Nel cuore dell’Alto Egitto scoperto un santuario perduto: riemerge un tesoro copto con pareti affrescate

  • Postato il 26 maggio 2025
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  • Di SiViaggia.it
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Ci sono luoghi in cui sono custoditi tesori millenari che tendono a riaffiorare ad ogni scavo archeologico. È il caso dell’Egitto, dove per secoli la società ha costruito meraviglie, tombe, piramidi e tanto altro. Proprio durante uno scavo ad Asyut è stato ritrovato un edificio copto datato VI secolo.

L’edificio copto del VI secolo scoperto ad Asyut

Ad Asyut, nella località di Minqab una missione archeologica dell’Alto Egitto ha portato alla luce un edificio copto risalente al VI-VII secolo d.C. La costruzione, in mattoni crudi e rivestita di malta bianca, si articola su due livelli: quello superiore presenta tre sale parallele e due stanze, mentre quello inferiore, raggiungibile da una scala in discesa, si compone di tre celle disposte anch’esse in parallelo, seguite da due ambienti abitativi. La struttura sembra raccontare una vita monastica o comunitaria, dove il tempo veniva scandito da preghiera e contemplazione.

Nel livello inferiore, tra le reliquie ritrovate, spiccano vasi in terracotta di diverse forme e dimensioni, alcuni incisi con lettere copte, anfore e pietre scolpite. E poi un’epigrafe funeraria dedicata a un santo, il cui nome e data di morte sono riportati in un’elegante scrittura: un fregio decorato con un’antilope e un leone completa il quadro, portando con sé echi di un simbolismo antico.

Perché questa scoperta è importante

Dietro la bellezza evidente di questa scoperta, c’è una rilevanza storica e culturale profonda. Le strutture e i dipinti rinvenuti ad Asyut rappresentano una rara testimonianza della presenza cristiana copta in un periodo ancora poco documentato: il VI e VII secolo d.C., epoca di transizione tra l’Impero bizantino e l’arrivo dell’Islam in Egitto.

La scoperta si rivela un vero e proprio tesoro archeologico; il sito di Minqab, già noto negli anni ’60 si è rivelato un archivio di arte e spiritualità che non smette di stupire. In una nota ufficiale, il dottor Muhammad Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha sottolineato come le caratteristiche architettoniche e i suoi affreschi siano da considerare un prezioso spaccato della vita spirituale e artistica copta. Infatti, ogni simbolo e ogni dettaglio altro non è che una traccia lasciata e che oggi arriva a noi pronta per essere studiata.

Il valore di questi ritrovamenti risiede anche nel contesto attuale: in un’epoca in cui le radici culturali rischiano di dissolversi, riscoprire le voci del passato significa rafforzare l’identità collettiva. Significa ricordare che l’Egitto va oltre piramidi e faraoni, ma che qui erano presenti monasteri nascosti, santi dimenticati e forme d’arte che sanno parlare ancora oggi con voce limpida.

La missione continua i suoi scavi, animata dal desiderio di restituire al mondo intero una storia silenziosa ma potente. Forse, tra le sabbie di Minqab, giacciono ancora affreschi non rivelati, reliquie che aspettano solo di essere toccate dalla luce.

E chissà, forse proprio lì, tra quelle celle spoglie e sacre, qualcuno un tempo alzava gli occhi al cielo e sussurrava una preghiera. Ora, grazie a questa scoperta, quella voce torna a farsi sentire. E nel suo sussurro, possiamo ritrovare un frammento della nostra umanità.

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SiViaggia.it

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