Myanmar, non si fermano i bombardamenti della giunta militare dopo il terremoto
- Postato il 29 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Le giunta militare del Myanmar, al potere dal colpo di stato del 2021, ha continuato ad attaccare i ribelli nonostante il devastante terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito il paese. Secondo la Peoplès Defense Force, la milizia che si batte contro la giunta, il villaggio di Nwe Khway, nel distretto di Chaung U a Sagaing, regione epicentro del sisma, è stato bombardato due volte. Altri raid aerei sono stati condotti a Ley Wah, nello stato di Kayin, vicino al quartier generale dell’Unione Nazionale Karen (che si batte per l’indipendenza) e a Pyu, nella regione di Bago
“La maggior parte dei villaggi nella nostra zona era già stata distrutta dai militari, quindi il terremoto ha avuto un impatto minimo”, ha dichiarato Dave Eubank, ex soldato delle forze speciali statunitensi e fondatore dell’organizzazione umanitaria Free Burma Rangers, all’Associated Press. “La gente si trova nella giungla e io stesso ero lì quando il sisma ha colpito. È stato potente, ma gli alberi si sono solo mossi. Per noi è finita lì, mentre l’esercito birmano continua ad attaccare, anche dopo il terremoto”. Nel nord dello stato Shan, un attacco aereo ha colpito un villaggio controllato dai ribelli pochi minuti dopo la scossa. Secondo l’agenzia di stampa locale Shwe Phee Myay, almeno sette membri di una milizia sono rimasti uccisi e cinque edifici, tra cui una scuola, sono stati danneggiati.
La situazione– Dal colpo di stato del 2021, il Paese è travolto da una guerra civile brutale che vede la giunta militare combattere contro forze ribelli e gruppi etnici armati. Secondo molti testi si tratta del conflitto civile più lungo ancora in atto. Sono oltre 3 milioni le persone sfollate, almeno 20 milioni vivono in povertà estrema e decine di migliaia hanno perso la vita. L’economia è sull’orlo del baratro. La comunità internazionale ha imposto sanzioni economiche che però il regime militare prova a evitare esportando soprattutto ai due giganti economici vicini, Cina e India. Sempre la Cina – pur non appoggiando il regime militare birmano – è la sospettata numero 1 di vendere al governo le armi. Nel dicembre 2022 il consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato una risoluzione in cui si chiede di liberare tutti i prigionieri politici e la fine della violenze. Risoluzione proposta dal Regno Unito e approvata con nessun voto contrario, neanche quelli di russi e cinesi. L’atto è rimasto lettera morta.
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