Moto Gp, dietro le quinte del Mondiale: tutto quello che non avete mai visto in tv

  • Postato il 10 settembre 2025
  • Di Panorama
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E’ un villaggio con qualche centinaio di abitanti. Nomade per definizione, condannato dal calendario a spostarsi ogni settimana o quasi seguendo una precisa traiettoria, quella dettata dai tempi della stagione della Moto Gp. Benvenuti nel paddock di un circuito del motomondiale, quella striscia di terra alle spalle dei garage, invisibile alla grande moltitudine degli appassionati delle due ruote eppure così ambita per tutti.

Il pass per il paddock non ha prezzo, nelle gerarchie di chi conta e di chi vorrebbe contare. Vale solo un po’ meno di quella della pit lane, quella photo opportunity a stretto contatto con i piloti nei momenti di minor adrenalina tra una prova e l’altra. Nel paddock vive il mondo della Moto Gp: piloti, meccanici, ingegneri, giornalisti, sponsor e vip più o meno vari. Il villaggio apre il giovedì pomeriggio e chiude la domenica sera, quando garage e truck finiscono di essere smontati e iniziano il loro viaggio verso la destinazione successiva.

Panorama.it ha vissuto un fine settimana nel paddock del circuito del Montmelò, Barcellona, a stretto contatto con chi la Moto Gp la vive in prima persona e la racconta. In quella striscia di terra alle spalle dei box delle scuderie agiscono anche coloro che mandano le immagini delle gare e raccolgono la voce dei protagonisti; per l’Italia, la squadra motori di Sky Sport.

Guido Meda (Sky Sport): “Così vi racconto la Moto Gp dalla mia cabina”

Prima sensazione: nel grande villaggio rimane ancora traccia dello spirito un po’ artigianale e pionieristico del motomondiale che fu. Ci sono poche barriere tra i piloti e il resto del mondo, non è infrequente incrociarli a pranzo o cena, mentre si muovo tra i van che li ospitano e i box a piedi o in motorino. Un caos organizzato in cui convivono i team ufficiali della Moto Gp, quelli dotati di remote garage con una squadra di ingegneri al lavoro per analizzare in tempo reale un enorme flusso di dati proveniente dalla pista, e le squadre della Moto 3 dove tutti fanno un po’ tutto. Spesso a spese loro.

Una via di mezzo tra l’iper professionalizzazione di altri sport a larga diffusione, compresa la Formula Uno degli anni Duemila, e un happening di appassionati per i quali conta esserci, respirare la stessa aria e immergersi nello stesso rumore. Tra il 2024 e il 2025 la Moto Gp è stata ceduta da Dorna agli americani di Liberty Media che già gestisce la Formula Uno: il 2026, insomma, sarà l’anno della svolta definitiva che impatterà anche sullo stile di vita di tutto il circuito al di fuori della pista. In meglio o in peggio, si vedrà.

Sandro Donato Grosso (Sky Sport), tutti i segreti del paddock e dei garage della Moto Gp

Il paddock cambia forma, ma non spirito, solo quando dall’Europa emigra verso gli altri continenti. Si muovono piloti, meccanici e ingegneri oltre alle moto, imballate in grandi casse e spedite ovunque nell’arco di poche ore dalla conclusione di una gara. Restano a casa i truck con i loro giganteschi spazi che per gli abitanti del paddock rappresentano tutto: abitazione, ufficio, zona relax e anche la cortina che li protegge nei momenti di sconforto e tensione.

Dentro il paddock vivono per tre giorni ogni settimana anche coloro che la Moto Gp la raccontano. Spalla a spalla con i protagonisti, un rapporto di confidenza possibile ancora solo in pochi sport. Tra questi le moto, che ancora consentono agli addetti ai lavori di conoscere e raccontare storie, non solo ordini d’arrivo, classifiche e numeri.

Sandro Codazzi (producer Sky Sport): “Come funziona la regia di una gara della Moto Gp”

La squadra che racconta la stagione della Moto Gp per Sky Sport è formata da circa 30 persone tra giornalisti, tecnici, operatori e produttori. Nelle trasferte sui circuiti europei se ne muovono 20: servono per gestire il truck (74 metri quadrati compreso il terrazzo utilizzato come studio esterno) e lo spazio regia. Percorre circa 30mila chilometri l’anno, arriva in circuito il martedì, viene attrezzato il mercoledì ed il giovedì è pronto per la messa in onda. Per trasformarlo da autoarticolato a studio televisivo bastano quattro ore di lavoro.

Le immagini che si gli appassionati vedono in Italia sono prodotte dalla Dorna per il circuito internazionale dei broadcaster possessori dei diritti e personalizzate, nel caso italiano, da Sky Sport con il lavoro di tre cameramen che si muovono tra paddock, pista e box, aiutandosi in alcune situazioni con un drone per riprese iper-personalizzate. Dentro lo studio mobile ci sono due operatori specializzati per costruire lo Sky Sport Tech di Mauro Sanchini, che sfrutta anche l’image software direttamente in arrivo dai box delle scuderie, così come viene utilizzata l’IA per immagini in pista e studio.

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Panorama

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