Mps dopo la conquista di Mediobanca ora punta al controllo di Generali

  • Postato il 9 settembre 2025
  • Di Panorama
  • 2 Visualizzazioni

Le Borse amano il colpo di scena più di una prima teatrale alla Scala. E oggi Piazza Affari non ha deluso: Mps vola del 4,57%, Mediobanca le tiene dietro con un +4,41%. Non è un rimbalzo qualunque: è la standing ovation al trionfo dei senesi, che hanno chiuso l’Opas conquistando il 62,3% di Piazzetta Cuccia. Un numero che fa storia. Perché se fino a ieri Siena era sinonimo di commissariamenti, oggi si presenta come la nuova regista della finanza italiana.

L’operazione è andata oltre le aspettative: 134 milioni di azioni consegnate nell’ultimo giorno, big come Delfin e Caltagirone che hanno fatto da apripista, e un mercato che – attratto dal ritocco cash da 0,9 euro ad azione – si è lasciato sedurre da Luigi Lovaglio, passato dal titolo di “risanatore” a quello di “conquistatore”. Risultato: la vecchia guardia di Mediobanca, guidata da Alberto Nagel, può già preparare le valigie. Il cda si avvia alle dimissioni con l’assemblea di ottobre, mentre il patto di consultazione tra soci è stato sciolto senza rimpianti. Fine di un’epoca.

Secondo il “Fatto” la destinazione di Nagel è Equita, piccola boutique della finanza milanese. Per il gioco delle porte girevoli vale la pena ricordare che, se l’indiscrezione fosse confermata, Equita diventerebbe una specie di porto sicuro per i top manager che hanno incrociato le loro carriere con Mps. Profumo arrivò alla merchant bank perché non riconfermato alla presidenza. Nagel perché vittima dell’opa lanciata dal gruppo senese. Davvero tortuose le vie della finanza.

E non è finita. Perché dal 16 al 22 settembre si riaprono i termini. A Siena scommettono di sfondare il 66,7%: la soglia che permette di controllare l’assemblea straordinaria, avviare la fusione e cancellare Mediobanca dalla Borsa. Una volta raggiunta, il nuovo gigante potrà liberare sinergie per 700 milioni l’anno e mettere le mani su 2,9 miliardi di crediti fiscali. Numeri che valgono molto più di una stretta di mano.

Ma la vera partita, quella che scatena appetiti e fa tremare palazzi, si gioca a Trieste. Con Mediobanca in tasca, Mps eredita il pacchetto del 13,1% di Generali. E se lo sommiamo al 10% di Delfin e al 6,7% di Caltagirone, il Leone non ruggisce più sotto Piazzetta Cuccia ma sotto il Monte dei Paschi. Philippe Donnet, ceo riconfermato a primavera, vede già offuscarsi i suoi progetti di fusione nell’asset management con Natixis, sgraditi al governo e ai nuovi padroni del vapore. Per lui e per il cda del Leone si preannunciano mesi roventi.

Intanto a Milano si balla il valzer delle poltrone. Nagel e soci pronti all’uscita, Siena scrive la lista di maggioranza. In pole per la carica di ceo c’è Marco Morelli (oggi in Bnp Am), mentre per la presidenza circolano i nomi di Vittorio Grilli (Jp Morgan) e Luigi De Vecchi (Citi). Qualcuno sussurra anche Fabrizio Palermo, ma da Acea frenano. Insomma, il casting è aperto.

È la fine di una Mediobanca guidata dai manager e l’inizio di una nuova era, dove Siena torna protagonista e il controllo delle Generali diventa la vera posta in gioco. Per Matteo Salvini è già “una giornata storica”. Per il mercato, è la prova che le rivoluzioni non si annunciano: si fanno.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti