aula. All’inizio eravamo tutti timidi ma riuscii a metterci così tanto a nostro agio, da fare a gara a chi leggeva prima la sua storia ridendo ed allo stesso tempo imparando i fondamenti che portiamo ancora con noi.
Caro professore, oggi ci resta solo un po’ di malinconia, ma anche una gratitudine profonda. Come ci ha insegnato lei, i segni non scompaiono, come un testo che si rilegge, ogni volta, in modo nuovo. In egual modo l’essenza dei professori non svanisce con il tempo, ma continua a vivere nei suoi studenti, come un’eco gentile che continua ad insegnare. Lei è uno di quei segni che continueremo a leggere.
Ci stringiamo alla sua famiglia, ai suoi colleghi e agli studenti che come noi sono cresciuti grazie alla sua guida. Che la terra le sia lieve, Professore.
Con gratitudine, i tuoi studenti.
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RIPERCORRIAMO INSIEME I SUOI TRAGUARDI ACCADEMICI
La comunità accademica e gli studenti dell’Università della Calabria piangono oggi la scomparsa del professore Giorgio Lo Feudo, docente di Filosofia del Linguaggio del Dipartimento di Studi Umanistici. Intellettuale e appassionato di barca a vela, Lo Feudo è stato un docente molto apprezzato che ha profondamente segnato l’ambito della semiotica e della linguistica con i suoi studi, le sue ricerche e la formazione di studenti universitari.
Gli studenti testimoniano: «Giorgio Lo Feudo non era solo un docente preparato, ma anche un uomo generoso, dedito, rispettoso, disponibile, sempre pronto a offrire il massimo supporto ai suoi studenti, che lo ricordano soprattutto per la sua umanità»
Formatosi proprio nell’Ateneo nel quale ha poi intrapreso la sua trentennale carriera di professore associato, la produzione scientifica di Lo Feudo ha attraversato temi come l’identità dei segni, il rapporto tra linguaggio e pensiero e le ambiguità della comunicazione.
Tra le sue ricerche più significative ricordiamo l’ultima, “La verità inveritiera”, un saggio che indaga il legame tra simboli e realtà. Pubblicato proprio lo scorso 2 luglio, Lo Feudo lo ha definito simpaticamente sul suo profilo Facebook come “la sua nuova fatica”.
Il professore Lo Feudo lascia il ricordo di una mente importante e insegnamenti che hanno saputo accendere il pensiero critico di generazioni di studenti. La sua scomparsa lascia un vuoto difficile da colmare non solo in ambito accademico e umano, ma il suo lavoro continuerà a vivere nella ricerca e nella memoria di molti studenti e studentesse.
Il Quotidiano del Sud.
Nel segno oltre le parole: in ricordo di Giorgio Lo Feudo