NBA, l'arrivo di Doncic ai Lakers rafforza il fronte anti LeBron: anche James potrebbe diventare pedina di scambio

  • Postato il 3 febbraio 2025
  • Di Virgilio.it
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Quando le scalette dell’aereo si sono aperte, ad attendere Luka Doncic c’erano decine e decine di flash pronti ad immortalare il suo sbarco ufficiale in terra californiana. Ma vedendolo scendere tutto vestito di nero, qualcuno sul web ha trovato un pretesto per provare a ricamarci sopra: “Se davvero il nero snellisce la linea, Luka non poteva scegliere outfit più appropriato”. Perché ormai nel mondo applicato alla pallacanestro non si parla d’altro: ma davvero i Dallas Mavericks si sono “liberati” della loro stella per via delle sue cattive abitudini alimentari?

Pazza NBA: una trade come mai si era vista prima

La provocazione è servita su di un piatto d’argento, anche perché ragioni tecniche che possano aver indotto una franchigia a lasciare andare la sua star indiscussa per prendere in cambio un All Star (tecnicamente) sul viale del tramonto e poco di più apparentemente non ce ne sono. E tutti sono convinti che Dallas fosse a conoscenza di qualcosa che il mondo ancora non sa (o che solo adesso sospetta).

Anche se è soltanto un’ipotesi, di quelle che inevitabilmente debbono essere formulate pensando al carattere del tutto extraordinario di un’operazione che nel dorato mondo NBA non s’era ancora mai vista, almeno non in questi termini e tantomeno nei tempi in cui è stata portata avanti. Paragoni con altri sport risulterebbero assai vacui: Doncic che va a Los Angeles in cambio di Davis è una trade che nessuno avrebbe osato immaginare. Ma che apre la scena a diversi interrogativi, con tutti gli attori protagonisti destinati ad avere le loro ragioni per aver deciso di andare fino in fondo. Motivazioni che pure, in certi contesti, possono solo dar adito a ulteriori dubbi.

Le ragioni di Dallas: qualcosa che il mondo non sa…

Di solito, quando viene fatta una trade in NBA, ci si interroga sempre sul suo reale “valore”: se una franchigia fa l’affare si dice che per lei la trade è stata “win”, cioè vincente, altrimenti si finisce dietro la lavagna e per un bel po’ di tempo si verrà inevitabilmente scherniti per l’errore di valutazione. Perché un’operazione che si rispetti necessita comunque di anni per essere valutata nella sua interezza: solo tra 4-5 anni si potrà realmente capire chi è che ha fatto l’affare e chi ha preso il “bidone”. Altrimenti certe trade che avrebbero dovuto riscrivere la storia della lega (Garnett e Pierce ai Nets nel 2013, oppure Durant-Harden-Irving sempe ai Nets nel 2021, giusto per citare le più eclatanti) non avrebbero affossato i sogni di gloria di chi aveva cercato di andare all in, senza però ricevere riscontri sul campo.

In questo caso, nell’immediato chi sembra guadagnarci di più è Dallas: perché Doncic in questa stagione ha giocato pochissimo ed è fermo da Natale (stiramento al polpaccio, dopo un problema al polso che per qualcuno era una “copertura” legata alla necessità di buttare giù qualche chilo di troppo col quale s’era presentato al training camp), mentre Davis per la prima volta dopo diverse stagione sembra aver trovato un po’ di continuità. Ma una trade come questa non è fatta per avere risposte nell’immediato: i veri frutti potranno cominciare a essere raccolti soltanto a partire dal prossimo ottobre, e allora molti altri asset potrebbero essere stati aggiunti o scambiati tanto a Los Angeles, quanto a Dallas.

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Perché tanta fretta? Un rompicapo un po’ per tutti

Liberarsi di Doncic non è un esercizio che si fa a cuor leggero: le prestazioni (moderatamente) sottotono nelle Finals 2024 possono aver fatto scattare un campanello d’allarme in casa Mavs, mentre altri ne sono scattati in questi ultimi mesi dopo aver visto Luka Magic più in infermeria che sul parquet.

Decidere però di cederlo per ottenere così poco in cambio è la cosa che più ha sorpreso: da qui il dubbio, insinuato da più di un addetto ai lavori, che ci fosse qualcos’altro dietro l’addio frettoloso con lo sloveno. I Lakers certo non potevano dire di no: la tenuta fisica di Davis è un fattore da anni e con LeBron che ha spento 40 candeline un mese fa era inevitabile provare a guardare oltre. LeBron che peraltro è da sempre grande estimatore di Doncic (l’ha voluto a tutti i costi nella scuderia Nike), e che magari con questa mossa verrà invogliato a fermarsi a LA un po’ più di quanto avrebbe previsto (magari anche oltre il 2026? Chissà…). Anche se le sorprese potrebbero non essere finite.

LeBron adesso è meno centrale nel mondo Lakers…

Perché se Lakers e Mavs hanno messo su una trade così grossa, ufficialmente senza far trapelare niente per settimane (sarà davvero così?), aspettarsi altri cataclismi è il minimo. E a Los Angeles c’è un fronte piuttosto corposo di tifosi che da tempo chiede che James venga ceduto al miglior offerente.

Lebron sta viaggiando anche in questa stagione su cifre eccellenti, ma costa tantissimo e non ha certo prospettive di “crescita”. Con Doncic, i Lakers hanno deciso di voltare pagina e individuare il nuovo uomo franchigia. Ma restando così come sono oggi, al netto di un’aggiunta che verrà fatta nel ruolo di centro (Turner, Martin o Valanciunas i principali indiziati), non hanno grossa flessibilità e quindi spazio di manovra.

Cedendo James (che assieme a Bradley Beal e l’unico giocatore ad avere la possibilità di rifiutare un trasferimento: è previsto dal suo contratto), tutto cambierebbe all’istante e ci sarebbero i margini per costruire attorno a Doncic un roster in grado di egemonizzare la lega negli anni a venire. Altrimenti il rischio è che quando questo potrà avvenire sarà troppo tardi. Insomma, se Dallas è andata all in, prendendosi un rischio norme, Los Angeles comunque non può pensare di attendere oltre. Sperando che Doncic tenga fede alle attese e che “la visione” dei Mavs non si riveli per lui nefasta.

Autore
Virgilio.it

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