Moya al posto di Cahill: l’esperienza sulla terra e un carattere simile, che allenatore sarebbe per Sinner | L’analisi

  • Postato il 21 maggio 2025
  • Tennis
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Carlos Moya al posto di Darren Cahill dal 2026 al fianco di Jannik Sinner. È questa l’ipotesi del portale russo Bolshe. Una notizia insomma non ancora ufficiale, ma che pare essere qualcosa di più di una suggestione. D’altronde non è un segreto che l’allenatore australiano lascerà il team dell’azzurro alla fine di questa stagione, come ha annunciato lo stesso numero 1 del mondo durante gli Australian Open. Un passaggio che dovrà essere gestito con attenzione, per l’importanza e la centralità che Cahill ha avuto nell’esplosione dell’altoatesino. E Moya è uno degli allenatori più ambiti nel circuito, dopo la fine del suo rapporto con Rafa Nadal a seguito del ritiro del maiorchino. Ma, al di là che tutto si concretizzi o meno, la notizia ha subito generato dibattiti, opinioni, curiosità e una domanda: Moya che allenatore sarebbe per Sinner?

Moya allenatore, l’inizio con Raonic e il sodalizio con Nadal

La carriera all’angolo di Moya non è lunga quanto quella di Cahill. Lo spagnolo allena da meno di 10 anni, eppure il suo curriculum annovera già risultati e vittorie eclatanti. L’etichetta di super-coach quindi non dipende solo dall’essere stato un grande giocatore. Moya inizia ad allenare nel circuito nel 2016, entrando nello staff tecnico di Milos Raonic. È alla sua prima esperienza, ma riesce a portare il canadese dal numero 14 del mondo al numero 3, raggiungendo la finale a Wimbledon (persa contro Andy Murray) e la semifinale alle Atp Finals di Londra (ancora sconfitta contro Murray). Una grande annata che però non ha un seguito. Il rapporto di lavoro tra Moya e Raonic si interrompe infatti a sorpresa nel dicembre successivo.

Lo stop non dura tanto perché in serbo per lo spagnolo c’è un incarico ancora più grande. Moya entra nel team di Rafa Nadal, reduce da una delle annate più difficili della carriera, affiancando lo zio Toni Nadal. È l’inizio di una collaborazione che segnerà la seconda fase della vita sportiva del maiorchino. In appena otto mesi Nadal mette insieme due titoli Slam (Roland Garros e US Open), raggiunge una finale Slam (Australian Open) e torna numero 1 del mondo. Alla fine della stagione, nel dicembre 2017, Moya diventa capo allenatore di Nadal, prendendo il posto dello storico zio di Rafa. Un sodalizio che si rafforza, diventando sempre più vincente. Nei successivi otto anni infatti Moya contribuisce alla vittoria di altri quattro Roland Garros (2018, 2019, 2020, 2022), un Australian Open (2019), uno US Open (2019) e 16 tornei Atp.

Cosa può dare Moya a Sinner

Sulla carta, quello tra Sinner e Moya sarebbe un rapporto perfetto. Oltre all’esperienza accumulata, l’allenatore spagnolo ha una grande intelligenza tattica ed è un grande conoscitore della terra rossa, la superficie dove l’azzurro, per ora, non ha ancora trovato la chiave di volta giusta (un solo titolo conquistato in carriera, il modesto 250 di Umago). Sul rosso c’è ancora molto margine di miglioramento, per iniziare a vincere trofei pesanti e prestigiosi ma soprattutto per rinnovare la sfida a Carlos Alcaraz. Inoltre c’è la componente caratteriale, elemento non secondario nell’ambiente Sinner. Moya (che ha manifestato solidarietà durante la recente sospensione dell’azzurro) ha esibito come coach una personalità schiva, pacata. La stessa che veniva apprezzata anche in campo dagli avversari. Una figura pragmatica che ha poca intenzione di mettersi al centro dell’attenzione. Come Cahill, come Sinner. Insomma, un profilo ideale per entrare nel team dell’altoatesino e affiancare Simone Vagnozzi.

Il passato da numero 1 e la relazione con Pennetta

Ma Moya è anche altro. Non è solo un grande allenatore, ma è stato anche un grandissimo giocatore. Molto più di Cahill. Un altro elemento da non trascurare. Lo spagnolo è stato uno di quelli che hanno caratterizzato in maniera profonda il circuito tra la fine degli anni 90’ e l’inizio dei 2000. Talmente tanto da essere inserito tra i protagonisti della prima edizione del famoso videogioco Virtua Tennis uscita nel 1999. Nato nel 1976, maiorchino come Rafa Nadal, Moya ha vinto il Roland Garros 1998 in finale contro il connazionale Alex Corretja, riuscendo a diventare poi numero uno del mondo per due settimane nel marzo del 1999 dopo la finale vinta al Masters 1000 di Indian Wells su Mark Philippoussis. In bacheca ha messo in fila complessivamente 20 titoli, raggiungendo la finale dell’Australian Open nel 1997 e delle Atp Finals nel 1998. In totale 575 partite vinte e 319 perse, prima del ritiro nel 2010, a 34 anni, causata dai continui infortuni fisici. Una carriera dove trova spazio anche la Coppa Davis, vinta nel 2004 insieme a un 18enne Nadal.

Quasi venti anni di carriera dove ha un posto anche l’Italia, anche se per una vicenda fuori dal rettangolo di gioco. Moya infatti ha fatto parlare di sé anche per la sua relazione con Flavia Pennetta. Una storia d’amore terminata con il tradimento dello spagnolo, scoperta dai giornali e, ovviamente, pubblicata. Ora, a distanza di più di 15 anni, Moya potrebbe riallacciare il suo rapporto con l’Italia. Ma questa volta ci sarebbe solo il tennis, e l’obiettivo di rendere il numero 1 del mondo ancora più grande.

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Il Fatto Quotidiano

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