NBA, Durant entra nel club dei 30.000 punti. Ma sta buttando via il suo finale di carriera...

  • Postato il 12 febbraio 2025
  • Di Virgilio.it
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È entrato in un club esclusivo, Kevin Durant, ma non può certo fare i salti di gioia. Perché i Phoenix Suns continuano a viaggiare a scartamento ridotto, minando le ambizioni di titolo dell’ormai 36enne nativo di Washington. Che però un traguardo personale l’ha tagliato: è soltanto l’ottavo giocatore nella storia NBA a superare quota 30.000 punti segnati in carriera. E poco male se l’abbia fatto nella notte in cui i Suns hanno ceduto ai Grizzlies di Ja Morant, infilando la 27esima sconfitta stagionale a fronte di 26 vittorie (finisse oggi la regular season, sarebbero fuori anche dal play-in).

Nel mirino Chamberlain, Nowitzki e… Jordan

Insomma, Durant un modo per fare la storia lo trova spesso e volentieri, ma la sensazione è che continui a predicare nel deserto (dell’Arizona, appunto). E il fatto che non se ne sia voluto andare durante il mercato delle trade dimostra da un lato quanto sia testardo e dall’altro (forse) quanto poco lungimiranti siano state le scelte fatte da qualche tempo a questa parte.

Dopo aver provato a creare una nuova legacy ai Brooklyn Nets con Irving e Harden (fallita miseramente), ora tutto lascia presagire che anche a Phoenix le cose non sono destinate a finire per il verso sperato.

Intanto però i 30.000 punti segnati in carriera certificano lo status di grande tra i grandi di KD: i due liberi segnati a un minuto e 11 secondi dalla fine del terzo quarto hanno certificato il traguardo, con l’ala grande dei Suns pronta a lanciarsi ora verso nuovi orizzonti e obiettivo più o meno ambiziosi. Il prossimo step sono i 31.419 di Wilt Chamberlain e a seguire 31.560 di Dirk Nowitzki, ma poco oltre c’è Michael Jordan con i suoi 32.292 punti (anche lui superò quota 30.000 con un libero).

Phoenix non va lontano: KD sta sprecando tempo?

Memphis gli ha riservato un’autentica ovazione a fine partita, con Morant che è andato anche a procurarsi e a regalargli il pallone della partita. Che piaccia o meno, Durant resta uno dei volti più riconoscibili della lega da 15 anni a questa parte, nonché uno dei giocatori che hanno saputo dare di più al gioco. I due anelli vinti a Golden State nel 2017 e 2018 (quando volle unirsi a Curry, Thompson e Green per formare un superteam e prendersi la rivincita sui Cavs di Lebron) restano l’apice di una carriera che pure ha promesso tanto, ma che non sempre ha mantenuto.

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Perché uno del suo calibro avrebbe potuto vincere molto di più, anche se tra infortuni e scelte di mercato non sempre azzeccate di anni buttati alle ortiche se ne contano ormai parecchi, e questo potrebbe essere uno di quelli. E le polemiche legate al suo (presunto) rifiuto di trasferirsi a Miami o a Golden State nell’ultima finestra di mercato hanno riacceso le discussioni sulla sua stessa legacy. “Facciamo parte di un business, e come tali siamo sempre in vendita. Mi è capitato già in passato di essere scambiato a stagione in corso, ma ora non mi interessa e non ha importanza se uno viene colto di sprovvista”.

In realtà pare che sia stato proprio Durant a rifiutare qualsiasi proposta gli sia arrivata dal front office, a riprova di scelte che non sembrano poter pagare nell’immediato e tanto meno sul lungo periodo, perché i Suns oggi come oggi non hanno nulla che si possa addurre a una contender. Ma intanto 50 milioni all’anno KD li prende: il conto sorride, ma per il resto è tutto (quasi) un pianto.

Autore
Virgilio.it

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