Nada Cella, Soracco in aula: “Non avevo interesse per Cecere. Spero che la Corte ponga fine al mio calvario”
- Postato il 16 ottobre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Calmo e controllato come sempre – d’altronde come ha ribadito lui stesso oggi in aula è “nella sua natura” non far trasparire nessunissima emozione – Marco Saracco, il commercialista indagato per favoreggiamento nell’omicidio della sua segretaria Nada Cella, oggi ha letto in aula alcune delle otto pagine che costituiscono le sue ultime dichiarazioni spontanee che chiudono l’istruttoria dibattimentale del processo per il delitto avvenuto il 6 maggio 1996.
Soracco, con il suo avvocato Andrea Vernazza, ha scelto di non sottoporsi all’interrogatorio di pm e giudici (oltre che del suo legale) e ai cronisti ha detto poi: “Ho detto tutto quello che avevo da dire“. Dopo le sue dichiarazioni, sempre fuori dall’aula ha anche risposto ai giornalisti che gli chiedevano se avesse un’idea di possa aver ucciso Nada, cioè se secondo lui sia stata Cecere o altri: “Non so chi ha ucciso Nada – ha detto – ma sono 30 anni che ci penso”.
Soracco: “Sottoposto a un linciaggio gratuito per 30 anni”
In aula Soracco ha parlato per una ventina di minuti. E ha ripercorso i 30 anni che lo hanno visto protagonista di “un gratuito linciaggio sia sotto il profilo giuridico che morale“. “Quel giorno doveva essere una normale giornata di lavoro – ha esordito – e invece ho trovato la segretaria in una pozza di sangue. Ho pensato subito di chiamare i soccorsi, non mi sono posto il problema di cosa fosse successo. So di essere parso piuttosto freddo e distaccato. Ma è il mio modo di reagire ai fatti improvvisi: le mie reazioni sono sempre frenate in attesa di comprendere meglio quanto succede”. “Ho sempre collaborato alle indagini. Ma sono stato risucchiato in un vortice a me sconosciuto. Una situazione che ho superato grazie alla consapevolezza della mia estraneità al fatto”.
La telefonata di Cecere?: “Forse pensava che l’avessi denunciata”
Per quanto riguarda la sua conoscenza con Annalucia Cecere, che la pm Gabriella Dotto ritiene essere la presunta assassina, Soracco ha spiegato di “averla conosciuta un anno prima e mi venne presentata dal suo fidanzato di allora. Non ho mai provato interesse verso di lei. Quando a fine maggio 1996 venne fuori che una ragazza madre era stata indagata parlando con i giornalisti ho capito che si trattasse di lei. E quando mi fece la telefonata per dirmi che le facevo schifo e non era vero che era innamorata di me l’ho interpretato pensando che diceva quelle cose perché pensava che l’avessi denunciata“.
“Sempre dalle intercettazioni telefoniche col mio legale e tra mia madre e l’anonima di metà agosto 1996 ho appreso che una volta era venuta in studio e che io avevo detto a Nada di non passarmi eventuali sue telefonate perché avrebbero avuto oggetto lamentele verso il suo fidanzato e io non avevo tempo da perdere. Di queste due circostanze non ho alcun ricordo. Posso immaginare solo che non ricordando assolutamente la cosa, le telefonate in studio non siano state né numerose né rilevanti” si è difeso Soracco senza che nessuno – visto che si trattava di dichiarazioni spontanee – abbia potuto chiedere chiarimenti sulla stranezza che una donna che conosceva a suo dire superficialmente fosse diventata tanto insistente al punto che lui non si facesse passare le telefonate.
Soracco ammette la richiesta fatta da Cecere attraverso l’amica del posto di lavoro di Nada: “Ho pensato fosse di cattivo gusto”
La stessa impossibilità ad approfondire vale per la telefonata fatta da Cecere a Rita Levaggi, in cui l’imputata il giorno stesso dell’omicidio di Nada si offre per il posto di lavoro da segretaria chiedendo a Levaggi di intercedere: “Su quanto riportatomi dalla mia amica Rosella Levaggi nei giorni successivi il fatto, ossia che la Cecere le aveva telefonato nel pomeriggio dello stesso 6 maggio chiedendole di dirmi di tenerla in considerazione come sostituta di Nada, ho pensato che fosse solo una cosa assurda e di pessimo gusto”.
Soracco ha insistito molto nelle sue dichiarazioni spontanee su quanto la vicenda che lo ha visto prima sospettato e indagato di omicidio (lo fu per 14 mesi) e con le nuove indagini che lo vedono oggi a processo per favoreggiamento, gli abbiano “rovinato la vita per 30 anni”. “Se fino ad oggi sono riuscito ad andare avanti è perché avevo la certezza di non aver mai violato nessuna regola né del codice penale e neppure di natura morale od etico che dir si voglia – ha sottolineato oggi – Ho potuto continuate a vivere e lavorare, grazie anche alla fiducia ed alla stima che mi sono guadagnato sia prima che dopo il fatto, generalmente non ho avuto problemi con le persone conosciute, che mi hanno sempre confermato il loro sostegno. Non altrettanto posso dire per chi non mi conosceva e che magari si è limitato a leggere o ascoltare acriticamente quello che chiamo ‘gratuito linciaggio’ sia sotto il profilo giuridico che sotto il profilo morale”.
Non una parola – ed è difficile non notarlo pur tra le molte proferite davanti alla Corte d’assise – di dolore per il ricordo della morte di una ragazza di 24 anni, che lavorava da lui da cinque anni o di vicinanza alla sua famiglia, che ha sofferto la perdita e poi anche l’assenza per 25 anni di una spiegazione per quel delitto. Fino a queste nuove indagini e al processo che si sta avviando alla conclusione. Soracco oggi ha chiuso le sue dichiarazioni con un auspicio: “Spero che la Corte metta, una volta per tutte, la parola fine al mio lungo e immeritato calvario.“
Annalucia Cecere in aula non si è mai presentata e non ha neppure lasciato una memoria scritta. A difenderla in aula ci pensano i suoi avvocati, Giovanni Roffo e Gabriella Martini, che parleranno a novembre, dopo la requisitoria della Procura che comincerà il 23 ottobre e durerà due udienze a cui seguiranno le discussioni delle avvocate di parte civile Sabrina Franzone e Laura Razetto Il presidente della Corte d’Assise Massimo Cusatti ha già fissato la data della sentenza, il 18 dicembre.