Musk vs Trump, Landini vs Meloni: ecco come è ridotta la politica a colpi di KO
- Postato il 6 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Trump contro Musk: quanto dura un’amicizia che molti ritenevano eterna?
È svanita nel giro di pochi mesi. Non c’è più. Il presidente americano dice “Sono deluso”. Il plurimiliardario gli risponde: “Se non ci fossi stato io con i miei soldi, tu la Casa Bianca te la sognavi”.
Non sono carezze, sono colpi da KO. La rottura fra i due diventa un fatto politico, perché Elon è pronto a fondare un partito che in breve (secondo lui) farà sparire i repubblicani.
Volano gli stracci fra Washington e New York, ma noi in Italia non ci dobbiamo meravigliare. Dalle nostre parti è un “giochetto” di moda e mai come in questi giorni torna ad essere in primo piano.
Domenica e lunedì si vota per un referendum sul lavoro e sul diritto di cittadinanza. La sinistra è scatenata: Schlein e Conte vanno domani in piazza, a San Giovanni, Roma, per accusare chi è contro la libertà ed invoca solo la repressione.
In galera chi sporca? Non scherziamo

Il carcere per chi si sdraia in terra ed ostruisce la circolazione? Stiamo scherzando? La galera per chi imbratta i monumenti storici o occupa abusivamente le case? Sono reati “tenui”, come ha sentenziato di recente la magistratura.
C’è una grande confusione nei Palazzi e le divisioni si moltiplicano a danno di un Paese che ha non poche gatte da pelare. Il problema non è di poco conto: per i referendum si deve andare al mare oppure recarsi alle urne? Vedremo nel pomeriggio di lunedì chi avrà avuto ragione e chi torto.
Nel frattempo è guerra aperta. Giorgia Meloni ribadisce la sua decisione: “Andrò al seggio, ma non ritirerò la scheda”. L’opposizione incalza: “Prende in giro il Paese e viola la Costituzione”.
Maurizio Landini, preoccupato per il suo futuro da disoccupato, incalza: “”Così si arretrano i diritti dei lavoratori”. Ma non aggiunge che negli ultimi 25 anni chi è stato alla guida del Paese era quella forza politica a cui oggi si appoggia.
La premier, invece, si serve di una carta che dimostra come nel 2003 erano proprio i Ds (gli attuali Pd) ad invitare la popolazione a non andare alle urne.
Le scintille tra la Meloni e la Schlein diventano fuoco che arde. “Con il decreto sicurezza si pensa solo ad aumentare la pena”, tuona la segretaria del Pd. Risponde la premier: “Per alcuni la libertà vuol dire soltanto scippi ed occupazioni abusive. Noi vogliamo ridare allo Stato quel che le spetta di diritto”.
Merz omaggia Trump
In questo alternarsi di polemiche (forse inutili) c’è chi pensa ancora fortunatamente alla pace. È il cancelliere tedesco Friedrich Merz il quale, durante l’incontro con Trump alla Casa Bianca, ha sostenuto che soltanto Donald, con la sua autorevolezza, può almeno raggiungere una tregua più o meno lunga.
È esattamente quello che si augurano decine di milioni di persone che sono terrorizzate dinanzi all’ipotesi di un terzo conflitto mondiale.
Ma la politica è sorprendente (eufemismo) nel momento in cui si tratta di vincere o perdere in casa propria. I grandi problemi sono rimandati, possono aspettare. Sono le beghe di quartiere ad interessare chi vive nel Palazzo.
Ora, dopo tanto clamore, si torna a parlare del terzo mandato. Si può rimanere sulla poltrona che si occupa ancora più a lungo di quanto era stato deciso?
“Contrordine compagni”, ripeteva ironicamente un vecchio ritornello che non era affatto gradito dall’allora partito comunista.
Ritorna di moda oggi perchè tornando sui loro passi, destra e sinistra potrebbero placare le tante polemiche. La Lega a difesa di Luca Zaia, il governatore del Veneto; una parte de Pd felice per Vincenzo De Luca, il presidente della Campania.
“Se ne può discutere”, ammicca Giovanni Donzelli, esponente di spicco dei Fratelli d’Itallia. Manco a dirlo il popolo che abita a Montecitorio e a Palazzo Madama esulta. Con un piccolo espediente si può vincere a destra e a sinistra.
Sulle prime pagine dei giornali spicca oggi la fotografia di Giovanni Brusca, il mafioso che azionò il telecomando della strage di Capaci. Torna in libertà perchè la legge che riguarda i pentiti glielo consente. Il male a piede libero, titola stamane un quotidiano, ponendosi poi un interrogativo di fondo: può lo Stato scendere a patti con uno stragista?
A questa domanda non rispondono certamente i consiglieri della regione Lazio i quali protestano all’unanimità perchè non vengono accompagnati a casa con l’auto blu. Certamente sarà un problema anche per quelle migliaia di lavoratori che salgono ogni mattina su un treno super affollato per raggiungere il posto di lavoro. A queste differenze chi risponde?
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