NBA Freestyle | Nikola Jokic, un talento decisivo e senza tempo
- Postato il 16 maggio 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Nikola Jokic: un talento decisivo e senza tempo
Non è al massimo della forma in questi playoff. Sta producendo meno rispetto ai suoi standard. E per “meno” si intende oltre 26 punti di media, conditi con 13 rimbalzi e 8 assist a partita. Ah, quasi il 38% da tre (di alto livello anche se fosse nelle mani di una guardia). Sono cifre che sotto il nome di qualsiasi altro giocatore, farebbero quasi gridare al miracolo. Cifre stellari. Sotto le parole “Nikola Jokic” sembrano riduttive. Tanto è forte. Ha abituato tutti troppo bene. Questa notte, però, quello che più che un semplice giocatore è da considerare un vero e proprio “sistema di gioco” ha portato i suoi a vincere gara 6 contro gli Oklahoma City Thunder. Ha forzato una clamorosa gara 7 contro i primi della classe. Tutto da adesso in poi può succedere. Per la stella di Denver, 29 punti con 14 rimbalzi e 8 assist con il 64,3% dal campo. La partenza in palleggio stessa-mano-stesso-piede fatta contro Hartenstein nel primo quarto, conclusa con un runner morbidissimo, con quel corpo e quelle dimensioni la fai solo se c’è del talento senza precedenti nascosto oltre a tutto ciò che la fisica può spiegare. E c’è da giurare che nelle prossime settimane Chet Holmgren avrà gli incubi ripensando al piede perno del centro serbo. Il passaggio no-look per Christian Braun nell’ultimo periodo di gara, poi, ha essenze miste, tra cui si può distintamente percepire la verve dei migliori passatori della storia. Jason Kidd, Magic Johnson, John Stockton, Steve Nash, Jason Williams, financo Pete Maravich. Fate voi, nessuno si offenderà. Aspettate ansiosi la prossima gara. Un giocatore così epocale va gustato con avidità. Hall of Famer.
Derrick White sta giocando da stella
Se i Boston Celtics possono ancora coltivare il sogno di arrivare alle finali di conference (sono sotto 3-2 contro i New York Knicks), gran parte del merito è anche suo. Derrick White sta giocando da stella in questi playoff (20 punti di media). Non si può dire altrimenti, dopo aver visto gara 5, dove peraltro si è apprezzato un Luke Kornet in versione Manute Bol (7 stoppate). Jaylen Brown non è al massimo della forma. Jayson Tatum fuori per l’infortunio al tendine d’achille. L’ex San Antonio esplode con una prestazione da 34 punti e 7 su 13 da tre (53,8%). Chi se lo aspettava un tale sviluppo tecnico per il playmaker di Boston? Conosciuto più per le qualità difensive (che, è bene dirlo, sono clamorose), White in attacco è diventato materiale veramente pregiato. Senza effetti speciali, tutto molto pulito e lineare. Giocatore concreto. Sa tirare bene da fuori (quasi 40% in questi playoff), sa condurre la transizione, passa e fa girare la palla in modo molto ordinato (senza essere Steve Nash). Tra l’altro, White sa quando non deve sbagliare e spesso la sua mano non trema. Gran carattere e personalità. Uno dei migliori playmaker della NBA. E se con lui Boston avesse già in casa i tanto decantati “Big 3”? Irrinunciabile.
Cleveland, fine di un sogno
I playoff sono uno sport diverso. Staranno pensando questo i giocatori di Cleveland in partenza per le vacanze estive? Vacanze che non vedevano certo così vicine. Non un’idea bizzarra, dopo una stagione da 64 vittorie, chiusa nella prima posizione come attacco e ottava come difesa. La seconda miglior stagione come record di successi, ma la migliore senza LeBron James. E nella storia, i Cavs, di giocatori buoni ne hanno avuti non pochi. Mark Price, Larry Nance, Brad Dougherty, Shawn Kemp o Ron Harper solo per citarne alcuni. Tanti fattori possono cercare (ma non riuscire…) di spiegare l’eliminazione di Cleveland per mano di una Indiana considerata complessivamente una squadra inferiore. Gli infortuni di Darius Garland, Mobley e Hunter, che comunque ne hanno condizionato lo stato di forma una volta rientrati. Un Donovan Mitchell grandissimo realizzatore, ma forse troppo in modalità “faccio tutto io, mi metto completamente in proprio”. Degli Indiana Pacers in trance agonistica, quei momenti in cui sei in una forma fisica e mentale al top nella stagione. Max Strus che in tutta la serie ha tirato male da fuori, con appena il 34%, e non ha praticamente segnato in gara 5. Ma in realtà l’unica spiegazione è che nei playoff “non sai mai quello che ti capita”. Le basi per il prossimo anni, anche dal punto di vista contrattuale, rimangono buone.
Dallas avrà la prima scelta al Draft
Fa quasi sorridere la sorte: cedi Luka Doncic, ti prendi un mare di critiche, non sai cosa aspettarti dal futuro. Poi, hai l’1,8% di possibilità di vincere la lotteria e di scegliere al primo posto al prossimo Draft. E la dea bendata punta su di te. Questo ciò che è capitato a Nico Harrison, general manager dei Mavericks. Ecco, allora, servito su un piatto d’argento uno dei prospetti più interessanti degli ultimi 15 anni di basket collegiale. Il ragazzo prodigio del Maine, Cooper Flagg. Un giocatore di una completezza disarmante, a cui scorre nelle vene un feeling per il gioco degno dei più grandi di questo sport. Vedremo.
That’s all Folks!
Alla prossima settimana.
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