Morto Frank Mill, l'eroe della Germania di Italia 90 che vinse contro l'Argentina di Maradona nel Mondiale di Schillaci
- Postato il 5 agosto 2025
- Di Virgilio.it
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Per chi ha preservato nella propria memoria l’immagine indelebile di Totò Schillaci e dei suoi occhi spiritati, emblema di quell’Italia 90 l’esplosione felice e liberatoria di Frank Mill rimane un effetto, una sorta di corollario inevitabile. Perché quell’edizione italiana dei Mondiali la vinse la Germania, dopo che l’Italia aveva incassato una sconfitta forse iniqua quando la finalissima era a un passo. E vide Maradona piangere.
Oggi, 5 agosto, il viso di Mill e dei suoi compagni riemerge e chiede di essere ricordato, celebrato adeguatamente: a 67 anni è spirato, forse troppo presto dopo aver avuto un infarto racconta la Bild appena qualche mese fa.
Frank Mill è morto
L’ex nazionale, che vinse la Coppa del Mondo con la nazionale tedesca nel 1990 in Italia contro l’Argentina in una finale epica, è morto all’età di 67 anni. Il suo ex club, il Rot-Weiss Essen, ha confermato quanto anticipato dalla “Bild“, citando quale fonte la sua famiglia.
Secondo quanto riportato dal sito tedesco, alla fine del maggio scorso, Mill aveva avuto un grave infarto al suo arrivo in Italia. Era atterrato da poco all’aeroporto di Milano Malpensa quando ha accusato i sintomi ed è crollato, soccorso ma senza coscienza per diversi minuti. Da lì in avanti tutto è cambiato.
I paramedici intervenuti lo hanno rianimato fin quando sono riusciti a stabilizzarlo, quando era già in condizioni disperate. Era riuscito a sopravvivere, ma le conseguenze lo hanno condizionato da allora ad ora. La sua scomparsa segue a un anno e mezzo di distanza la morte del marcatore finale Andreas Brehme.
[iol_placeholder type="social_twitter" url="https://x.com/rot_weiss_essen/status/1952684453509165379" profile_id="rot_weiss_essen" tweet_id="1952684453509165379"/]La finale contro l’Argentina di Maradona
Quella finalissima fu un evento, sebbene al negativo. I fischi all’inno argentino del pubblico, la frase pronunciata da Diego Armando Maradona che lo rese inviso a una certa tifoseria italiana che non sopportò la reazione impulsiva del campione argentino. L’avvio creò un clima pesante.
La finale contro la Germania, l’8 luglio 1990 allo Stadio Olimpico di Roma, fu tutto tranne che una finale memorabile sul piano calcistico. Rimase nella storia del calcio per l’apporto simbolico, di certo, ma si rivelò anche violenta, segnata più dalle espulsioni che dalle giocate di classe.
L’Argentina, priva di giocatori chiave per squalifica, si chiuse in difesa cercando di resistere agli attacchi tedeschi con Maradona, che non riuscì a incidere come avrebbe voluto a causa della dura prova che aveva affrontato nel corso del Mondiale.
A cinque minuti dalla fine, un rigore più che discutibile concesso alla Germania decise la partita. Andreas Brehme non sbagliò, assegnando un titolo tra rimpianti e polemiche. Fu meritato? Maradona scoppiò in lacrime. Era la conclusione di quell’era che coincise con il calciatore, l’uomo e anche l’artefice di quell’impresa argentina più politica che sportiva. Mill fu protagonista, nel chiaroscuro di quella serata romana.
Chi era Mill
Nato a Essen nel 1958, Mill iniziò la sua carriera all’età di sei anni con il BV Eintracht 1916 ad Altenessen, prima di trasferirsi al Rot-Weiss Essen all’età di 14 anni. All’Hafenstraße, diventò un autentico bomber, segnando 41 gol in seconda divisione nel 1980/81.
In seguito giocò per il Borussia Mönchengladbach, il Borussia Dortmund e il Fortuna Düsseldorf. In totale, Mill segnò 123 gol in 387 partite di Bundesliga. Con la sua nazionale vinse quanto c’era da mettere in conto e centrò il risultato incredibile di battere l’Argentina nella finale di Italia 90 con la guida del compianto Franz Beckenbauer.
Miti indelebili, irripetibili e che sono cancellati solo da un soffio per rimanere con le loro geniali trovate, le angolazioni, la voglia di cercare quella porta e segnare un gol e poi un altro. Maradona, Schillaci, lo stesso Franz e adesso Mill. In 35 anni tutto è cambiato, sebbene tra le pagine scritte quell’1-0 che decise il Mondiale.