Nato, la spesa per la difesa aumenta al 5 per cento del Pil. Cosa cambia ora per i singoli paesi

  • Postato il 25 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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L’ultima giornata del vertice Nato all’Aia, nei Paesi Bassi, ha prodotto una svolta epocale per l’Alleanza Atlantica. I 32 Paesi membri si sono ufficialmente impegnati a destinare almeno il 5% del proprio Pil a spese militari e per la sicurezza entro il 2035. Una decisione che risponde alle reiterate pressioni degli Stati Uniti, in particolare dell’ex presidente Donald Trump, e alla crescente percezione della minaccia russa, aggravata dall’invasione dell’Ucraina nel 2022.

Il nuovo obiettivo rappresenta un salto significativo rispetto al 2% stabilito nel vertice del 2014 in Galles. I fondi saranno ripartiti in due aree principali: il 3,5% sarà dedicato a spese strettamente militari, come truppe e armamenti; l’1,5% sarà destinato a settori strategici di sicurezza, tra cui infrastrutture civili adattate all’uso militare, cybersicurezza e protezione delle reti energetiche. Ogni Stato dovrà inoltre presentare piani annuali di avanzamento e sarà soggetto a una revisione complessiva nel 2029.

La Spagna frena: scontro sulle cifre

Tra i punti più dibattuti del vertice, la posizione della Spagna ha attirato particolare attenzione. Madrid ha dichiarato che un impegno superiore al 2% del Pil per la difesa potrebbe compromettere l’equilibrio del suo modello sociale. Il premier Pedro Sánchez ha ribadito che l’attuale livello di spesa è “realistico e compatibile con lo stato sociale”, prendendo di fatto le distanze dall’obiettivo operativo del 3,5%.

A rispondere è stato il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte, che ha riconosciuto lo sforzo della Spagna ma ha ribadito l’importanza del nuovo target per garantire la capacità collettiva dell’Alleanza. “La Spagna ritiene di poter raggiungere gli obiettivi con una spesa del 2,1%, ma il parametro indicato resta il 3,5%”, ha sottolineato Rutte, lasciando comunque spazio a possibili aggiustamenti caso per caso.

Ucraina e disparità interne: i nodi da sciogliere

Nel contesto di crescenti tensioni globali, la Nato ha riaffermato il proprio sostegno all’Ucraina, definendola parte integrante della sicurezza euro-atlantica. Tuttavia, la dichiarazione finale del vertice non include una condanna diretta della Russia, pur indicandola come “minaccia a lungo termine”. Viene confermato l’impegno economico per Kiev, compresi oltre 35 miliardi di euro promessi per il 2025.

Intanto, le disparità tra i membri restano marcate. Secondo le stime più recenti, 22 Paesi hanno già superato il 2% del Pil in spese militari, con la Polonia in testa oltre il 4%, mentre altri, come la Spagna, rimangono al di sotto dell’1,3%. Il nuovo obiettivo del 5% punta a rafforzare l’efficienza collettiva, ma impone sfide economiche e politiche rilevanti. Il prossimo vertice, previsto in Turchia e anticipato da un incontro preparatorio in Albania, sarà l’occasione per valutare i primi passi concreti verso questo ambizioso traguardo.

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Blitz

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