Municipi: intervista a Simona Cosso, candidata presidente al Centro Est per il centrosinistra

  • Postato il 15 maggio 2025
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Generico maggio 2025

Genova. In vista delle elezioni amministrative, Genova24 ha intervistato Simona Cosso, candidata alla presidenza del Municipio Centro Est per la coalizione di centrosinistra. Tra i temi affrontati il centro storico, tra sicurezza e affitti brevi, e poi la situazione del tessuto commerciale in centro città e la contestata funivia del Lagaccio.

Cosso, partiamo da un tema che quando si parla di Centro Est è primario: il centro storico, con le sue criticità relative a sicurezza, movida e social.

Questo Municipio è davvero grandissimo, comprende quasi 90mila abitanti, e il centro storico ne è davvero il cuore pulsante da tanti punti di vista, dal punto di vista culturale, dal punto di vista sociale. Ha abitanti e residenti molto diversi fra di loro, ci sono contesti perciò sociali, culturali, lavorativi diversi. In questi giorni abbiamo incontrato le associazioni e devo dire che c’è una ricchezza incredibile. Quello che però è mancato in questi anni è davvero una regia pubblica di tutto questo e molto spesso si è demandato, si è deresponsabilizzato, dando una delega troppo aperta alle associazioni, che si sono trovate di fronte delle situazioni difficili. Mi riferisco alla desertificazione dei servizi, ai servizi educativi, soprattutto quelli 0-6, in questo Municipio e soprattutto in centro storico, dove c’è anche una grande domanda, sono state disattese tutte le richieste. Poi sicuramente c’è anche il grande problema della sicurezza e tanti ci hanno detto che in molte zone lo spaccio è ritornato a livelli preoccupanti. Noi crediamo come coalizione che sia necessario rispondere a questa domanda però in maniera complessa, non soltanto dando delle risposte securitarie. Pensiamo che l’aiuto delle forze dell’ordine sia fondamentale, però la risposta deve tenere conto della ricostruzione di una rete sociale, di un’offerta culturale che sia un presidio umano e sociale, di fatto una legalità inclusiva e non una legalità discriminatoria. E su questo penso che noi possiamo fare un po’ la differenza. Il Municipio ha perso davvero una potestà normativa, ma soprattutto finanziaria. E troppi progetti, troppe cose sono state calate dall’alto, senza mai chiedere ai cittadini e alle cittadine che cosa volessero per i loro quartieri. E anche rispetto alla sicurezza, perciò bisognerà incontrarli, bisognerà confrontarsi. Ci sono delle zone come via Pré, come via della Maddalena, che davvero hanno subito un degrado che ha raggiunto livelli preoccupanti.

Si parla moltissimo di desertificazione del centro storico alla luce degli affitti brevi. Sempre più residenti decidono di dare in affitto i loro appartamenti, e in questo modo i negozianti lamentano che non ci siano più persone che vanno a comprare. Come gestirli?

Innanzitutto c’è un tema che è quello dei restauri di tanti palazzi che sono un patrimonio immobiliare grandissimo, che non possono essere appesantiti sulle spalle dei singoli e dei proprietari. Dopodiché il fatto che tantissimi appartamenti siano sfitti o quelli che ci sono vengono trasformati in b&b o relegati a un’offerta più breve nel tempo. Questo crea un po’ un problema, non vuol dire che si debba fare una crociata contro il bed and breakfast, non stiamo dicendo questo. Però dall’altra parte crediamo che il Comune in questo debba intervenire, ovviamente con il Municipio, si farà un lavoro congiunto, però il Comune dovrà pensare a incentivi per sostenere i proprietari privati con delle clausole e delle rassicurazioni, perché io capisco che il singolo proprietario non può aprire finalmente la sua casa che magari è sfitta da anni ed esporsi magari a inquilini che poi non pagano.

Poi c’è anche in centro storico il problema delle residenze popolari, che non sono tante però esistono e che molto spesso sono lasciate all’incuria. Il Comune deve investire in un recupero da una parte il restauro degli alloggi storici che sono bellissimi e dall’altra parte però anche in un recupero dell’edilizia popolare. E solo così noi potremo dare la possibilità ai giovani e a sostenere a volte anche gli anziani che non riescono a pagarsi il canone dell’affitto, e soprattutto calmierarli, pensare veramente di abbassarli.

Arriviamo alla terza domanda, ovvero il nodo del commercio e non solo in centro storico, qua abbiamo Piccapietra come esempio, un sacco di negozi che hanno abbassato le saeracinesche, c’è il nodo dell’ex Rinascente che al momento è un buco nero in pieno centro. Quello che è stato fatto oggi apparentemente non è riuscito a risolvere il problema. C’è una nuova strategia, c’è un programma in questo senso?

Sì, assolutamente, che è quella di aiutare le piccole botteghe, le botteghe di prossimità. Abbiamo visto come l’amministrazione Bucci e nella sua prosecuzione quella di Picciocchi invece abbia puntato su grandi esercizi commerciali, sui supermercati. Crediamo che il centro storico invece è fatto di botteghe, e le stiamo perdendo. Le botteghe sono importantissime anche come presidio sociale, perché con la loro apertura presidiano delle zone, ci sono delle vie del centro storico dove le saracinesche sono tutte serrate, che è un problema sia economico, ovviamente, ma anche un problema di sicurezza.

Ultima domanda: un progetto particolarmente contestato, parliamo della funivia del Lagaccio. Qual è la vostra posizione?

Contraria, sia nel merito che nel metodo. Il metodo è quello di avere imposto dall’alto questa decisione che non ha tenuto conto dei tantissimi comitati che sono nati, delle manifestazioni di cittadini e di cittadine a partire appunto dal Lagaccio, ma soprattutto anche di un progetto assurdo che costa un finanziamento incredibile, dove già esiste una cremagliera e dove non è la maniera più importante per dare importanza all’arrivo dei Forti, andando ad impattare su un quartiere, quello del Lagaccio, che ha un problema di dissesto idrogeologico pazzesco. È in area rossa, ogni volta che abbiamo delle piogge più abbondanti vi sono delle frane. Bisogna avere una preoccupazione del consumo di suolo, del rispetto di un territorio che è già così fragile, andarlo a impattare con un’infrastruttura così costosa vuol dire aumentare il cemento in un quartiere che davvero già è in grande sofferenza, proprio dal punto di vista di tutti i ruscelli e rivi che ci sono. È anche insostenibile dal punto di vista ambientale.

Autore
Genova24

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