Morto Massimo Leopizzi, l’ultrà del Genoa aveva 63 anni
- Postato il 13 agosto 2025
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- Di Genova24
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Genova. Massimo Leopizzi, storico ultrà del Genoa, è stato trovato morto nella tarda mattinata di oggi, mercoledì 13 agosto, a casa della sua compagna, a Bogliasco, nel levante di Genova.
Leopizzi, aveva 63 anni ed era malato da tempo. E’ stato colpito da un infarto che non gli ha lasciato scampo. Sul posto i carabinieri, oltre ai soccorsi del 118: i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Le cause della morte, come già scritto, sono naturali. Per questo la Procura, informata del decesso non sembra intenzionata a disporre l’autopsia. Il corpo dello storico leader della gradinata Nord è stato infatti messo a disposizione della famiglia.
Morto Leopizzi, la notizia diffusa in ambienti rossoblù
La notizia della morte di Leopizzi si è subito diffusa nelle chat dei tifosi rossoblù. Leopizzi era stato uno dei fondatori della Brigata Speloncia.
Da tempo non era più in grado, a causa della malattia che lo aveva colpito, di seguire il Genoa allo stadio e in trasferta ma la sua fedeltà alla squadra era stata più volte sottolineata anche in ambienti di tifo ultras sampdoriano.
Recentemente Massimo Leopizzi, morto nelle ultime ore a Bogliasco, era stato assolto, insieme ad altri 13 imputati, nel processo sulle presunte estorsioni all’ex presidente del Genoa Enrico Preziosi.
Il processo per estorsione e l’assoluzione
Secondo l’accusa gli imputati, tra cui Leopizzi, si era resi responsabili di diversi episodi violenti. Per l’accusa Massimo Leopizzi e Arthur Marashi erano i ‘capi’ dell’associazione che ricattava di fatto il Genoa garantendo la ‘pace del tifo’ in cambio di denaro gestito attraverso la società Sicurart di cui era amministratore Marashi e socio occulto Massimo Leopizzi.
Ma per il collegio non c’era stata alcuna associazione per delinquere e sul punto ha assolto i 14 imputati con formula piena. Sulle estorsioni invece l’assoluzione è stata pronunciata con la formula dubitativa del secondo comma (insufficienza di prove).
Per la maggior parte delle violenze private il tribunale il fatto c’era (per esempio le pressioni sui giocatori o il pullman del Genoa fermato all’aeroporto) il fatto c’era ma non essendoci l’aggravante non era possibile procedere senza la querela delle vittime.
I sostituti procuratori Francesca Rombolà e Giancarlo Vona avevano chiesto oltre 33 anni complessivi di carcere per 14 dei 15 imputati. Per Massimo Leopizzi, considerato il capo dell’associazione, aveva chiesto 8 anni di carcere.