Narcotraffico, il boss Scarcia condannato e poi scarcerato

  • Postato il 21 novembre 2024
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Narcotraffico, il boss Scarcia condannato e poi scarcerato

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Condannato con i diavoli di Rosarno per associazione a delinquere finalizzato al narcotraffico, Scarcia viene assolto e scarcerato dopo la decisione del Tribunale di Locri


POTENZA – Condannato eppure scarcerato. E’ questo quanto deciso ieri dal Tribunale di Locri per Salvatore Scarcia, il 57enne di Policoro, che l’Antimafia di Potenza considera il boss dell’omonimo clan operante da decenni nella cittadina ionica e dintorni.
Il verdetto dei giudici calabresi è arrivato alla fine del processo nato dall’inchiesta della Dda di Reggio Calabria soprannominata operazione “Faust”. Inchiesta che ha preso di mira il clan ‘ndranghetista dei Pisano di Rosarno, anche detti i “diavoli”.

Scarcia, assistito dagli avvocati Rosaria Malvinni e Armando Veneto, è stato assolto dall’accusa più grave, quella di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Il collegio presieduto da Francesco Petrone, però, lo ha anche condannato. Il motivo sono le due residue ipotesi di spaccio alla pena, aumentata per effetto della recidiva, di 9 anni di reclusione.
Il 57enne era detenuto nel carcere di Taranto dal 2021 proprio per l’accusa di associazione a delinquere. Per questo al più tardi nella mattina odierna dovrebbe essere rimesso in libertà.
Le motivazioni della decisione verranno depositate entro 90 giorni.

L’OPERAZIONE “FAUST” CHE HA PORTATO ALL’ARRESTO DI SCARCIA, ORA SCARCERATO

L’operazione “Faust” aveva messo in luce i rapporti tra il boss dei diavoli di Rosarno, Giuseppe Pace, ieri condannato a 28 anni di reclusione, e Scarcia. Rapporti che sarebbero ruotati sul progetto di realizzare piantagioni di cannabis nel metapontino. Piantagioni del tipo di quelle individuate nel 2016 dai carabinieri proprio a Metaponto e a Montalbano Jonico.

All’inizio di ottobre Scarcia era stato raggiunto dal decreto di fermo spiccato dall’Antimafia di Potenza nell’ambito di un’altra indagine sulla “confederazione mafiosa” tra il suo presunto clan e quello dei cugini tarantini della famiglia Scarci, trasferitisi da diversi anni a Scanzano Jonico. Dato il suo stato di detenzione proprio per effetto delle misure emesse nell’ambito dell’operazione “Faust”, tuttavia, il gip di Matera non aveva convalidato il fermo né accolto la richiesta di misure cautelari dei pm di Potenza nei suoi confronti, ritenendoli carenti sul piano delle esigenze cautelari.
Nell’ambito del processo nato dall’operazione “Faust” sono stati già condannati anche altri due lucani di Policoro che hanno optato per il rito abbreviato.

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