Napoli, turista picchiato dopo aver soccorso ragazzo caduto dallo scooter
- Postato il 28 agosto 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un uomo di Napoli residente a Milano, tornato nella città d’origine per le ferie, è stato aggredito e picchiato violentemente da un gruppo di giovanissimi dopo aver cercato di soccorrere uno dei ragazzi, caduto da uno scooter. L’uomo, ricoverato all’ospedale Cardarelli, ha raccontato dell’accaduto al Corriere del Mezzogiorno.
La vicenda è accaduta nel quartiere Fuorigrotta verso le 23 di martedì 26 agosto, dopo una serata passata in pizzeria con la famiglia. Raffaele Di Giacomo, ingegnere 47enne, aveva scelto di cenare a Bagnoli per salutare i parenti prima della ripartenza per il nord. Una serata tranquilla, gli ultimi abbracci, poi la scelta di tornare in macchina con la madre e i due figli. Poco dopo essere partito ha visto alcuni pedoni attraversare la strada, rallentando fino a fermarsi, ma senza riuscire a evitare un impatto. “Proprio in quel momento, dietro di me sopraggiungevano alcuni scooter guidati da giovani senza casco” ha raccontato l’uomo. “Avevano un comportamento spericolato, tanto che non sono riusciti a fermarsi in tempo e uno di loro è caduto”. Un incidente per il quale Di Giacomo si è subito preoccupato, scendendo dalla macchina per aiutare il ragazzo. “Ma invece di ricevere gratitudine mi sono trovato aggredito con violenza da lui e da un gruppo di suoi amici, che hanno iniziato a colpirmi con calci, pugni e persino con i caschi“, racconta ancora. E il tutto “davanti a numerosi testimoni, tra cui i clienti del McDonald’s, alcuni dei quali hanno cercato di aiutarmi, mentre altri ragazzi — incredibilmente — hanno intensificato l’aggressione”.
L’ingegnere a terra in strada, mentre il gruppo di ragazzi continuava ad aumentare di numero, raggiungendo la dozzina di persone, tutte impegnate a colpire Di Giacomo. Intanto la madre e i bambini chiusi in macchina, impotenti finché la donna non ha chiamato la polizia, che però non ha fatto in tempo ad arrivare per identificare gli aggressori. Raffaele Di Giacomo si trova ora ricoverato in ospedale, e i danni che ha riportato dopo le violenze sono diversi. “Il naso rotto in più punti, ho dolori diffusi, nausea e sono in attesa di ulteriori accertamenti ma sono vivo. E mi domando con amarezza: cosa racconterò ai miei figli riguardo al valore del soccorso e della legalità? Come spiegare che chi presta aiuto viene punito? È possibile che in una città come Napoli, che da anni difendo dai pregiudizi vivendo ormai a Milano, episodi del genere possano accadere sotto gli occhi delle istituzioni”. L’uomo si augura che i giovani vengano identificati e che i controlli nella zona vengano rafforzati. Nelle sue parole si mischiano amarezza e speranza: “Non so se domani avrò ancora la forza di fermarmi ad aiutare uno sconosciuto in difficoltà, ma so che oggi devo spiegare ai miei figli perché il bene, in certe circostanze, sembra punito invece che tutelato”. La polizia ha avviato le indagini, acquisendo le videocamere di sorveglianza poste all’esterne del vicino McDonald’s nella speranza che possano aiutare a dare un volto e un nome ai responsabili.
Alla cena avvenuta poco prima dell’aggressione era presente anche Sergio Lomasto, consigliere della X Municipalità in quota Cinquestelle e fratello di Di Giacomo. “Ci eravamo salutati da pochi minuti, poi ho ricevuto la telefonata di mia madre che mi diceva “hanno aggredito Lello” dicendomi di recarmi sul posto. Lì ho trovato due auto della polizia e un’ambulanza. Mi sono reso conto che quello che ha vissuto mio fratello è in linea con quanto ho denunciato più volte al prefetto, chiedendo più controlli. Quella davanti allo stadio che non è una zona periferica“, ha spiegato riferendosi ai diversi episodi di violenza avvenuti nella zona, tra cui quello di una 49enne colpita da un proiettile vagante mentre era in un parco giochi con la figlia nell’aprile del 2024. “Mio fratello ha il naso con tre fratture scomposte e uno zigomo lesionato. Non sa ancora se riuscirà a conservare la vista all’occhio destro. Il paradosso è che dobbiamo dirci fortunati che non sia andata peggio. Che non sia spuntato fuori un coltello.” dice parlando dell’accaduto. “E se fosse intervenuto il figlio più grande? Ha 14 anni, quasi coetaneo di queste bestie. Poteva andare peggio. Ma è inimmaginabile che i cittadini debbano temere di uscire dopo le 21, quasi costretti a vivere sotto “coprifuoco” imposto dalle baby-gang“.
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