Nel giorno di Sinner, è passata in Europa la linea morbida, con Trump si tratta, perché è la sola speranza
- Postato il 14 luglio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Nel giorno di Sinner, è passata in Europa la linea morbida, quella cara a Ursula Von der Leyen ed anche a Giorgia Meloni. Guerreggiare ora, prima dell’inizio di agosto, sarebbe stato da irresponsabili.
Voleva dire perdere al cento per cento con conseguenze catastrofiche per il vecchio continente e il nostro Paese. Un conflitto commerciale che aveva già un destino ancor prima di nascere. Molti dei 27 volenterosi si sono detti d’accordo con questa linea.
Tranne Emmanuel Macron, sempre lui, che voleva e vuole usare il braccio di ferro contro Trump. In un certo modo lo si può comprendere: messo in un angolo dalla Francia, il premier dell’Eliseo cerca in tutte le maniere di sopravvivere, anche se le sue iniziative sono paradossali.
Allora, facciamolo cuocere nel suo brodo e andiamo avanti nella speranza che “Re Donald” venga a più miti consigli. Imporre dazi al trenta per cento, vorrebbe dire sferrare un colpo da KO a Bruxelles, forse metterla in ginocchio per diversi anni, se non per sempre.
A che pro sarebbe il caso di chiedersi e di chiedere a Trump? In questa maniera potrebbe far male anche a se stesso, cioè agli Stati Uniti che vedrebbero arrivare sempre meno dal vecchio continente quei “beni” che gli americani amano alla follia. Il vino, l’olio, il parmigiano, la mozzarella diventerebbero quasi proibitivi, privilegio per le classi molte ricche.
Un esempio su tutti: il parmigiano costerebbe ottanta dollari l’etto. Trump si è posto un simile interrogativo e si rende conto del danno che arrecherebbe alla tavola di milioni di persone che vivono nel suo stesso Paese?
Rimangono i nemici di sempre per noi che abitiamo in questa magnifica Nazione chiamata Italia. Sono tricolori certo, ma pur di osteggiare il governo Meloni sono pronti a tifare per Donald e sperano che alla fine sia lui a vincere.
Perchè? Per dimostrare che l’odierno esecutivo fa acqua da tutte parti e sta portando il Paese alla rovina. L’economia traballa, la scuola va avanti a tentoni, la sanità meglio non parlarne se per un esame anche urgente si debbono aspettare mesi.
Chi fa il tifo per i dazi di Trump

Ragione per cui, ci si mette di traverso e si fa il tifo per l’aumento dei dazi. Se il bilancio va ramengo, se molte famiglie rischiano di entrare nella povertà assoluta forse non è importante secondo l’opposizione.
Il primo obbiettivo è far cadere la triplice alleanza e tornare al potere culturale e politico. Insomma, una manna dal cielo per chi non sopporta più il fatto di aver dovuto lasciare ad altri la poltrona di Palazzo Chigi.
La maggior parte dei paesi europei la pensa diversamente, per fortuna. È dell’avviso che bisogna andare avanti uniti, ma con i nervi saldi. Perché rompere un’amicizia che dura da molti anni, dalla fine della seconda guerra mondiale? Perchè inimicarsi un Paese che con il piano Marshall, permise all’Italia di diventare quello che è oggi?
Ecco la ragione per la quale Ursula e molti altri sono convinti che da qui agli inizi del mese di agosto bisogna negoziare. Trattare, dunque, non inginocchiarsi e baciare la pantofola di Trump (l’espressione è di Elly Schlein).
Essere amici degli Stati Uniti (come lo è la Meloni) non vuol significare essere schiavi e prendere solo ordini dalla Casa Bianca. Vuol dire trovare un accordo che sia positivo per tutti. Se poi, non si riuscirà a raggiungerlo per incomprensione o per superbia, solo allora l’Europa avrà il diritto di contrattaccare e sferrare i propri colpi, “dimostrando la forza che avremo per far valere le nostre ragioni” (parole di Giorgia). Saranno oltremodo deboli? Staremo a vedere, non fasciamoci la testa prima di essersela rotta.
Come lo è senza dubbio quella dei fratelli Elkann – Agnelli che dovranno versare 175 milioni di euro all’Agenzia delle entrate. Inoltre, per la parte penale, si parla di servizi sociali, proprio come avvenne a Silvio Berlusconi. L’avrebbero mai immaginato gli operai di una delle più famose fabbriche automobilistiche europee?.
La gloria di Sinner
Sarebbe assurdo dimenticare oggi uno sportivo che ha dato all’Italia un titolo che non aveva mai raggiunto: essere il numero di Wimbledon, il regno mondiale del tennis. Vincere sull’erba di Londra vuol dire entrare nella storia di questo sport. Jannik Sinner lo ha fatto con quella classe che tutti gli riconoscono.
Ma anche quella signorilità che dovrebbe essere un must per gli atleti. “Ladies and gentlemen, from Italy”…… Parole che non dimenticheremo mai e che per i vecchi come noi, suonano come i violini stradivarius. Grazie, ventenne dai capelli rossi.
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