Muore papa Francesco, ma in Italia si ferma solo il calcio

  • Postato il 22 aprile 2025
  • Di Panorama
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La sera di Pasquetta oltre ventimila fortunati amanti della musica hanno assistito nel centro di Porto Torres a un concerto di Max Gazzé che deve essere stato uno spettacolo indimenticabile. “Una folla immensa” per un concertone “spettacolare”, servito anche alle autorità locali per fare da volano in vista della stagione turistica se è vero che sui maxi schermi sono state proiettate immagini del Parco nazionale dell’Asinara e dell’Acquarium Turritano. Successo pieno, completo.

Duecento chilometri più a sud, sempre in Sardegna, gli sfortunati possessori del biglietto per assistere alla sfida di campionato tra Cagliari e Fiorentina sono stati rimandati a casa senza troppe scuse. I più fortunati potranno tornare domani, giorno feriale e orario lavorativo, mentre per gli altri pazienza. Avranno il rimborso e fa niente se si erano presi voli e traghetti per raggiungere l’isola. La stessa scena si è ripetuta ovunque in Italia nelle ore successive la morte di papa Francesco: avanti tutti tranne il calcio e lo sport. Fermi per ordine del Coni. Per rispetto di un lutto che evidentemente doveva essere solo dei tifosi, visto che non risultano chiusure obbligate per cinema, teatri, arene, sagre di paese, ristoranti, discoteche e quant’altro abbia a che vedere con svago e intrattenimento di milioni di persone.

Uno schema ormai consolidato. Era successo nel 2005 per la scomparsa di papa Wojtyla e si ripete ad ogni evento tragico che colpisca trasversalmente la sensibilità di una nazionale che si riscopre laica su tutto, tranne che nel considerare sport e pallone dei beni accessori cui delegare il ruolo di espressione del lutto e del cordoglio. Molti non hanno compreso e c’è da capirli, respinti al tornello di uno stadio e accolti senza problemi ai cancelli di un’arena musicale.

Perché il calcio sì e il resto no? Perché il calcio fermo, per non essere accusato di mancanza di sensibilità, e il resto no senza che nessuno si ponga il problema? Attenzione: la questione resterà aperta anche in concomitanza con i funerali di Francesco che potrebbero spostare d’imperio un’altra mezza giornata e fa niente se mancano le date per i recuperi, il calendario è compresso e si creano problemi e danni a un settore industriale come altri di questo Paese.

Per inciso, il lunedì di Pasquetta si è giocato a football e fatto sport – dai professionisti ai bambini – in tutto il mondo tranne che in Italia e Argentina, patria di Bergoglio. E’ scesa in campo la Liga spagnola, per esempio, eppure la Spagna è un paese di forte tradizione cattolica così come la Polonia e tutto il Sud America che ha celebrato senza problemi, Argentina a parte, i suoi appuntamenti sportivi.

Se dovessero essere spostate le partite della Serie A nel giorno delle esequie papali, toccherà poi a quell’industria correre a riparare i danni. Capitasse sabato 26 aprile, ad esempio, l’Inter dovrebbe rinunciare a un corretto distanziamento prima della semifinale di Champions League contro il Barcellona che, da parte sua, scenderà in campo certamente lo stesso giorno senza che nessuno chieda nulla. E via discorrendo.

Gli unici che corrono dietro ad un pallone e che hanno deciso di fare diversamente sono stati quelli della Kings League, torneo privato di vip, influencer e vecchie glorie più o meno glorie. “Del lutto ecclesiastico in un paese laico me ne sbatto” ha comunicato uno degli organizzatori, certamente facendosi pubblicità oltre che confermando gli appuntamenti del lunedì di Pasquetta. Ecco, anche senza arrivare a certe vette, si può discutere del fatto che in questo Paese (laico) il lutto sembra valere solo per chi salta, corre, calcia o tira a canestro?

Autore
Panorama

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