Municipi, Frulio: “I cittadini chiedono manutenzioni ordinarie, non obelischi”
- Postato il 16 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. In vista delle elezioni amministrative, Genova24 ha intervistato Matteo Frulio, candidato alla presidenza del Municipio Ponente per la coalizione di centrosinistra. Tra i temi affrontati: trasporto pubblico, Ponente turistico, astensionismo e ipotesi di ampliamento del porto di Pra’.
Matteo Frulio, insegnante di Arte, già consigliere municipale di opposizione, negli anni passati è stato anche presidente della commissione Urbanistico del Ponente, di cui ora si candida presidente.
La prima domanda riguarda il trasporto pubblico. Raggiungere il centro di Genova dal ponente oggi è considerato un viaggio. Che cosa serve oggi e cosa punterebbe a cambiare nel futuro, coordinandosi con il Comune, anche in vista dell’attuazione dei nuovi assi di forza?
“Abbiamo visto negli ultimi anni un continuo depauperamento di quelle che sono, ad esempio, le linee collinari. Può capitare che a volte queste linee, che si interconnettono con la linea principale che poi è l’1, saltino. Addirittura lo scorso inverno ci è stato segnalato da alcuni studenti come alcune corse del mattino non venissero effettuate, non garantendo quindi un diritti fondamentale come quello allo studio.
Ma oltre ai problemi strutturali del servizio di Amt – e non ne faccio una colpa al personale, che spesso si trova a lavorare in situazioni emergenziali – c’è un altro problema che è invece relativo alla rete ferroviaria metropolitana. Dobbiamo ancora vedere il completamento effettivo dei progetti sul nodo ferroviario.
Ci sono quartieri come ad esempio Pegli Lido o Palmaro che attendono da anni la realizzazione delle fermate di una ferrovia metropolitana leggera. Quest’infrastruttura consentirebbe di diminuire il traffico privato nel ponente, che sicuramente è una delle piaghe più grosse che abbiamo. Ora, se dopo tanti anni, Rfi ha dei dubbi sulla realizzazione di queste stazioni intermedie ce lo venga a dire definitivamente, perché noi, invece, vogliamo che vengano realizzate”.
Parliamo di turismo. Tutti i candidati sindaci hanno accennato alla necessità di decentralizzare il turismo e il ponente, con le spiagge, le ville, il verde, ha del potenziale ancora non sfruttato. Che cosa si può fare da questo punto di vista?
“Sul fronte del turismo molte sollecitazioni ci arrivano dal mondo del commercio che a ponente, purtroppo, sta affrontando un momento difficile. Le occasioni per lanciare un turismo decentralizzato ci sarebbero, penso ad esempio alla recente Euroflora, penso alla rete di ville e giardini storici che abbiamo. Ma soprattutto oltre alle attrazioni puntuali, è necessario far sapere al turista che oltre alla villa o al parco c’è un tessuto fatto di borghi storici, di realtà commerciali, di eccellenze, che vale la pena scoprire. Eccellenze da un punto di vista culturale, paesaggistico e gastronomico che va ben oltre il famoso basilico di Pra’.
Si parla tanto di città policentrica, il turismo è uno dei modi in cui si può approfondire questo concetto, non tanto creando grandi eventi centrali che drenano visitatori dalle delegazioni ma semmai estendendoli verso quelle che alcuni chiamano periferie, e che per noi non sono periferie”.
Nel quartiere del Cep in occasione delle ultime regionali si è verificato il più alto astensionismo segno, forse, di una distanza tra la politica e i cittadini. Come migliorare questo rapporto?
“Bisogna fare un mea culpa generale, da parte di tutte le forze politiche, perché se oggi le persone non vanno più a votare significa che, per loro, la politica non conta più niente. In questi anni abbiamo fatto incontri, ci siamo occupati di progetti, anche se dall’opposizione, ma dalla popolazione dei quartieri collinari ci siamo sentiti dire ‘considerateci di più’, come se esistesse una città fuori dalla città.
In questi quartieri ci sono realtà, comitati, associazioni, cooperative che hanno fatto tantissimo nel passato e che continuano a resistere, se anche a queste realtà, del terzo settore, non viene garantito un supporto da parte del Comune centrale anche loro iniziano ad andare in affanno. Ma invece io dico, queste realtà, che conoscono bene le famiglie e il territorio, saranno i nostri interlocutori principali.
La funzione di ascolto si è pesa, progressivamente, del tutto, e oggi il municipio, dopo la riforma, si trova quasi senza un’utilità. Il fatto di non avere più a disposizione di un portafoglio proprio ma di dover dipendere sempre da scelte del governo centrale porta il Municipio a non calarsi più nei problemi del cittadino. Il municipio ormai ha un ruolo quasi di passacarte, fa delle segnalazioni attraverso una piattaforma ma non è detto che poi il Comune le recepisca. Ma i cittadini chiedono manutenzioni ordinarie, non obelischi di granito in ogni delegazione. Se io per gestire ad esempio uno sfalcio devo aspettare l’ok da un ufficio che deve rispondere ad altri municipi, i tempi si dilatano e i cittadini hanno poi l’impressione che non ci sia una risposta efficace.
Fino alla riforma del 2018 i municipi avevano a disposizione un plafond di circa 2 milioni di euro tra Aster e spesa corrente, oltre a circa 500mila euro all’anno per progetti di riqualificazione che era il municipio a decidere. Questi 500mila euro dopo il 2018 sono scomparsi, peraltro lasciando a metà alcuni progetti sui borghi storici già avviati.
Il ruolo del municipio dovrebbe essere quello dell’ascolto, dei cittadini, delle associazioni di categoria, del terzo settore, in modo di tradurre in atti concreti quello che ci viene richiesto. Non abbiamo bisogno di manager, abbiamo bisogno di amministratori pubblici che stiano in ascolto delle persone”.
Porto di Pra’, cosa pensate di un possibile ampliamento del terminal?
“Assolutamente contrari. Abbiamo visto dei progetti, come Genova2030, dove si prospettano – in un modellino – riempimenti notevoli della piattaforma di Pra’ in direzione di Palmaro e Voltri, ma basta parlare con gli operatori portuali per sapere che lo spazio attuale è sufficiente, ma va utilizzato meglio. Per questo c’è bisogno di amministratori che sappiano che il porto può convivere con le delegazioni ma senza che il territorio sia subordinato alle sue necessità. In tal senso l’elettrificazione delle banchine, che sia funzionante, è fondamentale. Il progetto del “parco delle dune” è vecchio e non basta a mitigare i rumori della logistica portuale. Oggi le pile di container sono più alte delle dune stesse. Quindi ci vogliono elle regole per chi fa attività economica portuale e ci vogliono più controlli da parte dell’amministrazione affinché queste regole siano rispettate.
Un risarcimento potrebbe essere il prolungamento della fascia di rispetto da Pra’ a Voltri, attraverso Palmaro, e il completamento del nodo ferroviario ci consentirà di pianificare un progetto concreto. Ma se pensiamo di fare delle isole di verde, come ad esempio le dune, che illudono sul distanziamento del porto dalla città ma poi proviamo a riempire spazi enormi di cemento allora mi sa che a perdere è di nuovo il territorio”.