Nada Cella, l’avvocata di Cecere ai giudici: “È innocente, non trasformatela in un capro espiatorio”
- Postato il 27 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Non lasciate che l’indignazione e il clamore che hanno portato a cercare il colpevole trasformino una donna innocente in un capro espiatorio”. Ha concluso così l’avvocata Gabriella Martini la sua difesa di Annalucia Cecere, accusata di aver ucciso Nada Cella il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco. E con un filo di commozione dovuta alla tensione di trovarsi davanti ai giudici della Corte d’assise, ha sottolineato che “anche se esistesse solo un ragionevole dubbio quel dubbio deve tradursi in un’assoluzione”.
La difesa di Cecere: “Nessun movente, non conosceva Nada”
Martini, che difende Cecere insieme a Giovanni Roffo (che parlerà nella prossima udienza) ha parlato per circa due ore e ha contestato, suddividendola in otto punti, la ricostruzione dell’accusa spiegando le ragioni per cui secondo lei l’ex insegnante che oggi vive a Boves nel cuneese, non ha ucciso Nada.
Il primo riguarda i presunti rapporti tra Cecere e Nada Cella: “Le due donne non si conoscevano per cui non c’era alcun conflitto reale tra le due” ha detto citando diversi testimoni. E Nada, come è emerso dal processo “voleva lasciare il lavoro e se avesse saputo che qualcuno lo voleva glielo avrebbe ceduto volentieri”. L’avvocata ha ricordato i testi che hanno descritto in aula una Nada “stressata e turbata, con un forte disagio emotivo, che scrive il cv per lasciare il lavoro e che crisi di pianto ma nulla viene detto a parenti e amici rispetto a Cecere”
Anche i rapporti con Soracco vengono minimizzati: Martini ha elencato i numerosi rapporti sentimentali di Cecere prima e dopo l’omicidio, che fra l’altro sono venuti in aula, nel processo, tutti a parlare delle mire matrimoniali della donna ma Soracco in questo elenco non c’è: “E di lui non c’è traccia neppure nelle agende di Cecere che ha consegnato agli inquirenti dove teneva traccia di tutto” omettendo tuttavia di ricordare che l’agenda del 1995 – quella che secondo l’accusa avrebbe contenuto riferimenti al commercialista – non è mai stata trovata. “Né alcuno dei testi è stato in grado di riferire di una relazione o anche di una frequentazione fra i due” ha aggiunto.
“Cecere stava andando al lavoro la mattina del delitto”
Ancora. Cecere non poteva trovarsi sul luogo del delitto: “Nessuno l’ha vista entrare o uscire dallo stabile perché Annalucia Cecere quella mattina stava andando come ogni mattina a Santa Margherita nello studio de dottor Pendola e l’orario stabilito dal contratto di lavoro era 9.30-11″. La “flessibilità di orario” di cui in aula aveva parlato lo stesso Pendola derivava dal fatto che “Cecere faceva le pulizie sia nello studio sia nell’abitazione del medico e le faceva in sua assenza – ha detto l’avvocata – ma se si fosse assentata avrebbe dovuto comunicarlo”. L’avvocata ha negato che la sua assistita sia mai fuggita da Chiavari: si era trasferita a Cuneo perché l’uomo che frequentava gli aveva dato la possibilità di frequentare l’anno integrativo per prendere il diploma da maestra, “ma in Liguria ci è tornata varie volte”.
Cecere violenta? Per l’avvocata è “affettuosa e allegra, talvolta plateale”
Circa il carattere di Cecere, descritto dall’accusa come estremamente reattivo, violento e instabile, per l’avvocata non è così: “Chi la conosce la descrive come una persona mai violenta che non ha messo le mani addosso a nessuno. E’ descritta da amici come una donna esuberante, affettuosa, allegra. Verace e con carattere plateale, ma nessuno ha mai visto da parte di Cecere gesti violenti”.
Per l’avvocata Martini “la ricostruzione accusatoria non è coerente con il carattere e i comportamenti delle mia assistita che ci mostrano tutta altra realtà” e – ha sottolineato l’avvocata a proposito della scelta di Cecere di non presentarsi mai nell’aula dove si celebra il processo in cui è imputata di omicidio “il diritto al silenzio è un dirotto fondamentale del nostro Codice e non può essere usato contro di lei”.
La difesa: “Su Cecere solo congetture, ma nessuna prova”
Per chi la difende non ci sono dubbi: “Cecere non aveva mire matrimoniali con Soracco, né mire lavorative visto che voleva lavorare nel settore sanitario” e “non aveva alcuna ragione per uccidere Nada Cella, che non conosceva”. Secondo Martini “visto che non c’è un movente l’accusa lo ha individuato nell’animo umano”, ma si tratta di una ricostruzione – ha ribadito più volte la legale – solo di “mere congetture”. Per la difesa il “La morte di Nada Cella ha suscitato emozioni profonde ma che non possono sostituirsi alla verità. Non esiste una prova certa ma nemmeno gravi indizi precisi e univoci. E nel nostro ordinamento non basta il sospetto ma serve certezza”. Per questo ha chiesto l’assoluzione di Cecere “per non aver commesso il fatto”. In subordine ha chiesto ai giudici di dichiarare prescritto l’omicidio visto che a suo avviso le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà non sono state provate in aula.
L’avvocato Vernazza: “Soracco è antitesi del tipo di uomo di Cecere”
Prima di Martini, ha parlato per circa un’ora l’avvocato Andrea Vernazza che difende Marco Soracco, accusato di favoreggiamento. “Ritengo che Soracco sia stato anche lui vittima di questa vicenda” ha detto. “Ho apprezzato lo sforzo della procura di riesumare il processo, ma non ci si può fondare sulle impressioni e sul sentito dire”.
Vernazza ha negato che Soracco possa mai aver “ritardato” la telefonata ai soccorsi o che possa aver visto Cecere, e tantomeno possa averla voluta proteggere “visto che lei come è emersa dall’unica conversazione intercettata tra i due dice di odiarlo”. Non avevano alcuna relazione Cecere e Soracco, dice Vernazza, anche perché “Cecere aveva mire matrimoniali su persone abbienti, e questo potrebbe anche corrispondere al profilo di Soracco, ma anche di una certa presenza e sopratutto era interessata al settore sanitario anche dal punto di vita lavorativo”.
L’avvocato ha voluto sottolineare che Soracco “è persona molto stimata anche nel suo lavoro” e sono false tutte le illazioni su presunti giri di soldi nel suo studio.
L’avvocato attacca l’inchiesta: “Fondata su una condotta illegittima della criminiloga”
E soprattutto ha attaccato l’inchiesta che si è fondata sulla base di “una condotta illegittima” da parte della criminologa Antonella Delfino Pesce, condotta che a detta dall’avvocato è al limite dei reati di “sostituzione di persona” e di “frode” in quanto Delfino Pesce aveva raccontato di essere una studentessa di criminologia mentre in realtà “svolgeva analisi difensive”, mentendo quindi ai suoi interlocutori a partire dallo stesso Soracco.
Le indagini, che si erano aperte proprio grazie alle intuizioni della criminologa, per Vernazza sono state riavviate sulla base di “una prova recepita durante la commissione di un reato, che non è quindi utilizzabile”.