NBA, Indiana può sognare: ennesima rimonta show firmata Haliburton. OKC battuta (contro ogni logica)
- Postato il 6 giugno 2025
- Di Virgilio.it
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Si può vincere una partita restando in vantaggio per soli 3 decimi su 48 minuti totali? Si, si ti chiami Indiana Pacers e hai il giocatore clutch più decisivo durante tutta la corsa play-off. Uno che ormai s’è specializzato nel risolvere problemi, e che problemi: Tyrese Haliburton ha regalato ai Pacers una vittoria di capitale importanza in gara 1 della serie di finale contro Oklahoma City, naturalmente segnando il solito canestro decisivo nelle battute finali e rifilando ai Thunder una sconfitta che profuma di shock, pensando che per tutta la durata dell’incontro la formazione di casa era stata avanti nel punteggio.
- Haliburton, altro canestro clutch: ora i Pacers ci credono
- I Thunder hanno perso contro ogni logica (e statistica)
- OKC, attenta: Indiana è abituata a scappare sul 2-0...
- Haliburton spiega il segreto: "Prendiamo tutto sul personale"
Haliburton, altro canestro clutch: ora i Pacers ci credono
Quel che ha fatto Indiana stanotte non ha eguali nel panorama NBA. Perché nelle 121 occasioni nelle quali una squadra s’è trovata sotto di almeno 7 punti a 3’ dalla fine di una partita della serie che mette in palio l’anello, mai si era assistito a una rimonta vincente. Haliburton ha voluto sfatare anche questo mito: da stanotte il computo è diventato 1-121, così come era diventato di 3-1677 quello legato alle vittorie in rimonta nei play-off recuperando da un passivo di -7 a 48 secondi dalla fine, con i Pacers capaci di conquistare due vittorie per aggiornare le statistiche nel corso della loro campagna 2025 (una contro i Bucks, un’altra contro i Cavaliers).
[iol_placeholder type="social_twitter" url="https://x.com/espn/status/1930824185678352741" profile_id="espn" tweet_id="1930824185678352741"/]Numeri che danno l’idea di quanto sia grande la forza d’animo e la voglia di non arrendersi mai della compagine guidata da coach Carlisle, che con pazienza è rimasta attaccata a una partita che sembrava ormai persa, con i Thunder avanti di 15 punti a 9’ dalla sirena.
Altra statistica che rende perfettamente l’idea di cosa significhi oggi essere un Pacers: mai nella storia dei play-off una squadra era stata capace di vincere 5 partite rimontando da uno svantaggio di 15 lunghezze. Indiana ha saputo “sporcare” anche questa statistica.
I Thunder hanno perso contro ogni logica (e statistica)
OKC è riuscita a perdere una partita che a leggere i numeri non avrebbe dovuto (e potuto) mai perdere. I Thunder hanno perso appena 7 palloni contro i 25 turnover degli avversari, molti dei quali forzati dall’asfissiante difesa con la quale i ragazzi di coach Daigneault hanno reso durissima la vita ai Pacers.
Che per inciso hanno avuto ben 16 opportunità in meno di arrivare al tiro, riuscendo però ad essere molto più precisi dei loro avversari (determinanti le 7 triple in più mandate a bersaglio) e catturando 13 rimbalzi in più (56 e 43), altro dato che in qualche misura ha permesso loro di rimettersi in carreggiata prima che fosse troppo tardi.
Haliburton s’è preso la copertina trovando il buzzer beater della vittoria, Siakam c’ha messo al solito “anema e core” (19 punti e 10 rimbalzi), Obi Toppin ha sparigliato le carte firmando 5 delle 8 triple tentate e rendendosi utilissimo su entrambi i lati. Ma i Thunder una partita così mai avrebbero dovuto perderla.
OKC, attenta: Indiana è abituata a scappare sul 2-0…
E chissà che le scorie del ribaltone finale non possano inficiare sulla testa di una squadra comunque abbastanza inesperta a stare su questi palcoscenici. Vero è che Shai Gilgeous-Alexander ha risposto presente al debutto in una serie di finale firmando 38 punti (con 3 recuperi), ma nel momento decisivo i compagni non lo hanno assecondato a dovere.
A tradirlo è stato soprattutto Chet Holmgren, che con un bottino fatto di appena 6 punti e 6 rimbalzi in 24 minuti giocati è finito per diventare il giocatore contro il quale i Pacers hanno deciso di correre, tanto che coach Daigneault nel secondo tempo gli ha preferito Hartenstein, più mobile e più presente sotto canestro.
Di sicuro però per OKC la botta è stata grande: i Thunder si erano già trovati in una situazione simile all’inizio della serie di semifinale contro i Denver Nuggets, perdendo gara 1 in casa ma riuscendo poi a spuntarla in gara 7 in una delle serie più belle e incerte della stagione. Ora però dovranno vincere per forza di cose almeno una volta a Indianapolis per riprendersi il fattore campo, ma contro questi Pacers il rischio è di ritrovarsi già con l’acqua alla gola, pensando al fatto che Indiana è scappata sul 2-0 in tutte e tre le serie disputate in stagione (e due volte, contro Cavs e Knicks, l’ha fatto vincendo tutte le gare in trasferta).
Haliburton spiega il segreto: “Prendiamo tutto sul personale”
Gara 2, insomma, diventa già uno snodo cruciale. Ma le parole di Haliburton, pronunciate nel post partita, suonano come un nefasto presagio: “Prendiamo sempre le critiche sul personale, per questo risaliamo sempre da situazioni potenzialmente compromesse.
Ce ne hanno dette di tutti i colori lo scorso anno, ritenendo la nostra partecipazione alle finali di conference come casuali. Siamo giovani, guardiamo molto i social e quindi, durante i viaggi in aereo, abbiamo tempo per legarci al dito determinati commenti. E abbiamo chi “indaga” per conto nostro, andando a caccia di ulteriori motivazioni. Se da gennaio in qua abbiamo svoltato è anche per merito di chi continua a prenderci sottogamba”.