Napoli, lo spettro della partita scudetto senza tifosi (e le solite polemiche sterili)
- Postato il 5 maggio 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


Il Napoli rischia di affrontare la potenziale partita scudetto senza i suoi tifosi o, come minimo, senza tifosi provenienti dalla Campania. Napoletani doc, insomma, per i quali può scattare il divieto di trasferta dopo quanto accaduto a Lecce sabato 3 maggio. Uno scenario concreto, annunciato seguendo il filo delle disposizioni delle ultime settimane e analizzando il pugno sempre più restrittivo con cui il Viminale sta interpretando il finale di una stagione nella quale la violenza ultras è tornata ad essere fonte di preoccupazione negli stadi italiani.
Non una discriminazione verso i partenopei, insomma, ma la conseguenza di una serie di episodi di cui l’assalto ai cancelli dello stadio di Via del Mare di Lecce è soltanto l’apice con l’aggravante di essere stato preceduto da giorni di tensioni e provvedimenti preventivi evidentemente non serviti a nulla. La storia è questa: Lecce-Napoli era stata classificata gara a rischio dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive e per questo seguita dal divieto di acquisto tagliandi al di fuori del settore ospiti per tifosi del Napoli residenti in Campania ai quali, purché in possesso di fidelity card, era permesso solo di entrare in quello spicchio dell’impianto. Determinazione presa il 23 aprile, restrizione aggirata da centinaia di persone con falsa attestazione di residenza tanto da indurre all’annullamento un paio di giorni prima del match di 701 biglietti. Poi i fatti dell’esterno del Via del Mare.
La tifoseria napoletana era sotto osservazione con la prospettiva, in caso di incidenti poi verificatisi, di un divieto restrittivo per la trasferta successiva: quella di Parma, quella del possibile scudetto. E adesso? In attesa della riunione dell’ONMS il tam tam a Napoli è scattato: non si può vietare il viaggio a Parma e la possibile festa, sarebbe ingiusto e discriminatorio. Non è difficile immaginare cosa accadrà avvicinandosi al momento della partita, nel week end del 17-18 maggio, ma è bene mettere alcuni punti fermi.
Il primo è che nella condizione dei tifosi campani del Napoli, limitati nella loro possibilità di acquisto tagliandi, nell’ultimo turno di Serie A c’erano anche i colleghi di Verona (trasferta contro l’Inter), Juventus (Bologna), Fiorentina (Roma) e Milan (Genoa). Metà campionato bloccato, come più o meno accade ogni settimana da quando il Viminale ha disposto il giro di vite che porterà l’anno prossimo al divieto di disputare in orari notturni i match a rischio compresi quelli più appetibili per le pay tv. Scelta nata dopo i gravi scontri dell’ultimo derby della Capitale tra Lazio e Roma.
Nulla di discriminatorio, insomma. Anzi. Se c’è uno stadio dove le altre tifoserie faticano a poter entrare è proprio il Maradona di Napoli senza che da lì si sia mai sollevato il tema a favore degli avversari di turno. Solo restano al 2025, ad esempio, divieti di vendita hanno colpito i tifosi di Verona, Juventus, Udinese, Inter, Fiorentina, Milan e Torino risparmiando unicamente quelli dell’Empoli il 14 aprile scorso. Sette partite su otto in casa del Napoli, sette trasferte fortemente limitate dentro e fuori il settore ospiti del fu San Paolo. Nessuna discriminazione.
Del resto l’Osservatorio esiste dal 1999, voluto dall’allora capo della Polizia Vittorio Pisani con compiti di coordinamento centrale delle iniziative da attuare in occasione di incontri ritenuti particolarmente a rischio. Al suo interno rappresentanti del Ministero dell’Interno e dei Beni Culturali, delle forze dell’ordine, degli enti locali, delle Ferrovie dello Stato con presidente nominato direttamente dal Viminale. Da allora ha gestito, purtroppo, decine di casi di esplosione di violenza dettando le strategie per la prevenzione e la repressione. Il messaggio prima del viaggio a Lecce era chiaro. Bastava recepirlo.