Morti sul lavoro in Piemonte: +37,9% nel primo semestre 2025. La regione torna in zona arancione
- Postato il 6 agosto 2025
- Cronaca
- Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Preoccupante escalation delle vittime sul lavoro in Piemonte nel primo semestre del 2025: secondo i dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, sono 40 i lavoratori che hanno perso la vita, contro i 29 dello stesso periodo del 2024. Un incremento drammatico del +37,9%, che riporta la regione nella zona arancione della mappa del rischio infortunistico nazionale.
“Un dato che colpisce non solo in termini assoluti, ma anche in rapporto alla popolazione lavorativa”, osserva Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio, che insieme alla sua squadra ha elaborato il rapporto. “Con un indice di incidenza di 15,6 morti per milione di occupati, il Piemonte si posiziona al di sopra della media nazionale di 15,1”.
Infortuni mortali in crescita, soprattutto “in occasione di lavoro”
A preoccupare maggiormente è l’aumento degli infortuni in occasione di lavoro (cioè quelli avvenuti sul posto o durante l’attività lavorativa vera e propria): da 23 a 29, con una variazione del +26,1%. Ma il dato più allarmante riguarda gli incidenti “in itinere” – avvenuti durante il tragitto casa-lavoro – saliti da 6 a 11 (+83,3%).
L’incremento è trainato dalla provincia di Torino, che da sola conta 21 decessi totali nei primi sei mesi del 2025, rispetto ai 12 dell’anno precedente: un balzo del +75%.
Piemonte in zona arancione: rischio più alto della media nazionale
La mappa elaborata dall’Osservatorio Vega assegna un colore alle regioni italiane in base al livello di rischio infortunistico, misurato attraverso l’indice di incidenza degli infortuni mortali (decessi per milione di occupati):
Zona bianca: sotto il 75% della media nazionale
Zona gialla: tra il 75% e il 100% della media
Zona arancione: tra il 100% e il 125% della media
Zona rossa: oltre il 125% della media nazionale
Il Piemonte, con un indice di 15,6, ha superato la soglia media italiana (15,1), abbandonando così la zona gialla per rientrare in quella arancione, segno di un rischio elevato ma non ancora tra i più critici.
Verbano Cusio Ossola e Cuneo le province con incidenza più alta
Analizzando i dati su scala provinciale, emerge che la zona più colpita è il Verbano Cusio Ossola, con un indice di incidenza di 44,3 decessi per milione di occupati: quasi il triplo della media nazionale. Seguono:
Cuneo: 26,7
Torino: 14,6
Novara: 12,7
Alessandria: 11,5
Asti: 10,8
Le province di Biella e Vercelli non registrano vittime nel primo semestre dell’anno.
Torino: la maglia nera per numero assoluto di vittime
In valori assoluti, è ancora Torino a detenere il triste primato con 14 vittime in occasione di lavoro, seguito da:
Cuneo: 7
Verbano Cusio Ossola: 3
Alessandria e Novara: 2
Asti: 1
Anche in questo caso, Biella e Vercelli risultano indenni nel periodo considerato.
Le fasce d’età più a rischio: lavoratori tra i 55 e i 64 anni
Un altro dato che emerge con chiarezza è la maggiore vulnerabilità dei lavoratori più anziani. La fascia 55-64 anni registra il maggior numero di decessi in occasione di lavoro, con 14 vittime, seguita dalla fascia 45-54 anni con 6 casi. Un elemento che richiama l’attenzione sulla necessità di politiche di prevenzione e sicurezza dedicate anche (e soprattutto) ai lavoratori senior, sempre più presenti nel mercato del lavoro italiano.
L’importanza dell’indice di incidenza: il parametro che misura il rischio reale
L’indice di incidenza degli infortuni mortali è il parametro statistico utilizzato dall’Osservatorio per valutare il rischio reale sul territorio, al di là dei numeri assoluti. Misura infatti il numero di decessi per milione di occupati, consentendo confronti omogenei anche tra regioni o province con strutture occupazionali molto diverse.
Conclusioni: numeri che impongono riflessioni e azioni concrete
I dati diffusi dall’Osservatorio Vega tracciano un quadro allarmante per il Piemonte, che nel primo semestre 2025 registra un netto peggioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro. Il ritorno in zona arancione, l’aumento dei decessi in itinere, il boom di incidenti nella fascia d’età over 55, e l’escalation nella provincia di Torino sono segnali che non possono essere ignorati.
Serve un impegno collettivo – istituzioni, imprese, sindacati e lavoratori – per rafforzare la cultura della sicurezza, investire nella prevenzione e ridurre un tributo di vite che, ancora oggi, appare inaccettabilmente alto.
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